Robot umanoidi, la prima (tragicomica) mezza maratona con gli esseri umani

Ogni robot era affiancato da operatori umani, spesso due o tre. Alcuni avevano pannelli di controllo con cui impartire avvertimenti al robot (come la velocità da raggiungere), mentre altri erano impegnati ad aprire la strada agli umanoidi ed eliminare potenziali ostacoli sulla loro strada. Alcuni modelli poi erano collegati agli esseri umani da quelli che sembravano guinzagli.

Alla fine della gara, molte persone che stavano seguendo il livestream hanno iniziato a sottolineare quanto sembrassero esausti gli operatori umani, che erano impegnati a guidare i robot, cambiare freneticamente le loro batterie e spruzzare continuamente il liquido per raffreddare i motori, il tutto per ben 21 chilometri.

Oltre a correre e inciampare, alcuni modelli si sono anche esibiti in danze e salti mortali. I quattro robot che hanno completato la corsa sono stati premiati su un palco con trofei consegnati da un loro compagno robotico.

I limiti dei robot hanno indubbiamente dato vita a scene memorabili. Xuanfeng xiaozi, un umanoide sviluppato dall’azienda cinese Noetix, è partito forte salvo poi incappare in guasti sempre più frequenti verso la fine della gara. A un certo punto è crollato a terra a faccia in giù e la sua testa si è staccata dal corpo. Una squadra di operatori umani è intervenuta rapidamente con del nastro adesivo per sistemare le cose e rimetterlo in pista. Quando era finalmente vicino a terminare la mezza maratona, Xuanfeng xiaozi aveva un cuscinetto di raffreddamento attaccato alla parte anteriore e il piede destro disallineato dal sinistro. Ciononostante, è riuscito a barcollare fino al traguardo dove il secondo classificato, prodotto dalla stessa azienda, lo stava attendendo già da 10 minuti.

Più che esaltarne le capacità, insomma, la gara di Pechino ha più che altro messo in risalto i difetti di design dei robot. Detto questo, in quel momento vedere Xuanfeng xiaozi finire la corsa mi ha reso davvero felice.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.