Patriarchi della natura: alberi straordinari d’Italia in mostra

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Un viaggio in Italia per tappe vegetali, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia ventidue alberi secolari raccontano la natura più antica del nostro Paese. Un itinerario dove la memoria ha le radici quello proposto dalla mostra fotografica Patriarchi della natura che fino al 22 agosto sarà visitabile alla Triennale di Milano. Queste piante sono testimoni silenziose di cambiamenti sociali e ambientali che hanno segnato i territori su cui crescono. Dalle leggende popolari ai cambiamenti climatici ne hanno viste di tutti i colori e oggi sono un ponte tra passato e futuro da consegnare integro alle generazioni future.

Platano di Curinga 

Non tutti questi alberi sono in ottime condizioni ma la pressione del tempo e degli agenti atmosferici li hanno trasformati in opere d’arte naturali. Come la “quercia delle streghe” di Capannori in provincia di Lucca con rami che si sviluppano sinuosi ricordando la fisionomia di un serpente. Questo albero ha una chioma che proietta un’ombra di circa 700 metri quadrati e la tradizione locale attribuisce questa forma originale alle scorribande di un gruppo di fattucchiere che celebravano qui i loro sabba. L’esemplare è conosciuto anche come “La Quercia di Pinocchio” sia per la vicinanza alla frazione di Collodi che diede i natali alla madre del celebre scrittore sia perchè la leggenda un’altra leggenda vuole che sotto queste fronde il burattino umano abbia nascosto gli zecchini ricevuti da Mangiafuoco.

Un’altra quercia protagonista della mostra è la Farnia di Sterpo in provincia di Udine, una quercia colossale con una circonferenza di quasi otto metri e un tronco ormai del tutto cavo. Una specie quella del Quercus robur, chiamato in epoca romana anche Castagno di Giove per i frutti commestibili dall’uomo, che un tempo ricopriva la Pianura Padana e di cui rimangono innumerevoli tracce nei toponimi geografici e nella letteratura antica come la selva oscura della commedia dantesca.

La mostra “Patriarchi della natura – Alberi straordinari d’Italia” – è curata dall’associazione I Patriarchi della Natura e dalla Fondazione Bracco, che nell’ambito del progetto Diventerò ha promosso bandi e opportunità per sensibilizzare le giovani generazioni sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E questa passerella di alberi centenari non è solo una galleria storica di esemplari monumentali ma un affresco fotografico su forme di vita che assicurano ossigeno, regolano l’acqua e offrono un appiglio ai territori a rischio dissesto idrogeologico. Tra le perle dell’esposizione ci sono anche le foto dei larici della Val d’Ultimo, una delle più belle e selvagge dell’Alto Adige.

Per incontrare questi millenari patriarchi vegetali occorre inoltrarsi alla fine della strada che porta a Santa Gertrude (St. Gertraud) dove cresce un gruppo di tre larici considerati i più anziani di tutto l’arco alpino. Dei tre esemplari uno presenta un’ampia cavità e appare in condizioni ormai compromesse. Si racconta che all’inizio del secolo scorso ci fosse un quarto esemplare, di analoga dimensione, che venne sradicato da una bufera nel 1930. Sulla ceppaia rimasta dopo la tempesta si contarono circa 2200 anelli, da cui la stima dell’età dei tre sopravvissuti a trecento anni.

Sono diverse le immagini dedicate anche agli olivi storici italiani: da quello di Manduria, chiamato il Barone che è stato risparmiato dalla Xylella, a quello di Luras in Sardegna che vanta una circonferenza di quasi quindici metri. Il catalogo della mostra è disponibile online gratuitamente (qui il .pdf).



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