Quante persone sono tornate al lavoro per l’effetto zona bianca in Sardegna?

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AGI “Circa 8-9mila persone riprendono a lavorare nel settore della ristorazione, magari inizialmente per due, tre o quattro giornate per essere poi completamente riassorbiti”. Dopo le prime quattro serate di aperture serali in Sardegna, il presidente di Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia quantifica all’AGI la ricaduta occupazionale prevista con l’ingresso dell’isola nella ‘zona bianca’ dal 1 marzo scorso. Un dato confermato da Nicola Murru, direttore di Confesercenti Cagliari, che ricorda: “Le aperture serali, che pesano per il 60-70% del fatturato, alimenteranno un circolo virtuoso che arricchisce il territorio sia da un punto di vista economico che della sicurezza”.

I benefici si estendono oltre le mura dei locali: “Grossisti e produttori diretti”, ricorda Murru, “negli ultimi giorni sono stati subissati di ordini”. Complice il clima mite, a Cagliari i clienti hanno bevuto l’aperitivo o cenato nei tavolini all’aperto. Non tutti i locali, però, hanno potuto accogliere gli ospiti da lunedì scorso: “Molti non erano pronti alla riapertura”, ha spiegato Frongia, “perché l’ufficialità è arrivata lo scorso fine settimana e non tutti sono riusciti a organizzarsi con gli acquisti o per richiamare il personale, dopo quattro mesi di chiusura”.

Il ‘picco’ di lavoro è atteso per questo fine settimana e l’attenzione delle associazioni di categoria è rivolta al rispetto delle regole: “Nei locali e nei ristoranti gli operatori si attengono a tutte le prescrizioni”, ha assicurato Murru. “Non si vuole rischiare di dover chiudere: ecco perché sono luoghi sicuri”. Ovviamente, ha ammesso il direttore di Confesercenti Cagliari, anche nella categoria dei ristoratori “qualche mascalzone puo’ esserci”.

Nelle strade di Cagliari l’impressione è che la maggior parte dei cittadini rispetti le regole, indossando la mascherina e cercando di evitare gli assembramenti. Per scongiurare il rischio di un ‘cambio di colore’, Frongia ha rilanciato l’appello alle forze dell’ordine: “Vedere le divise è un deterrente ma, sapendo che non possono essere ovunque, chiediamo l’intervento delle famiglie, le stesse che grazie alla zona bianca stanno riprendendo a lavorare: fate attenzione, perché se la situazione dovesse peggiorare le conseguenze ricadono su tutti”. 

 

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