Ieri, martedì 9 agosto, è entrato formalmente in vigore il nuovo piano Austerity, un regolamento europeo contro gli sprechi dei consumi di luce e gas arrivato – giocoforza – in seguito alla riduzione e allo spettro del blocco totale delle forniture dalla Russia. Per ora il regolamento non introduce alcun obbligo, ma fa affidamento solo sull’impegno volontario di tutti i 27 stati membri nel trovare soluzioni efficaci per ridurre gli sprechi energetici e scongiurare una eventuale crisi. In parallelo molti paesi, fra cui l’Italia, stanno lavorando anche per aumentare gli stoccaggi e ridurre la dipendenza dal gas russo: a oggi le riserve accumulate nel nostro paese si aggirano intorno al 74% della capacità totale e dovrebbero raggiungere il 90% entro l’inizio dell’inverno.
Di fronte a un piano Austerity che di per sé non è vincolante, ogni paese sta mettendo in campo alcune misure per raggiungere gli obiettivi prefissati, anticipando il quasi inevitabile arrivo di regole severe nel caso in cui si profili una effettiva emergenza. L’obiettivo quantitativo è ovviamente condiviso: ridurre complessivamente i consumi di gas del 15% entro il 31 marzo 2023, in rapporto alla media di utilizzo degli ultimi 5 anni. Il che nella pratica si traduce però in percentuali diverse da paese a paese: per l’Italia, a conti fatti, si tratta di un impegno sostanzialmente dimezzato, pari al 7%.
La Spagna s’è mossa per prima a livello normativo
Nel quadro del vecchio continente è partita con grande decisione la Spagna, che ha pubblicato il 2 agosto scorso sull’equivalente della nostra Gazzetta Ufficiale un nuovo decreto che regola il consumo energetico degli edifici pubblici e del settore commerciale. In particolare, viene limitato l’utilizzo dell’aria condizionata in estate e del riscaldamento in inverno, e vengono introdotte regole severe per l’illuminazione notturna dei locali e degli edifici non in uso. I termostati non potranno superare i 19 gradi d’inverno né scendere al di sotto dei 27 gradi d’estate, sia all’interno delle strutture pubbliche sia negli edifici commerciali. Dalla nuova normativa non vengono risparmiati neppure vetrine, monumenti ed edifici pubblici, i quali si spegneranno a partire dalle ore 22:00.
Discorso diverso per l’illuminazione pubblica, che non viene coinvolta dal decreto ma potrebbe esserlo in casi di emergenza (o se non verranno raggiunti i risultati auspicati). Inoltre sono state fornite delle raccomandazioni ai cittadini, nella speranza migliorare la gestione delle risorse energetiche anche a livello di singola abitazione.
Il panorama italiano, disomogeneo con qualche caso virtuoso
Rispetto alla situazione attuale, come anticipato l’Italia dovrebbe tagliare solamente il 7% dei consumi di gas, ossia 4 miliardi di metri cubi in meno sui 55 previsti. Il piano, al momento, è lasciato in termini di attuazione nelle mani dei comuni e delle amministrazioni locali, e si concentra anzitutto sull’illuminazione di monumenti e strade e sul riscaldamento pubblico.
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di Gianluca Dotti www.wired.it 2022-08-10 12:59:36 ,