Salvini e Berlusconi soddisfatti, Meloni chiede più chiarezza- Corriere.it

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di Cesare Zapperi

Primo vertice tra i tre leader dei partiti principali dopo la rottura sul Quirinale. Il Cavaliere: «Solo un pazzo manderebbe all’aria la coalizione»

Un vertice positivo, a detta dei partecipanti, ma con un distinguo finale di Giorgia Meloni che conferma che nel centrodestra che torna a vedere riuniti i suoi principali leader i nodi non sono ancora tutti risolti. Sul tavolo resta aperta la questione Sicilia, dove la ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci (sostenuto da FdI) non convince Lega e in parte Forza Italia. È indicativo che non sia stata scattata la classica foto con i partecipanti uniti e sorridenti (qui sopra una immagine d’archivio)

«Sono molto soddisfatto per essermi confrontato con gli altri leader. È un’ottima giornata». Matteo Salvini (in compagnia di Roberto Calderoli) è stato il primo a lasciare Arcore, intorno alle 16 per altri impegni a Roma, dopo circa un’ora e mezza dall’avvio del vertice a tre con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni (i partiti centristi non sono stati invitati), che invece hanno proseguito il confronto. La presidente di Fratelli d’Italia, accompagnata da Ignazio La Russa, ha salutato il padrone di abitazione un’ora dopo. I partecipanti al vertice hanno consumato un aperitivo in giardino. A Villa San Martino, Silvio Berlusconi ha offerto ai suoi ospiti riso con melanzane, olive e pachino, branzino in crosta e gelato al pistacchio.

«Solo un pazzo manderebbe all’aria la coalizione. D’altronde è così evidente che se si disunisce si perdono le elezioni e vince la sinistra» la prima dichiarazione di Berlusconi all’uscita. «Il centrodestra è unito, alle elezioni comunali si presenterà ai ballottaggi compatto ovunque. Abbiamo parlato di come sono andate le scelte dei candidati per le prossime elezioni amministrative. Per quanto riguarda le città più importanti, abbiamo trovato l’accordo per 21: su cinque l’accordo non è stato trovato per pure contrapposizioni locali, persona contro persona, ma siamo sicuri che negli eventuali ballottaggi troveremo l’accordo. Questo e’ l’impegno di tutti i leader presenti al tavolo». «Siamo convinti — ha proseguito il leader di Forza Italia — con gli altri leader che per le prossime politiche tra 8 mesi la prima cosa da fare è stendere un programma da far conoscere agli elettori. Io ho consegnato il programma che tutti e tre abbiamo firmato nel 2018 e alla prossima riunione tutti porteremo le modifiche e le aggiunte che si ritengono necessarie da parte di ciascuno». La conclusione di Berlusconi è simile alla battuta di Salvini: «È stata un’ottima giornata, perché era da tanto tempo che non ci vedevamo e non ci sedevamo allo stesso tavolo per tutti gli impegni che hanno i leader di ogni partito. Finalmente oggi siamo riusciti a combinare questo incontro e, quindi, abbiamo deciso anche di rivederci».

Toni meno entusiastici arrivano da Giorgia Meloni. «È sicuramente positivo essersi incontrati ma l’unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti» si legge in una nota di Fratelli d’Italia. «Su 26 città capoluogo sono solo 5, ma purtroppo importanti, le città in cui il centrodestra andrà diviso al primo turno ma restano ancora diversi nodi aperti. A partire dalla non ancora ufficializzata ricandidatura del presidente uscente Nello Musumeci in Sicilia, su cui la personale dichiarata disponibilità di Silvio Berlusconi si è fermata di fronte alla richiesta di Matteo Salvini di ritardare l’annuncio del candidato». La nota conclude: «Fratelli d’Italia, nel confermare la sua indisponibilità a qualsiasi futura alleanza con il Partito democratico e/o Cinque stelle, confida nella stessa chiarezza da parte degli alleati, convinta che occorra essere uniti non solo nella forma ma anche nelle scelte, nei progetti e nei programmi». Un altolà anche sulla legge elettorale: «Se è positiva la comune contrarietà ad una futura legge proporzionale per le elezioni politiche, restano ancora fumose le regole d’ingaggio sulle modalità con cui formare liste e programmi comuni».

Sulla Sicilia la replica leghista è affidata al coordinatore siciliano della Lega-Prima l’Italia Nino Minardo: «La Lega sulla Sicilia non ritarda nulla, anzi a Palermo per prima ha ritirato il suo ottimo candidato sindaco pur di avere una squadra unita. I dubbi su Musumeci non sono di Salvini o della Lega, ma semmai della netta maggioranza dei siciliani stando ad esempio all’ultimo sondaggio pubblico di Swg, che lo vede purtroppo terz’ultimo per gradimento in tutta Italia. La Lega continua a sostenere lealmente la giunta Musumeci e a lavorare non per interesse di partito ma per il bene dei siciliani, e la scelta sul futuro governatore verrà presa in Sicilia, non a Roma o a Milano, dopo le vittorie di Palermo e di Messina».

I leader dei principali partiti del centrodestra non si vedevano da gennaio, nei giorni convulsi dell’elezione del presidente della Repubblica. Allora si consumò una clamorosa rottura, con Salvini e Meloni concordi nel giudicare pesantemente compromessa l’unità della coalizione.

17 maggio 2022 (modifica il 17 maggio 2022 | 18:30)



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Cesare Zapperi , 2022-05-17 15:03:12 ,

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