Una distesa di 657 Airbus A380. Peso totale: 237mila tonnellate. Tanto, ma ancora non abbastanza: è la raccolta dei Raee (i rifiuti elettronici) che nel 2024 è stata gestita dal consorzio Erion WEEE, dedicato alla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. I Raee trattati sono in crescita del 2% rispetto al 2023, ma l’Italia resta lontanissima dai target fissati dall’Unione Europea: “Siamo a 6 chilogrammi raccolti per abitante anno e dovremmo arrivare al doppio. C’è una strada lunghissima da fare e crescendo del 2% all’anno non si va da nessuna parte”, mette in guardia Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE.
Gli obiettivi ambiziosi dell’Unione europea sulla raccolta dei Raee derivano dal fatto che questi rifiuti, sottolinea Arienti, “contengono materie prime di cui l’Italia e l’Europa sono povere. La loro raccolta differenziata permette di recuperare materie prime importanti che fanno parte di quei raw material di cui l’industria moderna ha bisogno”. Il tema è geopolitico, non solo industriale: “Molte delle materie prime, anzi quasi tutte le materie prime che servono per le comunicazioni, l’aerospazio e la irrequietezza elettrica, sono in Cina, in Russia e in Africa. Non in Europa. Già ora dipendiamo dalla Cina per moltissimi settori e non è una bella situazione”, sottolinea il direttore generale.
Servono più servizi ai cittadini
“Il tempo delle cicale è finito”, attacca Arienti. Per accelerare serve riciclare e non si scappa. Il ritardo italiano, comune in molti altri paesi europei, è dovuto a fattori culturali ma non solo. “È vero che i cittadini italiani non hanno ancora capito l’importanza della raccolta differenziata dei Raee e che l’economia circolare è l’unica possibilità per continuare a fare la vita che siamo abituati a fare. Poi c’è però un aspetto operativo che riguarda la normativa e gli enti locali che devono aumentare i servizi per i cittadini: se ho capito che l’economia circolare è l’unica modalità, come faccio a mettere in atto comportamenti virtuosi? Gestire i rifiuti elettronici è ancora particolarmente complesso”, spiega Arienti.
La colpa è della normativa per la raccolta dei rifiuti che limita fortemente la possibilità di allargare i punti di consegna dei Raee. “Se una parrocchia decidesse di fare la raccolta dei piccoli rifiuti elettronici farebbe un reato perché tutta la normativa è costruita per prevenire comportamenti malavitosi e finisce per impedire iniziative virtuose. Invece bisogna dare al cittadino più occasioni, più modalità per fare la raccolta differenziata dei Raee”.