Perché lo stretto di Hormuz è così strategico

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AGI – Il Golfo dell’Oman è un tratto del Mare Arabico, compreso fra la costa dell’Oman e quella più meridionale dell’Iran. Di qui passa circa il 40% del petrolio mondiale. Il Golfo dell’Oman è separato dal Golfo Persico dallo Stretto di Hormuz e si estende per 560 chilometri, arrivando a una larghezza massima di 320 chilometri.

In pratica è un braccio di mare, un po’ più largo e un po’ meno lungo dell’Adriatico. È qui che si gioca una pericolosa ‘guerra ombra”, che vede contrapposti gli Stati Uniti e Israele contro l’Iran. Lo stretto di Hormuz è il punto chiave della regione, è da qui che si passa dal Golfo di Oman al Golfo Persico, una lunga insenatura, vasta più o meno come l’Adriatico, su cui si affacciano vari Stati, in primis l’Iran, che ne costituisce l’intera costa settentrionale (circa 2400 km), seguito da Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Bahrain, Qatar e Oman.

Il budello di Hormuz è il crocevia mondiale del petrolio. Da un punto di vista geopolitico, il Golfo Persico è l’unica area che separa l’Iran dalle monarchie del Golfo e, di conseguenza, dalle basi statunitensi presenti sul loro territorio. Ma, soprattutto, è tra le più grandi riserve di petrolio e gas al mondo e, pertanto, uno dei principali snodi per il commercio globale di idrocarburi.

Nel 2018, in media 20,7 milioni di barili hanno attraversato lo stretto di Hormuz su base quotidiana. La partita che si gioca in quest’area, tra il Golfo di Oman e quello Persico è dunque di primaria importanza economica e geopolitica.

Allo stato attuale è solo possibile ipotizzare i vari schieramenti in cui oggi è diviso il Golfo Persico – Iran da una parte, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dall’altra – mentre Stati Uniti e Israele si contrappongono all’Iran nel Golfo dell’Oman. Ebbene tutti questi attori hanno forti motivazioni per ricercare lo scontro, anche se negli scorsi mesi l’Iran ha più volte ribadito che se non gli fosse più permesso di esportare il proprio petrolio per via delle sanzioni, nessun altro Paese avrebbe potuto farlo.

Inoltre l’Iran con questi attacchi potrebbe voler riaffermare il proprio controllo sullo Stretto di Hormuz, l’importantissimo checkpoint da cui transita circa il 40% del petrolio commerciato via mare.



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