ROMA – Della conta della Digos di Torino – sedici studenti vicini al centro sociale Askatasuna, due attivisti di Osa, uno del Fronte della gioventù comunista, tutti denunciati per l’assalto alla Confindustria di via Vincenzo Vela – non vogliono curarsi. “Non ci sono infiltrati nel movimento studentesco”, dicono. “Chi stava in prima fila al cancello difeso della polizia era uno di noi”, dicono ancora. “La ministra Luciana Lamorgese se ne faccia una ragione”.
Torino, studenti assaltano la sede di Confindustria: feriti 7 agenti. Individuati 20 esponenti dei centri sociali
di
Alessandra Ziniti
,
Corrado Zunino
L’ultimo movimento giovanile, tornato a crescere in questo inverno del 2022 che va a chiudere la pandemia di Omicron e la clausura della Generazione Dad, dice con i suoi atti alcune cose chiare: nel Paese è ripresa una conflittualità diffusa, nei confronti del governo e anche dei sindacati confederali. Si è alzato il livello della lotta: l’assalto a Confindustria Torino è definito da Simon Vial, responsabile scuola del Fronte della gioventù comunista, “un forte dato politico, succede perché abbiamo chiaro chi è responsabile dell’Alternanza scuola lavoro”. Insegna a ragazzi di 15 anni, dice Vial a proposito dell’Alternanza Pcto, “che è normale lavorare senza diritti”.
Chi rappresenta i giovani delle piazze?
E poi, terza questione, la ripresa delle manifestazioni – siamo al terzo venerdì consecutivo con adolescenti e post-adolescenti in piazza – sta ridefinendo la questione di chi rappresenta i giovani studenti di nuovo arrabbiati. Marco Lupo, lui matricola all’Università di Roma Tre ma riferimento per gli studenti di Osa (Opposizione studentesca d’alternativa), dice: “Le unioni e le reti classiche non fanno più parte del movimento. Li abbiamo cacciati il 4 febbraio sotto il ministero dell’Istruzione”. Le organizzazioni antagoniste presero la scalinata, quel pomeriggio, con un sorpasso rapido e aggressivo durante la marcia e iniziarono a cantare: “Noi non siamo la Cgil”. Consideravano a destra e a sinistra del sindacato di Landini la Rete degli studenti medi e l’Unione degli studenti mentre loro, nuovi antagonisti, preferiscono sintonizzarsi con i Cobas, in particolare l’Usb, “sindacato conflittuale”.
Le sigle che vogliono guidare il movimento
Fronte della gioventù comunista, Osa. Poi Lupa e i collettivi di derivazione autonoma dei singoli istituti (Virgilio e Mamiani a Roma). I Ksa a Torino. Sono le nuove sigle che vogliono mettersi alla testa del nuovo movimento. Hanno preso attivisti in questi mesi, è un fatto, e parte dell’organizzazione degli ultimi cortei è passata sulle loro spalle. Il Fronte della gioventù comunista, un nome fuori dalle apparenti coordinate della modernità, assicura che alle ultime elezioni scolastiche ha ricevuto 120.000 preferenze (dato non semplice da verificare). “In due stagioni abbiamo preso dodici rappresentanti nelle consulte provinciali”. Vive da dieci anni Fgc e nelle manifestazioni contro la Buona scuola si mostrava con un servizio d’ordine che sventolava piccole bandiere rosse e cantava “Fischia il vento”. Poi i ragazzi hanno rotto con il Partito comunista di Marco Rizzo “e adesso siamo alla ricerca di un approdo politico”. Osa è ancora più giovane, 2018. Si è presentato alla Camera giovedì scorso con Potere al popolo, lavora a Roma con il centro sociale “Acrobax” e a Milano con “Il Cantiere”. Dice l’oppositore Lupo: “Vogliamo innescare una scintilla che cambi questa società”. La vecchia rivoluzione, ecco. “Sì, sta arrivando”.
La mamma di Lorenzo: “Quei 100mila studenti in piazza, una carezza per mio figlio”
di
Rosario Di Raimondo
La Rete degli studenti medi, una delle organizzazioni definite classiche, non ha partecipato al terzo venerdì di protesta. “Non ci piaceva la data, ci è sembrata pretestuosa”, dice il coordinatore Luca Ianniello, “ma nessuno si può arrogare il diritto di dire chi rappresenta gli studenti. Per ora, noi abbiamo trenta consulte provinciali e quattro regionali”. Simon Vial, giovane comunista, riassume la giornata “Contro la scuola dei padroni”: “Le piazze di queste ore sono state incredibili, per numeri e messaggi. La narrazione della generazione disimpegnata è stata capovolta. Abbiamo grandi potenzialità, la pandemia ha solo acutizzato la nostra rabbia”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-02-18 21:51:03 ,www.repubblica.it