La grafia è nitida e ossequiosa, qualche svolazzo decorativo sottolinea l’importanza del destinatario della lettera aperta che campeggia sulla copertina del primo numero de L’Espresso dell’anno nuovo. “Presidente ti scrivo”, si legge nel lettering elegante di Chiara Riva. Sembra una frase banale ma non lo è: perché il destinatario è ancora sconosciuto. In questa vigilia piena di candidature, cordate e veti, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica è quanto mai imprevedibile. Eppure gli italiani sanno già bene cosa vorrebbero da lui. L’Espresso ha chiesto a undici autorevoli firme di farsi portavoce dei cittadini.
Perché anche se a votare non sono direttamente gli elettori, la scelta del nuovo presidente riguarda tutti gli italiani: lo spiega Marco Damilano nel suo editoriale. E poi lascia la parola agli autori: che chiedono un Paese equilibrato (Michele Serra) che restauri la Costituzione (Massimo Cacciari), che realizzi i sogni dei partigiani (Mauro Biani) e dia dignità a chi non ha voce (Francesco Occhetta) e la cittadinanza a chi è nato qua (Djarah Kan).
L’Italia del nuovo presidente deve ridare peso alla politica (Lucio Caracciolo) e rifiutare muri e barriere (Donatella Di Cesare), proteggere la scuola (Viola Ardone) e riscoprire il valore della terra (Franco Arminio), ribadire i diritti dei poveri (Diletta Bellotti) e delle persone lgbt+ (Pietro Turano). Mentre Carlo Tecce firma il ritratto di una persona che sarà fondamentale nella scelta dei candidati: Ugo Zampetti, da sette anni segretario generale di Mattarella e molto influente tra i grandi elettori.
In Italia, intanto, gli incidenti sul lavoro non si fermano: Floriana Bulfon dà voce agli orfani di queste tragedie, che ogni giorno provocano almeno una vittima e lasciano una famiglia in pezzi, devastata dal lutto e dalla mancanza di aiuti pubblici. Una strada per diminuire gli incidenti la indica Andrea Barchiesi, puntando su sicurezza privatizzata e controlli a campione, mentre Marco Bentivogli analizza la fuga dal lavoro di dipendenti vessati da incarichi opprimenti.
Vittorio Malagutti svela le manovre delle lobby delle trivelle e i grandi affari dei colossi dell’energia grazie ai rincari in bolletta. Massimiliano Salvo racconta la resistenza degli scaricatori di Genova, che bloccano navi cariche di armi per l’Arabia Saudita. E un’inchiesta a otto mani (la firmano Nadia Addezio, Lorenzo Boffa, Marika Ikonomu e Alessandro Leone) denuncia che nella Lombardia della sanità privata (e cattolica) l’aborto è un diritto negato.
Federica Bianchi traccia l’identikit dei despoti della Terra (sette abitanti del pianeta su dieci vivono in regimi autoritari). Lawrence Wright rivela a Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni i retroscena dell’assalto a Capitol Hill, un vero e proprio golpe con cui Trump voleva riconquistare il potere negli Usa. Mentre Francesca Mannocchi invita l’Occidente a non dimenticare Kabul nella speranza di insabbiare gli errori commessi.
Guardando all’anno nuovo, Altan si interroga sull’alfabeto greco, Makkox si scopre astrologo, Michele Serra si dà alla fantascienza. E Giuseppe Genna invita a meditare sulla parola della settimana: pianeta.
E L’Espresso chiude con una chiacchierata sul “glitch feminism” tra Legacy Russell e Gaia Manzini e con la denuncia dell’abbandono delle case in cui hanno vissuto Pirandello e altri grandi letterati siciliani (di Rosario Sardella e Alan David Scifo). Bruno Manfellotto invita a riscoprire l’Umberto Eco giornalista grazie a un’antologia in arrivo per i lettori de L’Espresso, mentre Gigi Riva raccomanda la lettura di Miroslav Krleza, grande scrittore dei Balcani. E Fabio Ferzetti presenta il bel film d’animazione su Anna Frank che lega il “Diario” al dramma dei piccoli migranti in balìa delle guerre di oggi.
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di Angiola Codacci-Pisanelli
espresso.repubblica.it
2021-12-30 13:23:00 ,