Pranzo fuori mensa per solidarietà con chi non ha il green pass, dall’esercito alla polizia è protesta

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Sull’obbligo di accedere alle mense di servizio con il Green pass forti perplessità sono state espresse da molti sindacati di polizia e delle forze armate. In alcuni casi si è deciso di pranzare tutti fuori per solidarietà con chi non ha il green pass, in altri casi si stanno adottando misure per evitare il disagio con apposite sezione dedicate al pranzo di chi non ha il certificato di vaccinazione anti covid.

Dall’esercito alla polizia passando per i carabinieri, è rivolta contro il green pass obbligatorio per entrare in mensa. Dopo i numerosi casi di agenti e militari costretti a mangiare fuori al caldo in luoghi improvvisati perché sprovvisti di green pass, i sindacati di categoria si sono mossi chiedendo immediatamente provvedimenti in merito per garantire eguale dignità al personale. In alcuni casi si è deciso di pranzare tutti fuori per solidarietà con chi non ha il green pass, in altri casi si stanno adottando misure per evitare il disagio con apposite sezione dedicate al pranzo di chi non ha il certificato di vaccinazione anti covid. In alcune caserme infatti sono stati predisposti spazi alternativi per il consumo dei pasti per chi è senza Green pass in attesa che il governo possa ripensare alla misura.

Il sindacato Itamil Esercito informa che “la maggioranza dei nostri tesserati possessori del Green Pass pranzerà all’esterno delle mense per dare un segnale di solidarietà con i colleghi non possessori del Green Pass”. Il sindacato aggiungendo che “i tesserati che non possiedono il Green Pass rifiuteranno il sacchetto viveri come alternativa al pasto caldo”. “Per noi del sindacato Itamil Esercito lo spirito di Corpo resta un principio indissolubile che non può morire nei rapporti sociali tra i colleghi. Una grande comunità come quella dei militari eticamente non può accettare divisioni sociali nel suo interno”.

Sull’obbligo di accedere alle mense di servizio con il Green pass forti perplessità sono state espresse da molti sindacati di polizia e delle forze armate tra cui Siulp, Siap, Fns Cisl e Sinaf. “È notorio che le occasioni di contatto, anche prolungato, non siano riscontrabili soltanto nei locali adibiti a mensa di servizio (nei quali, tra l’altro, mediamente si staziona per 30 minuti circa), ma soprattutto nei luoghi abituali di lavoro (uffici, automezzi, unità navali, aeromobili, etc.), nelle camerate, negli alloggi di servizio e, non da ultimo, nei Penitenziari sovraffollati” spiegano, ricordando che “l’alternativa per la consumazione del pasto con modalità take away (sacchetto viveri in pratica) – secondo i sindacati –  può sostituire in via del tutto eccezionale il pranzo o la cena, ma non può certamente costituire una modalità abituale per soddisfare il diritto al trattamento vitto”.

“È un provvedimento che potrebbe apparire corretto poiché, teso a salvaguardare la salute del personale sul posto di lavoro. Peccato però, che subito dopo la consumazione ‘differenziata’ del pasto, sia i militari in possesso di certificazione verde, sia quelli sprovvisti che hanno consumato il pasto in luoghi di fortuna, si ritroveranno di pattuglia assieme lavorando fianco a fianco, faccia a faccia, a pochi centimetri l’uno dall’altro” denunciano anche Usmia Carabinieri. “Nonostante gli sforzi della Forza Armata per garantire la distribuzione del pasto obbligatorio ai militari (presso le mense ‘obbligatorie di servizio’), risulta evidente come una disposizione di Legge, quale quella sul green pass, non è applicabile nel contesto militare, se non ignorando, per l’ennesima volta, il principio della specificità. Le molteplici e diversificate attività operative della Forza Armata rendono ancora più complicata la gestione di operazioni già di per sé difficili e articolate”, si legge invece una nota del Cocer, rappresentanza militare.

Il dibattito sull’obbligo di avere il Green pass per accedere alle mense aziendali, riguarda però anche gli operai. Dopo l’obbligo del governo, molte aziende hanno optato per l’asporto, che è stato utilizzato quando la permanenza nelle mense era vietata durante il lockdown. Gli operai viene consegnato nu sacchetto da consumare in luoghi esterni alla mensa. Su queste procedure però c’è il netto no dei sindacati confederali che chiedono all’Esecutivo di ripensarci.





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