Entrambi vogliono evitare che ancora una volta Berlusconi sparigli intestandosi lui la candidatura “condivisa” e sulla quale anche la Lega avrebbe difficoltà a tirarsi indietro: il nome più gettonato è quello di Mario Draghi. Sul quale invece il leader della Lega continua a mantenere fortissime riserve preferendo che sia presidente ma a Palazzo Chigi.
Letta chiede nome condiviso
Il piano B per ora dunque non decolla. Enrico Letta fa sapere che il Pd non accetterà nomi «provenienti dal centrodestra» al quale non concede «diritti di prelazione», ricordando i numeri riportati proprio su questo giornale da Roberto D’Alimonte che dimostrano come «nessuno si avvicina alla maggioranza» e per questo «ci vuole un nome condiviso».
Parole da interpretare anche in funzione pro Draghi. E in questa direzione Letta, che vedrà comunque Salvini nei prossimi giorni, è riuscito a spostare nelle ultime ore anche Conte, almeno facendo cadere il veto. Anche il Financial Times auspica che Draghi diventi il nuovo Capo dello Stato «per continuare l’ottimo lavoro da premier».
L’approdo al Colle tuttavia è tutto da costruire, come spiega ai suoi anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, convinto che la soluzione Draghi sia la migliore. A patto però che si metta in sicurezza il governo e la legislatura.
Le ipotesi per sostituire Draghi
Per sostituire Draghi si pensa comunque a un tecnico. Ecco perché tra i principali indiziati ci sono i ministri Marta Cartabia o Vittorio Colao.