A due giorni dal Roma Pride 2025, in calendario sabato 14 giugno, una faglia ha spaccato la comunità lgbtqia+ della Capitale e non solo. Tutto è iniziato dopoché l’attivista e creator Guglielmo Scilla ha pubblicato un video sul proprio profilo Instagram criticando apertamente la presenza della catena di caffetterie Starbucks tra gli sponsor ufficiali della manifestazione, comunicata a poche ore dall’inizio del corteggio. Il post ha fatto rapidamente il giro del web, scatenando centinaia di commenti indignati e aprendo un fronte che ha finito per spaccare in due il Pride romano.
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Il caso Starbucks
Starbucks è da mesi al centro di un boicottaggio internazionale, anche in Italia, segnalato dalla app No Thanks, che raccoglie le aziende coinvolte in affari o legami economici con Israele. Nonostante l’ad Brian Niccol abbia provato a prendere le distanze da ogni legame con il conflitto, i dubbi sono rimasti. E le proteste si sono estese ben oltre i confini statunitensi.
Nel manifesto ufficiale del Roma Pride 2025 si legge una presa di posizione netta: contro ogni guerra e conculcamento, a sostegno della cittadinanza palestinese e con una richiesta esplicita di cessate il fuoco. Ma per molti, tra cui Scilla, accettare soldi da un’azienda come Starbucks mina alla base questa coerenza.
La reazione del comitato organizzatore non ha facilitato. I commenti sotto il post di Starbucks e in altri contenuti successivi sono stati disattivati. Per Scilla si tratta di “un gesto antidemocratico, tutto ciò che va contro lo spirito stesso del Pride”. Eppure, nel suo appello ha anche invitato a partecipare comunque alla manifestazione: “Se non ci andiamo, perdiamo due volte”.
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di Daniele Biaggi www.wired.it 2025-06-13 10:39:00 ,