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Perché leggere questo articolo? Non tutto il male vien per nuocere. Le inchieste in Puglia e Piemonte possono segnare la fine della stagione del populismo. Il finanziamento pubblico ai partiti non è più un tabù. Ci sono buone ragioni per tornare a discuterne seriamente. La prima è il costo: un caffè all’anno.
La storia è un pendolo. Per Tolstoj oscilla tra guerra e pace, mentre nella vita di ognuno di noi tra piacere e dolore. La politica italiana, da sempre, oscille tra gli eroici furori contro i privilegi della “casta” e l’eterno ritorno del finanziamento pubblico ai partiti. Le recenti inchieste in Puglia possono segnare la fine di una lunga e ingloriosa fase della politica nostrana: il capolinea della stagione populista. Che sia l’inizio di un tempo nuovo? Forse, finalmente, il finanziamento pubblico ai partiti non è più un tabù.
Si torna a parlare di finanziamento pubblico ai partiti
“Serve una riforma attuativa dell’articolo 49 della Costituzione, riorganizzando le forme partitiche e tornando al finanziamento pubblico. Da troppi anni assistiamo a un dissolversi della politica organizzata, con il risultato di far vincere i personaggi e i personalismi”. A rompere gli indugi e a superare, con un certo coraggio, gli steccati ideologici intorno a questo argomento è stata la parlamentare del PD Chiara Gribaudo, in un’intervista a “La Stampa”.
Il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai pasticci nella gestione della politica locale in…
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di Stefano Marrone
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2024-04-12 14:00:00 ,