Operaio trovato morto nell’impianto di triturazione dei rifiuti: Ipotesi incidente sul lavoro

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Tragedia a Villacidro, in Sardegna, dove questa mattina un operaio di 56 anni, Ignazio Sessini, è stato trovato morto dopo essere caduto in un tritarifiuti dell’umido nell’impianto di trattamento Villaservice per il Comune di Villacidro e quelli del circondario. Al momento gli inquirenti sono ancora impegnati in tutti gli accertamenti del caso, ma si fa sempre più concreta l’ipotesi che si sia trattato dell’ennesimo incidente sul lavoro. L’allarme è stato lanciato questa mattina dai colleghi in servizio nel turno notturno: uno di loro, infatti, era scomparso. Dopo circa 30 minuti di ricerche, le forze dell’ordine lo hanno trovato nella macchina per la triturazione dell’umido.

Cosa è successo a Ignazio Sessini

Dalle prime informazioni disponibili, è possibile che l’uomo sia salito su una scaletta per controllare il macchinario, scivolando all’interno. Saranno sentiti i dipendenti della Villaservice del turno di notte che hanno dato l’allarme, ma anche gli altri addetti per capire cosa sia accaduto. Parallelamente lavorerà il consulente che sarà nominato dalla pm di Cagliari Rita Cariello, che dovrà chiarire dettagliatamente tutta la vicenda.

I carabinieri della Compagnia di Villacidro, ma anche i colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro e i funzionari dello Spresal, non si sbilanciano al momento e non escludono alcuna ipotesi, ma da quanto si apprende in queste ore gli investigatori stanno lavorando su tutte le procedure e le attività che gli operai svolgono quotidianamente per capire come mai il 56enne stesse operando da solo in quella struttura. “Non si può lavorare da soli in un impianto di quel tipo“, è stato il commento della Cgil Sardegna insieme alla categoria Fp, alla quale era iscritto Ignazio Sessini, sottolineando che faceva il turno di notte e in quella parte di impianto si trovava da solo, una condizione inaccettabile che non poteva né doveva verificarsi. Il sindacato attende gli sviluppi delle perizie per capire i particolari, ma è evidente – hanno aggiunto – che “quando accade un fatto così ci sono responsabilità che devono essere accertate e qualcosa, fra le misure previste per garantire la sicurezza, è venuta meno”.

I colleghi: “Non crediamo alla tesi del suicidio”

Sulla vicenda sono intervenuti anche i colleghi di Ignazio. “Non possiamo permettere che venga ucciso una seconda volta. Queste sono ore di dolore e rabbia”, hanno scritto in una nota. I lavoratori si sono riuniti in assemblea per “esprimere il loro
dolore e la loro rabbia per quanto accaduto”. Gli operai non credono all’ipotesi del suicidio. “Qualcuno che non conosce Ignazio si è permesso di insinuare chi Ignazio si sia tolto la vita – si legge in una nota -. Ignazio era una persona speciale, sempre attento nel lavoro, amante del suo lavoro e della sua famiglia, l’adorata figlia e l’amata moglie. Voleva vivere, voleva vedere crescere sua figlia, mai avrebbe dato un dolore così grande a chi lo ha amato. Non permetteremo a nessuno di gettare un’ombra sulla vita di Ignazio e ci attiveremo in tutte le sedi per proteggerlo”. Secondo i lavoratori “la sua morte è da addebitare – scrivono nella nota – a un clima di paura e di terrore che negli ultimi mesi ha pervaso la nostra attività lavorativa, impedendoci di lavorare tranquilli in un ambiente sereno e di dialogo proficuo anche per l’azienda”.





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