Steve Bannon è stato incriminato per oltraggio al Congresso

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Steve Bannon, ex consigliere e stratega dell’ex presidente statunitense Donald Trump e noto attivista di estrema destra, è stato incriminato per oltraggio al Congresso a causa del suo rifiuto di testimoniare davanti alla commissione d’inchiesta della Camera che sta indagando sull’assalto al Campidoglio (la sede del Congresso, a Washington DC) del 6 gennaio scorso. Se condannato, rischierebbe fino a dodici mesi di carcere.

La testimonianza di Bannon era stata richiesta dalla commissione – composta da sette Democratici e due Repubblicani – insieme a quella di altre persone vicine a Trump, per valutare se Trump avesse in qualche modo favorito il gruppo di suoi sostenitori, che il 6 gennaio aveva assaltato il Campidoglio con l’obiettivo di fermare il voto di certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali. Bannon, inoltre, si era rifiutato di fornire alcuni documenti che la commissione gli aveva richiesto.

Bannon è la prima persona a essere stata incriminata dalla commissione d’inchiesta che sta indagando sull’assalto al Campidoglio, ed è la prima volta dal 1983 che qualcuno è incriminato per oltraggio al Congresso: allora a esserlo era stata Rita M. Lavelle, che aveva lavorato nell’amministrazione guidata da Ronald Reagan.

Bannon ha 67 anni ed era stato lo stratega di Trump durante la campagna elettorale del 2016. Nel 2017, dopo vari screzi con il presidente e con alcuni membri della sua amministrazione, era stato allontanato. Negli ultimi mesi della presidenza di Trump, però, si era riavvicinato a lui, e secondo la commissione d’inchiesta della Camera lo aveva sostenuto nei suoi tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni.

Nel suo ultimo giorno da presidente Trump aveva inoltre dato la grazia a Bannon, che alcuni mesi prima era stato arrestato con l’accusa di essersi appropriato delle donazioni raccolte per la costruzione di un muro in un tratto del confine tra Messico e Stati Uniti, allo scopo di fermare i migranti. Bannon aveva giustificato il suo rifiuto a testimoniare sostenendo che le comunicazioni che coinvolgono il presidente degli Stati Uniti fossero protette dal “privilegio esecutivo” (“executive privilege”), il diritto presidenziale a non rivelare determinati argomenti al Congresso.

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www.ilpost.it
2021-11-13 08:10:12 ,

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