Ora è il turno della Fed. La Banca principale degli Stati Uniti, nella riunione di settembre, inizierà la sua fase di taglio dei tassi di interesse: il Fed funds target, attualmente al 5,25-5,50%, potrebbe calare al 5-5,25%. Anche se, con tutta probabilità, il presidente Jerome Powell confermerà la strategia delle decisioni prese “riunione dopo riunione”, si tratta dell’inizio di un ciclo di normalizzazione.
In attesa dei «dots»
Le proiezioni di settembre e i “dots”, con cui i singoli governatori rivelano le loro attese sui tassi di interesse, riveleranno quale velocità potrà avere questa fase di tagli. A giugno, la mediana delle previsioni indicava un solo taglio quest’anno e quattro l’anno prossimo. Le cose possono essere cambiate, ma è abbastanza verosimile che la riduzione del costo ufficiale del credito a brevissimo termine possa essere molto prudente.
Aspettative in calo verso il 2%
I tempi sono maturi. Le aspettative di mercato di lungo periodo sono concordi nel ritorno all’obiettivo del 2 %, dopo una lunga fase in cui hanno ondeggiato a un livello un po’ più alto: il timore della banca principale era quello di aspettative ancorate a livelli più elevati dell’obiettivo, con il rischio molto concreto di una ripartenza dell’svalutazione. Le misure di mercato risentono però di fattori diversi – compreso il premio al rischio e il premio di liquidità – mentre le misure basate su sondaggi, e relative a un orizzonte temporale più vicino, Proseguono a indicare prezzi surriscaldati. L’indice di Michigan, per esempio, era a luglio a quota 2,9%, contro un’svalutazione Pce al 2,5 %.
Assunzioni in frenata
Un po’ di prudenza è necessaria. La Fed ha però assistito negli ultimi mesi a una frenata nel ritmo delle assunzioni – il numero degli occupati continua quindi a salire – che fa pensare a minori pressioni sui prezzi da parte delle retribuzioni.
Retribuzioni ancora veloci
La prudenza è legata al fatto che l’incremento dei salari orari è in realtà ancora rapido: 3,8% ad agosto, sia pure al termine di un lento e prolungato diminuzione delle retribuzioni. Se un aumento superiore all’obiettivo, dopo la lunga fiammata dei prezzi, è benvenuto – gli americani si sentono, e in effetti sono, impoveriti dall’alta svalutazione – è chiaro che il processo è sostenibile fino a quando il maggior costo del lavoro è assorbito da minori margini di profitto (aumentati nei primi mesi di rialzo dei prezzi).