Satelliti e tecnologia per ripulire il Po dalla plastica

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Del Po le cronache recenti stanno parlano soprattutto a proposito della drammatica crisi idrica, una delle peggiori degli ultimi 70 anni. Eppure dal fiume più grande d’Italia arrivano anche buone notizie, come quelle relative al progetto MAPP (Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po) promosso dall’Autorità di Bacino distrettuale e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Il monitoraggio, partito nel 2021, è ancora in corso, tuttavia Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino del Po, si sbilancia: “I risultati parziali sono molto positivi – spiega a Green&Blue –  ci aspettavamo dati peggiori. Ma non possiamo certo dire che siamo soddisfatti, perché l’obiettivo è cercare di cautelare al massimo l’Adriatico nel quale il fiume sfocia, un mare chiuso e per questo un mare fragile”.

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Quando chiediamo a Berselli perché l’Autorità di bacino ha deciso di finanziare questo studio innovativo sulla presenza di plastiche ci dice che la mission dell’Autorità è la qualità del corpo idrico. Ma poi accenna alla “narrazione che vuole che il Po trasporti una quantità ingente di plastica, senza però che siano mai stati effettuai controlli o analisi”. Per questo, “contro gli annunci, privi di riscontri oggettivi, sulle tonnellate di plastica trasportate abbiamo chiesto che ci venisse fornita la necessaria conoscenza scientifica”.

L’osservazione

Il progetto MAPP mette insieme tre diverse azioni in parallelo. La prima, ci racconta Giuseppe Dodaro della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, è “una visual observation condotta secondo un protocollo del Centro comune di ricerca europeo di Ispra (Joint Research Centre)”: gli osservatori si posizionano sui ponti, osservano la plastica che passa in un certo lasso di tempo in una specifica sezione del fiume, la contano e la classificano. “Lo stiamo facendo 5 volte a stagione per le 4 stagioni in 5 diverse stazioni, da monte a valle”. Questo permette di verificare cosa effettivamente finisce nel fiume e in base a questo fare stime su quantità e qualità dei rifiuti trasportati (“stime su dati reali, non su modelli di gente, come si fa di solito”). Osservazioni “puntuali” che consentendo di fare ipotesi anche sulla fonte dell’inquinamento (le campagne? Le città? La pesca?). Avere queste informazioni, chiarisce Dodaro, permette di pianificare azioni di mitigazione lungo il fiume e di prevenzione nei territori. Cosa avete visto passare dall’alto dei ponti?, chiediamo a Dodaro. Chi si aspettava le famigerate bottiglie di plastica resterà deluso: “Ad oggi, al netto delle osservazioni che arriveranno, gli oggetti in più osservati sono buste, mozziconi e sacconi agricoli, come quelli usati per i mangimi”.

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Il tracciamento della plastica

La seconda azione di monitoraggio, realizzata in collaborazione con Nauta srl, si avvale della tecnologia. Sono stati gettati nel fiume dei trackers, dei “barattoli” in plastica delle dimensioni di un vasetto di yogurt dotati di Gps e collegati al satellite Sentinel 2 dell’ESA. Per la durata del progetto, in diverse stagioni, ne verranno gettati in totale 100 per studiare il tracciato delle plastiche con i diversi livelli di acqua e in diversi punti del fiume: Torino, Isola Serafini (Piacenza) e Pontelagoscuro, in prossimità del Delta. Ciascun barattolino manderà ogni 12 ore un segnale al satellite che – un po’ come con le briciole di pollicino o le moderne app per atleti – permetterà di sapere “come si stanno muovendo, dove si sono fermati e dove andranno a finire”. I tracker sono insomma un modo per prevedere le mosse della plastica galleggiante. “Conoscere quali sono le principali zone di accumulo e in quali condizioni idrologiche i rifiuti di plastica si spostano lungo il fiume – precisa il ricercatore, segnalando le ricadute concrete della ricerca – è essenziale per poter pianificare adeguatamente le misure utili alla riduzione dei rifiuti che finiranno in mare”. Questo pacchetto di iniziative in corso per il Po è apparso talmente innovativo ed efficace che Ispra ha programmato di realizzare – sempre con Fondazione Sviluppo sostenibile e Nauta – un’attività analoga su altri 9 fiumi: Magra, Ombrone, Sarno, Po, Agri, Neto, Reno, Pescara, Simeto.

Le immagini satellitari

La terza attività del progetto ci dice tanto di come procede la ricerca legata alle immagini satellitari. Il satellite riceve dalla Terra segnali di luce in diverse bande, ma potremmo dire, semplificando, che “non li capisce”. Ad esempio non capisce se il segnale che arriva da un preciso tratto del fiume Po parta dall’acqua o da un ammasso di plastica. Per imparare a capire come il satellite ‘vede’ la plastica, l’Autorità di Bacino del Po e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova (dipartimento di Geoscienze, gruppo di ricerca coordinato dal professor Bizzi) hanno simulato grandi ammassi di plastica realizzando e installato in un’ansa del fiume due piattaforme di circa 150 m2, dotate di ricevitori GPS: una contenente solo rifiuti di plastica di vario tipo e l’altra rifiuti di plastica misti a residui vegetali.
 

Il gruppo di ricerca di Padova ha esaminato numerose immagini delle due piattaforme prodotte dal satellite Sentinel 2, per scoprire che la plastica (come anche la vegetazione) riflette in specifiche bande dell’infrarosso mentre l’acqua assorbe quasi tutta la radiazione. Le immagini satellitari, quindi, permettono di sapere se nel fiume ci sono zone con maggiore densità di plastica e di intervenire prima che finiscano in mare. Questa scoperta, sottolinea Dodaro, potrà ovviamente essere usata anche per altri corsi d’acqua e anche per il mare, non solo per rilevare la plastica ma anche per altre sostanze, come ad esempio liquami sversati.

Le analisi andranno avanti per tutto 2022 “in modo da ottenere risultati definitivi e arrivare ad una stima della quantità e della tipologia di rifiuti portati in Adriatico dal Po”, chiosa l’esperto della Fondazione. I risultati, verranno poi divulgati e usati per azioni specifiche legate ai tipi di plastica rilevati nei diversi tratti del fiume. “La conoscenza del fenomeno è essenziale – ci dice Berselli –  se non abbiamo un progetto scientifico che avvalora la direzione in cui muoverci perdiamo tempo e non otteniamo il risultato sperato”.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-07-06 14:52:44 ,

www.repubblica.it

[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-07-06 14:52:44 ,
Il post dal titolo: Satelliti e tecnologia per ripulire il Po dalla plastica scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-07-06 14:52:44 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue

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