I servizi segreti, italiani e americani, hanno monitorato le visite all’ambasciata
Il segretario della Lega non ci sta, non accetta il richiamo alla trasparenza che gli ha rivolto il premier da Bruxelles. E dopo aver fatto assemblare dallo staff due pagine fitte di rassegna stampa per dimostrare «la totale infondatezza delle accuse a Salvini», fa trapelare tutto il suo «stupore» per la reazione di Palazzo Chigi. Ad ascoltare i sussurri e le grida che arrivano dal quartier generale del Carroccio, «Draghi sapeva della missione a Mosca». Non solo grazie alle dichiarazioni pubbliche di Salvini, ma perché per due volte lo stesso senatore gli avrebbe parlato dell’intenzione di volare in Russia.
A sentire la Lega, Salvini avrebbe informato Draghi sia nel corso del loro ultimo colloquio in piazza Colonna, sia durante il volo da Milano a Roma del 25 maggio. Eppure due giorni dopo, quando la notizia del piano è stata svelata, la reazione di Farnesina e Chigi è stata di puro sconcerto. E Salvini: «Informerò Draghi e il partito». Sabato 28 maggio, intervistato da Bruno Vespa in Puglia, Di Maio ha dichiarato che «nessuno sapeva nulla, né alla Farnesina, né a Palazzo Chigi». Posizione che nell’entourage di Salvini definiscono «insostenibile», ricordando tutte le occasioni in cui il leader ha parlato della sua voglia matta di volare a Mosca.
Per Palazzo Chigi l’interlocuzione con il governo «è una cosa seria». Non si può pensare che il premier debba apprendere dalla tv che un leader della sua maggioranza medita di partire per il Paese che ha aggredito l’Ucraina e che ha preparato il viaggio con diverse visite all’ambasciata russa a Roma. Nello staff di Salvini avvalorano «tre o quattro» incontri a villa Abamelek con l’ambasciatore Sergey Razov, o persino «cinque o sei». Ma lo fanno solo adesso, a caso scoppiato e senza aver informato Palazzo Chigi. Chi sapeva tutto sono i servizi segreti, italiani e americani, che hanno monitorato con attenzione tutte le visite di Salvini a Razov.
Il 3 marzo, con il mondo sotto choc per l’aggressione del 24 febbraio, Salvini afferma di aver «chiesto all’ambasciatore russo il cessate il fuoco». Però dimentica di dire quel che ha rivelato il Domani e cioè che l’1 marzo, giorno in cui Draghi in Parlamento schierava l’Italia con Kiev, lui era a cena da Razov a Villa Abamelek assieme all’avvocato di Frattaminore ora al centro della bufera, Antonio Capuano. Il 31 marzo Salvini torna a evocare Razov: «Se parlo io con l’ambasciatore russo sono un soggetto pericoloso, se giustamente parla Draghi con Putin, fa il suo dovere». Ad aprile Salvini vede l’ambasciatore russo una volta almeno e l’1 maggio dichiara di essere al lavoro per parlare di pace con l’aggressore: «Se riuscissi a parlare con Mosca direbbero che è sempre lo stesso Salvini amico di Putin. Se potessi essere utile partirei domattina». E il 3 maggio: «Andrei a piedi a Mosca se fosse utile per la pace».
Il 5, data in cui vede anche l’ambasciatore turco Omer Gucuk , il segretario sale a Palazzo Chigi per incontrare il premier e quando scende rivela di aver visto Razov il giorno stesso: «Se potessi andrei ovunque, da Mosca a Washington, da Pechino a Istanbul. L’ho ribadito anche al premier Draghi». L’incontro decisivo con Razov avviene il 19 maggio. Salvini parla al Senato e sprona Draghi a fare pressing sulla Russia perché sblocchi l’export di grano e perché proponga Odessa al posto di Mosca per l’Expo 2030: «Sono convinto che le arriverà una risposta positiva». Parole che qualcuno leggerà come ispirate da Razov. Dopo Palazzo Madama, Salvini si sposta all’ambasciata russa. Ed è allora che Razov lo sprona a partire,
per portare il piano di pace al ministro russo degli Esteri, Lavrov. «Putin ci aspetta», la spara grossa Capuano. Il 24 maggio, a Porta a Porta, Salvini invoca un tavolo della pace: «Andrei a vedere le carte in mano a Putin…».
Intanto prepara i visti e il 27 maggio viene ricevuto dal cardinale Pietro Parolin. Capuano ha raccontato che l’obiettivo dell’incontro chiesto al segretario di Stato fosse proporre il Vaticano come sede neutrale per i negoziati di pace. Questa lettura ha fatto irritare la Santa Sede e la Lega smentisce: «Nessuna irritazione del Vaticano». Il 27 maggio è anche il giorno in cui trapela la notizia del viaggio, previsto per domenica 29. Il leader è costretto a metterci la faccia: «Io a Mosca? Ci sto lavorando». Le chat della Lega ribollono e Salvini assicura che, «qualora la possibilità si facesse concreta», ne parlerà «coi vertici del movimento e delle istituzioni».
Invece la missione è già fallita. Esplode la polemica e il Copasir apre un fascicolo. Ci vorrà tempo perché il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica si riunisca per affrontare il caso: il Parlamento è fermo per le elezioni amministrative e dal 12 al 17 giugno i membri del Copasir voleranno a Washington in visita istituzionale.
2 giugno 2022 (modifica il 2 giugno 2022 | 07:04)
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Monica Guerzoni , 2022-06-02 05:05:38 ,