Negli ultimi vent’anni, James ha lavorato per un’azienda di sicurezza privata come agente in borghese nei negozi di lusso londinesi. Spesso filma i taccheggiatori che riesce a fermare, per poi mostrare i video alla polizia o condividerli con i colleghi su WhatsApp. Tuttavia, da febbraio ha trovato una nuova dimora per i suoi filmati: il suo account su TikTok, @london_content, che vanta già quasi centomila follower. La clip più vista sul suo profilo, che ha superato i venticinque milioni di visualizzazioni, viene mostrata una presunta taccheggiatrice che tira fuori i prodotti che ha nascosto nella gonna, con il sottofondo di Unholy di Sam Smith; la didascalia recita semplicemente: “È stata beccata“. Altri video riprendono borseggiatrici in azione o persone descritte come possibili finti senzatetto che chiedono l’elemosina. Quando non lavora, ora James vaga per le strade di Londra nella speranza di filmare attività illegali: in altre parole, nuovo materiale virale per il suo TikTok.
“Molti mi hanno ringraziato dicendo che li ho aiutati a individuare i borseggiatori per strada – racconta –; e poi la gente ama questi contenuti”. Nonostante i profili come @london_content stanno diventando sempre più popolari su TikTok, non tutti apprezzano questo tipo di video. Stefan Bloch, professore di geografia culturale e criminologia critica presso l’Università dell’Arizona, sostiene che i contenuti sui social media mostrano presunti criminali potrebbero aumentare la paranoia e creare minacce immaginarie, che spesso finiscono per esacerbare episodi di razzismo. “Ci rivolgiamo alle tecnologie di sorveglianza per ribadire gli stereotipi in cui già crediamo e per confermare le nostre paure“, spiega.
“L’unico effetto positivo che questi video potrebbero avere è quello di responsabilizzare chi ha più potere”, dichiara il docente, aggiungendo però che filmare persone già emarginate senza il loro consenso è una tendenza molto più difficile da giustificare. James non la pensa così. Ha chiesto a Wired UK di non rivelare la sua identità perché non è autorizzato a pubblicare i video che ha realizzato sul lavoro, ma non crede che i soggetti delle sue clip debbano godere dello stesso anonimato. Per l’uomo il rischio di riprendere possibili innocenti non è un fattore determinante: “Mostro il loro volto per mettere in guardia i cittadini e renderli consapevoli“, sostiene.
Fenomeno dilagante
James non è l’unico a pubblicare questo tipo di contenuti su TikTok. I video incentrati su presunti reati minori stanno proliferando sull’applicazione; molti di questi sono raccolti sotto l’hashtag “shoplifter” (“taccheggiatore“), che vanta oltre 860mila milioni di visualizzazioni, e “theft” (“furto“), che raggiunge un miliardo e mezzo di visualizzazioni. E la tendenza non è un’esclusiva britannica: negli ultimi mesi anche in Italia sono circolati molto video che riprendono presunte borseggiatrici all’opera sulla metropolitana di Milano, attirando un’enorme quantità di commenti che incitano alla violenza e alla giustizia privata. Esistono poi decine di account anonimi dedicati alla condivisione di questo tipo di contenuti, tra cui @shoplifterhero, @stolenwatchgroup e @gasstationthieves0. E nonostante gli utenti che caricano questi contenuti spesso sostengano di essere in cerca di giustizia o di sensibilizzazione, i loro video rappresentano una forma di intrattenimento controversa.
In merito alla politica di TikTok nei confronti dei video che mostrano presunti borseggiatori, Anna Sopel, portavoce della piattaforma per il Regno Unito, ha risposto: “Le linee guida della comunità sono chiare: non autorizziamo contenuti che ritraggono o incoraggiano attività criminali, incluso il furto, sulla nostra piattaforma. Consentiamo contenuti che condannano chiaramente le attività illegali, tuttavia non tolleriamo che i membri della nostra comunità vengano molestati e i contenuti incriminati saranno rimossi dalla nostra piattaforma”. L’aspetto allarmante della tendenza è il modo in cui questo tipo di filmati prende pubblicamente di mira persone di cui non è ancora stata dimostrata la colpevolezza. Nel 2021, Citizen, un’app che invia agli iscritti avvisi di sicurezza in tempo reale, ha erroneamente identificato e pubblicato l’immagine di un uomo innocente indicandolo come il sospettato di un incendio volontario e offrendo una ricompensa di trentamila dollari in cambio di informazioni che portassero al suo arresto. Episodi del genere potrebbero facilmente verificarsi anche su TikTok, dove una persona potrebbe essere accusata ingiustamente di un crimine e poi esposta a molestie, abusi o addirittura violenze.
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di Daisy Schofield www.wired.it 2023-04-25 16:00:00 ,