Omicidio Merlino a Torre del Greco, ergastolo al ras del clan Birra – Metropolisweb

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Torre del Greco/Ercolano. Ergastolo per gli omicidi di Gaetano Pinto e di «ciuffo bianco» Ettore Merlino. A un anno esatto dalla precedente sentenza della suprema corte di Cassazione, gli ermellini di Roma – quinta sezione, presidente Grazia Rosa Anna Miccoli – respingono il ricorso straordinario presentato dall’avvocato Giovanni Abet e condannano al carcere a vita Vincenzo Lucio, noto come «paglialone» e ritenuto un colonnello del clan Iacomino-Birra. A dispetto dei gravi motivi di salute alla base dell’ultima scarcerazione – avvenuta proprio a pochi giorni dal  precedente verdetto arrivato dal Palazzaccio – il 65enne della Cuparella potrebbe, dunque, tornare dietro le sbarre.

L’omicidio in diretta

L’ultimo capitolo della saga giudiziaria innescata dall’omicidio in presa diretta – l’agguato all’esponente del clan Ascione-Papale venne pianificato durante un summit di camorra a Torre Annunziata, ripreso dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza -ruotava intorno al ricorso straordinario presentato dal legale di Vincenzo Lucio. Secondo cui la sentenza definitiva firmata il 27 aprile del 2021, relativamente all’omicidio di Ettore Merlino, si «fondava su un errore percettivo» e – in seconda battuta – le responsabilità del colonnello del clan Iacomino-Birra sarebbero state decise sull’esclusiva scorta delle dichiarazioni del pentito Michele Palumbo, in assenza di riscontri esterni in grado di confermare l’attendibilità del collaboratore di giustizia.

L’ultima parola

Tesi respinte definitivamente al mittente dagli ermellini di Roma, pronti a evidenziare come la sentenza d’appello «fosse esente da lacune, contraddittorietà e illogicità denunciabili in sede di legittimità». Di qui, la decisione di dichiarare inammissibile il ricorso di Vincenzo Lucio e condannare il colonnello del clan Iacomino-Birra al pagamento delle spese processuali e della somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.

I dubbi sulla salute

Il ras della Cuparella era stato scarcerato la scorsa estate su ordine del giudice di sorveglianza di Napoli, pronto a concedere  gli arresti domicilari per gravi motivi di salute. Il colonnello del clan Iacomino-Birra già due volte si era visto accordare i benefici di legge per le sue condizioni, ritenute incompatibili con la detenzione in cella. Ora l’ultima sentenza.

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Alberto Dortucci , 2022-05-14 06:20:01 ,

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