Scarpe da ginnastica ottenute dagli scarti della frutta

0


FIRENZE – Nella storia delle eco sneaker di Giuliana e Dong Seon c’è il Made in Italy, un po’ di Corea, ci son le bucce delle mele, gli scarti dell’uva e quelli delle foglie d’ananas. C’è la voglia di progettare una scarpa realmente green e sostenibile e quella di realizzare un prodotto attento all’ambiente ma anche davvero bello. C’è pure una storia d’amore, per la verità. Il marchio fiorentino nasce appena due anni fa, a partire da un vuoto di mercato avvertito da Giuliana, una dei due fondatori. “Son da sempre appassionata a questi temi e cercavo una scarpa da ginnastica sostenibile, vegana, che fosse realizzata in Italia, con un design accattivante, senza il ricorso alla plastica, ma non trovavo nulla che fosse di mio gusto”.

Giuliana Borzillo ha 33 anni, ha origini napoletane, un master al Polimoda ed è product manager. La scarpa dei suoi sogni gliela disegna Dong Seon Lee, 42 anni, coreano laureato in moda a Seul, conosciuto qualche tempo prima al Micam, oggi suo marito. Per la realizzazione delle Id Eight vengono utilizzati solo residui e scarti della frutta non commestibili. “Un materiale che deriva dalla polimerizzazione di bucce e raspi d’uva, foglie dell’ananas e la similpelle di Frumat, ricavata dagli scarti delle mele attraverso un processo innovativo. Non utilizziamo nessun materiale poliuretanico.”

 

Progettato il design della scarpa e individuati i materiali, Giuliana e Dong Seon si affidano a una piccola azienda delle Marche, a conduzione familiare, per la produzione dei primi campioni: le sneaker realizzate sono indubbiamente belle, unisex, con chiari richiami anni ’90 e colori fluo. Ma bisogna testare se così la pensa anche il mercato. “Abbiamo deciso di metterle in vendita attraverso la piattaforma Kickstarter, con consegna a due mesi. Ci eravamo posti come obiettivo quello della vendita di almeno 100 paia di scarpe. Solo così, facendoci due calcoli, avremmo avuto la base per iniziare la nostra attività”. In sole 23 ore però, Giuliana e Dong Seon di scarpe ne vendono 120, in poche settimane più di trecento. Id Eight può iniziare. E anche se l’avvio è in salita, dato che la prima campagna di vendita si conclude a poche settimane dall’inizio del primo lockdown, la comunità di follower della startup innovativa continua a crescere: il canale Instagram dedicato al brand toscano conta già oltre 15 mila seguaci, sempre più numerosi.

“Il nostro prodotto è totalmente cruelty free. Oltre agli scarti della frutta, per le versioni estive utilizziamo tessuti realizzati totalmente a partire da plastiche di riciclo. Tutte le componenti derivano da poliestere riciclato: l’etichetta, i lacci, tutto”. Anche la suola è realizzata con una percentuale di gomma riciclata pari al 30%, perché, spiega Giuliana “Attualmente non è possibile superare quella percentuale altrimenti la suola si spezza, ma siamo fiduciosi che con la ricerca, questa percentuale con il tempo possa aumentare”. Fornitori italiani, filiera corta: le scarpe vengono prodotte nelle Marche e poi spedite da Firenze utilizzando corrieri che hanno nelle loro politiche di crescita obiettivi di azzeramento emissioni. Sono acquistabili esclusivamente online, per contenere il più possibile gli inevitabili ricarichi della filiera di vendita. Lo stesso nome, Id Eight è un messaggio: Id significa identità, l’otto è invece il simbolo dell’infinito e della circolarità, come le materie utilizzate.

 

Attualmente sono disponibili due modelli: Hana e Duri (che in coreano significa: uno e due). “La nostra idea di sostenibilità è anche quella di una moda che non sia usa e getta: vogliamo creare modelli continuativi, al di là delle mode passeggere”. Unica eccezione un’edizione limitatissima di scarpe con disegni e scritte di lotta firmate il cui ricavato è stato destinato al sostegno del movimento americano Black Lives Matters. Anche il packaging è da militante green. “La scatola non solo è realizzata interamente in carta riciclata ma all’interno il cliente troverà una bomba di semi: potrà piantarla in vaso, nel proprio giardino o nel parco della sua città. Sono pensate per attrarre le api e per spingere ciascuno a un gesto consapevole di attenzione verso la natura”.

 



Source link

Leave A Reply