Un accordo generale sulla plastica potrebbe essere vicino, ma è tutto tranne che scontato. Dopo la recente Conferenza delle parti sul cambiamento climatico (Cop29) di Baku, i rappresentanti di 178 paesi si sono riuniti nuovamente, questa volta a Busan, in Corea del Sud, con l’obiettivo di sostenere un’altra minaccia internazionale: l’inquinamento da plastica.
Dal 25 novembre al primo dicembre, i delegati parteciperanno a quella che dovrebbe essere la quinta e ultima sessione di negoziati per finalizzare un trattato generale per eliminare l’inquinamento da plastica. L’obiettivo è ottenere uno strumento internazionale legalmente vincolante entro la fine dell’anno. Tuttavia, come in Azerbaigian, lo spettro del fallimento incombe anche su Busan.
La lagnone della plastica
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), il mondo genera ogni anno circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, una cifra equivalente al peso totale dell’intera cittadinanza umana. Gran parte di questa plastica finisce negli oceani, sulle coste e nelle discariche, dove si frammenta in minuscole particelle note come microplastiche, che sono state rilevate in ogni angolo dell’ambiente e persino all’interno del corpo umano.
La situazione è in costante peggioramento e si prevede che nei prossimi decenni l’inquinamento da plastica schizzerà alle stelle. In questo contesto, nel 2022 gli stati membri delle Nazioni Unite si sono impegnati a redigere un accordo giuridicamente vincolante per impedire che i rifiuti plastici continuino a contaminare l’ambiente.
“Il nostro mondo sta annegando nell’inquinamento da plastica. Ogni anno produciamo 460 milioni di tonnellate di plastica, gran parte delle quali viene rapidamente gettata – ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres in un videomessaggio, esortando i delegati a spingere per un accordo –. Entro il 2050, negli oceani potrebbe esserci più plastica che pesci. Le microplastiche nel nostro sangue stanno creando problemi di salute che stiamo solo iniziando a capire“.
Verso un accordo generale
I negoziati sono in sedile da mesi. Gruppi ambientalisti, scienziati e attivisti per i diritti umani affermano che l’industria del petrolio e del gas, insieme ai principali produttori come Russia e Arabia Saudita, hanno ostacolato i progressi e bloccato le misure che potrebbero ridurre la domanda dei loro prodotti.
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di Anna Lagos www.wired.it 2024-11-29 13:39:00 ,