Omicron, da Pregliasco a Battiston: “Cambiare norme quarantena o sarà lockdown per tutti”. Figliuolo: “Ci stiamo lavorando”

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Col picco di contagi dovuto alla variante Omicron aumentano esponenzialmente anche le persone costrette alla quarantena preventiva dovuta a contatti stretti con i positivi: le regole attuali impongono sette giorni di isolamento a chi è vaccinato e dieci giorni a chi non lo è, più l’obbligo di tampone negativo per tornare alla socialità. Con i numeri che si fanno sempre più importanti, però, questa disciplina rischia di costringere a dimora una fetta molto larga del Paese col rischio di bloccarlo o – secondo i critici – quantomeno di mettere in difficoltà alcuni settori produttivi. Così sono sempre di più le voci di esperti e politici che chiedono una revisione dei criteri per la quarantena, soprattutto per coloro in possesso del green pass rafforzato, ossia “in regola” con le vaccinazioni. E il commissario straordinario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, fa sapere che “la riflessione sul numero di persone in quarantena l’abbiamo fatta questa mattina col ministro Speranza. Gli scienziati stanno studiando con l’Istituto superiore di sanità. Adesso le quarantene sono diverse per i vaccinati e i non vaccinati, si sta studiando cosa mettere in campo“.

Battiston: “Con Omicron rischio lockdown di fatto” – “Ci troviamo di fronte a un problema che ci ha colti di sorpresa: come gestire la rapidissima diffusione di Omicron senza chiudere tutto. Il rischio è che, applicando alla nuova variante le norme sulla quarantena e gli isolamenti fiduciari pensate in un’altra fase della pandemia, ci si ritrovi in un lockdown generalizzato di fatto, ma non deciso per decreto come quelli del 2020 e non calibrato sulla tenuta del sistema economico”, è l’allarme lanciato su Repubblica da Roberto Battiston, professore di Fisica all’università di Trento, che quotidianamente si occupa del monitoraggio dei numeri Covid in Italia. Con la nuova mutazione che presto soppianterà la Delta, secondo le previsioni, Battiston pone il problema delle conseguenze legate alla sua maggior trasmissibilità. Considerando una media di 4 contatti per infetto, il professore spiega che “è la prima volta da inizio pandemia che la frazione di positivi può diventare confrontabile alla gente complessiva. Per questo è auspicabile che siano riviste le norme su quarantena e isolamento, o rischiamo di ritrovarci in una sorta di lockdown non voluto. Inoltre il codice dei colori per le Regioni è stato concepito per una epidemia di intensità contenuta, non per l’impatto di Omicron nel contesto di una porzione ancora troppo consistente di non vaccinati”.

“Il lockdown per non vaccinati? È l’unico strumento” – Quando gli viene chiesto se sia quindi giusto continuare a costringere in dimora tutti coloro che hanno avuto un contatto con una persona risultata positiva, Battiston risponde che “i dati, per ora, ci dicono che le due dosi più il booster proteggono abbastanza dall’infezione, e quindi, ovviamente, dalla malattia grave. Un livello di protezione che si abbassa un po’, per l’infezione, in chi non ha fatto la terza dose. Ma il vero problema resta quel 10% di adulti non vaccinati. Sono poco meno di 6 milioni di persone e se Omicron, vista la sua alta capacità di diffusione, colpisse in modo sistematico ci ritroveremmo con migliaia di vittime e un sistema sanitario in tilt. Insomma, una nuova Bergamo, ma su scala nazionale”. Ma non respinge, però, l’idea di ricorrere a un lockdown per i non vaccinati come in Germania per evitare che la situazione si aggravi ulteriormente, con un numero di contagi già elevato anche in Italia: “Sembra effettivamente l’unico strumento a portata di mano per contenere gli effetti sanitari su valori accettabili. Ma non necessariamente la diffusione del contagio, perché sappiamo che i vaccinati possono essere, anche se in misura minore, portatori di Omicron. Le tre dosi proteggono dal contagio di Omicron al 75%, ma al momento solo il 30% degli italiani ha fatto la terza dose. Questo significa che il 22% (30% per 75%) è teoricamente fuori dalla catena dei contagi. Il restante 78% può partecipare alla diffusione del virus. E qui il tema da sanitario diventa economico. Se cioè, bloccando chi a causa di un contatto rischia di diventare portatore, non finiamo per fermare, in modo non programmato, gran parte del Paese”.

Pregliasco: “Le regole attuali non sono più adeguate” – Dello stesso avviso il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano, secondo cui “è chiaro che in questa fase e con questa diffusività di Omicron dobbiamo considerare delle variazioni sulle modalità con cui interveniamo, altrimenti si va comunque verso un lockdown generalizzato vedendo quante persone oggi vaccinate, ma con figli giovani, sono costrette a dimora in quarantena per contatti con positivi. Le indicazioni precedenti andavano bene con una contagiosità diversa, ora dobbiamo pensare a modalità differenti”. “Il rischio di bloccare un Paese senza ottenere grandi benefici è concreto”, rincara in un post su Facebook l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco. “Inoltre – aggiunge – il blocco del sistema dei tamponi legato al sovraccarico di richieste allunga di giorni la diagnosi anche nei sintomatici, che invece ne avrebbero bisogno per poter avviare la terapia. Le regole del tracciamento e della quarantena vanno subito riscritte”. Poco più tardi al coro si aggiunge Maria Rita Gismondo dell’ospedale Sacco di Milano: “Oggi avere in quarantena tutti i contatti” delle persone positive “significa veramente chiudere la società e il mondo lavorativo. Non credo che possiamo permettercelo”, ammonisce.

