Alle prese con le emergenze vere, il governo di destra si dimostra inaffidabile. Anzi, assente. Mentre pensano ai party in piscina o a dividersi le spoglie della Rai, i partiti di maggioranza e gli esponenti loro ministri non sono riusciti a risolvere un grosso problema che ha già mandato in fumo 167mila viaggi internazionali per un giro d’affari di 300 milioni di euro, stando alle stime di Fto-Confcommercio, l’associazione di categoria dei tour operator. Quello dei passaporti. I tempi sono ancora a dir poco biblici. E le rassicurazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, risalenti ormai allo scorso gennaio, non hanno avuto alcuna implementazione pratica.
Proprio Fto-Confcommercio ha realizzato una simulazione in alcune grandi città italiane impiegando la piattaforma della Polizia di Stato, la famigerata “Passaporto online” che somiglia a un triste cimitero dove nessuno posa un fiore da tempo. Provando a prenotarsi il 4 luglio il primo appuntamento disponibile a Roma sarebbe stato il 10 ottobre, a Napoli il 22 agosto, a Genova il 25 luglio. Non ovunque è così: a Palermo, per esempio, sarebbe bastata un’attesa di 24 ore. Ma è evidente che il meccanismo di è rotto : a Bari e Monza, per esempio, non risultava nessuna disponibilità per il passaporto. Neanche nei prossimi mesi. Questo, ovviamente, al netto dei tempi tecnici necessari per la verifica della documentazione e la produzione materiale del passaporto, altri 10/15 giorni dall’appuntamento da mettere in conto. La situazione è talmente critica che in molti casi viene suggerito di provare solo con la procedura d’urgenza, presentandosi con voli, prenotazioni alberghiere o altra documentazione attestante l’immediata necessità del documento.
Le ragioni dei ritardi
Lo scorso febbraio Piantedosi aveva spiegato i ritardi – che in realtà si accumulavano già dall’autunno precedente, anche a causa di un blocco delle forniture nei libretti del luglio scorso da parte della Zecca dello Stato – con gli arretrati della pandemia, con la Brexit (ci vuole il passaporto per entrare in Gran Bretagna) e con l’irrigidimento delle procedure in alcuni paesi, come il Marocco, che non accettano più la carta d’identità. Se questi possono essere senz’altro elementi secondari – nel 2022 sono stati rilasciati 1,8 milioni di passaporti, 150mila al mese – è pur vero che ormai si è tornati a viaggiare da oltre un anno e mezzo e che le ragioni di fondo sembrerebbero in realtà da individuare nella carenza di personale delle questure e nella sostanziale arretratezza digitale di tutto il processo, dalla prenotazione all’acquisizione della documentazione per tagliare i tempi. Anche per i passaporti servirebbe qualcosa di simile all’Anagrafe digitale nazionale, ovviamente con un breve incontro di persona, più rapido dell’attuale origami taglia e incolla che gli agenti sono costretti a fare, che consista nella sola verifica di quanto presentato con l’identità del richiedente.
“Stiamo facendo una cosa molto importante che sarà definitivamente risolutiva. Nei prossimi dieci giorni vi daremo la soluzione strutturale“, aveva spiegato la ministra del Turismo Daniela Santanché, attesa nella giornata del 5 luglio in Senato per riferire sulle indagini relative alle sue aziende. I vertici del governo sono impegnati in altro, problemi personali inclusi, per avere tempo e modo di occuparsi davvero dei diritti da garantire ai cittadini. Quello al passaporto è uno di questi, rientra nella libertà di movimento, e come sempre le persone si arrangiano come possono, fra contatti personali nelle forze dell’ordine e voli low cost prenotati al solo scopo di attivare una procedura d’urgenza. Un paese civile non può funzionare, così.
“Già dalle prossime settimane avremo un allegerimento del carico”, aveva invece assicurato Piantedosi il 30 gennaio. Evidentemente dimenticando la stagionalità dei viaggi, l’arrivo della primavera e dell’estate e la voglia delle persone di esplorare il mondo dopo anni difficili trascorsi sostanzialmente in patria. Oltre che le infinite necessità personali, di famiglia e di salute. Parole al vento buone per sedare la polemica del giorno e prendere tempo senza che nulla, in otto mesi, sia anche minimamente migliorato. Costringendo gli italiani per il passaporto (così come per la carta d’identità digitale, che sconta problemi simili) ad affidarsi agli open day, come quando dovevano vaccinarsi contro Covid-19.
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di Simone Cosimi www.wired.it 2023-07-05 09:00:16 ,