Cartabellotta: “Chi è vaccinato con terza dose è meno a rischio contagio” – Anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, chiede che all’obbligo vaccinale venga affiancata una revisione delle quarantene: “Omicron è una variante molto contagiosa – ha dichiarato – Ogni positivo può aver avuto, di media, dai 5 ai 10 contatti. Se dovessimo avere un milione di positivi, vuol dire che potrebbero esserci dai 5 ai 10 milioni di contatti da mandare in quarantena e questo non è possibile. Chi ha fatto il vaccino con la terza dose è più difficile che si contagi e quindi bisognerebbe rivedere le regole per questa categoria. La persona vaccinata anche con terza dose deve vedere la sua quarantena ridotta visto, come detto, che l’impatto sugli ospedali non è ancora così inquietante. Dobbiamo entrare in una gestione sanitaria, economica e sociale della pandemia“. È spiega di essere anche “un fautore dell’obbligo vaccinale. Basta parlare di prime, seconde e terze dosi. Bisogna che il vaccino diventi una misura di sanità pubblica – rimarca – che andrà somministrato periodicamente. Del resto il vaccino, nonostante il virus circoli, permette di non affollare gli ospedali”.

Bassetti: “Quarantena solo per i contagiati” – Più radicale la posizione dell’infettivologo Matteo Bassetti che, in un’intervista al Corriere della Sera, sostiene che “stiamo correndo dietro al virus, rischiamo di farci fregare un’altra volta. La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in dimora anche i familiari e i parenti stretti, se sono in salute. Per non parlare dell’isteria dei tamponi, i vaccinati dovrebbero farselo solo se hanno sintomi”. E chiede che i vaccinati inizino ad affrontare la questione con standard simili a quelli usati per l’influenza stagionale: “Pensiamo all’influenza – continua -, chi è malato sta a dimora. Ma i suoi familiari, se asintomatici, conducono una vita normale. Dovremmo cominciare a ragionare in questi termini. Idem per i colori delle Regioni. È giusto mantenerli ma forse le misure restrittive andrebbero limitate a zone più piccole, come le province”.

Toti: “Rischiamo il Paese paralizzato” – A sposare le parole dell’infettivologo è anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: “Fra qualche settimana rischiamo di avere il Paese paralizzato non dai malati di Covid, ma dalla gente in quarantena chiusa in dimora. Visto che la stragrande maggioranza di persone che prende il Covid oggi lo fa a dimora con doppia dose di vaccino, forse dobbiamo rivedere le regole delle quarantene e dei tracciamenti per i contatti”, ha dichiarato a Mattino Cinque. “D’altra parte – ha aggiunto – se il tasso di mortalità scende sotto la soglia di rischio, se la malattia è curabile a domicilio come una malattia ancora grave ma non letale, anche l’atteggiamento da prendere con i contatti è diverso. Rischiamo di fare tantissimi tamponi inutili e non riuscire a fare quelli indispensabili perché il sistema è sotto stress, ai sistemi vaccinali delle Regioni si chiede di vaccinare come nei momenti più bui della campagna di vaccinazione”. D’accordo anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che nel corso del punto stampa dalla sede della Protezione civile di Marghera dichiara: “Quanto alla quarantena per i vaccinati, deve essere rivista ma solo sulla base della scienza. Il Cts si esprima“.

Renzi: “Niente quarantena per i vaccinati” – Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, sostiene che se delle restrizioni ci devono essere devono riguardare “solo i no vax, perché non è giusto che i vaccinati paghino il conto delle scelte dei no vax. Sono contento che la politica abbia smesso di chiacchierare di Quirinale, tema che non è all’ordine del giorno. Quello che è all’ordine del giorno è come affrontare l’ondata di nuovi contagi”. Su questo punto, spiega, “vado un po’ controcorrente. Io la penso un po’ come Matteo Bassetti, perché il virus è cambiato, è meno aggressivo, è più contagioso ma meno aggressivo, grazie innanzitutto ai vaccini. E allora cambiamo le regole, non teniamo le regole che andavano bene fino a un anno e mezzo fa. Prima regola, se sei vaccinato non vai in quarantena quando entri in contatto con un positivo. Seconda regola, acceleriamo sui vaccini, anche sulle terze dosi, anche senza prenotazione. Terza regola, se ci sono delle restrizioni facciamole solo per i no vax, perché non è giusto che i vaccinati paghino il contro delle scelte dei no vax”.



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