L’attacco delle milizie di Hamas ai danni di Israele del 7 ottobre rappresenta un fatto inedito nel conflitto che da decenni incendia il Medio Oriente. L’operazione è stata condotta via terra. Dalla Striscia di Gaza i miliziani sono penetrati anche a piedi nel territorio nemico per fare strage di civili e rapire 130 persone. Ma come è stata possibile un’azione così sorprendente? In più occasioni si è parlato di distrazione e sottovalutazione del pericolo da parte delle forze di intelligence israeliane, avvertite dall’Egitto che qualcosa di grave stesse per accadere.
L’altro elemento determinante nell’esecuzione dell’attacco terroristico, però, potrebbe essere rappresentato dalla misteriosa rete di tunnel che, negli anni, sono stati scavati sotto Gaza. Si tratta di luoghi in cui passa tutto ciò che in superficie è bloccato dagli embarghi egiziano e israeliano e dal muro con filo spinato costruito da Tel Aviv che circonda la Striscia. Da più di trent’anni i tunnel sono utilizzati per essenzialmente tre scopi: il commercio e il transito dei beni di prima necessità, tra i quali vi sono acqua, cibo e medicinali; il trasferimento di armi; l’ingresso dei miliziani palestinesi nei territori confinanti per scopi militari, come accaduto in questi giorni.
La “metropolitana” di Gaza
Inizialmente costruiti in maniera approssimativa, come spiega il Corriere della sera oggi i cunicoli sono “strutture dotate di luce, di supporti, profonde anche 60-80 metri, in grado di assicurare il transito rapido dei portatori”. Le prime gallerie nel territorio sottostante la Striscia sono state scavate alla fine degli anni Ottanta. In quel periodo, l’enclave palestinese era occupata da Israele, che lì aveva posizionato forze armate e insediamenti coloniali. La situazione sarebbe stata tale fino al 2005, quando il primo ministro di Tel Aviv Ariel Sharon ha ordinato la ritirata.
Un anno dopo, il movimento politico-militare Hamas ha vinto le elezioni che si sono svolte all’interno della Striscia di Gaza, territorio che ancora oggi amministra.
Era dunque il 2006 quando i fondamentalisti palestinesi hanno iniziato la loro opera di ampliamento del sistema di tunnel, anche noto come “metropolitana” di Gaza. Nello stesso anno, il sistema di cunicoli sotterranei è stato ulteriormente allargato e utilizzato dai miliziani jihadisti per un famoso blitz in territorio israeliano che ha portato al rapimento di un militare di Tel Aviv, Gilad Shalit. Il rapimento serviva a Hamas per uno scambio di prigionieri, che avvenne nel 2011. Tra i militanti palestinesi liberati da Israele per riportare in patria Shalit vi era Yahya Sinwar, figura di spicco di Hamas probabilmente a capo dell’operazione militare di sabato 7 ottobre.
Skytg24 riporta che, dopo il 2010, secondo le autorità israeliane i tunnel scavati e attivi erano più di mille, lunghi centinaia di chilometri. Un fatto, questo, che ha spinto nel 2014 l’esercito israeliano a invadere l’enclave palestinese con l’obiettivo di distruggere la fitta rete di passaggi sotterranei. Morirono 2.251 palestinesi, di cui 1.462 civili.
Pur essendo stata più volte, come in questi giorni, obiettivo dei bombardamenti israeliani e dei sabotaggi egiziani, la rete di tunnel è sempre stata ricostruita. Tel Aviv ha anche provato a fermare questa continua rinascita ed espansione dei cunicoli costruendo a sua volta un muro sotterraneo lungo 65 chilometri e profondo decine di metri. Forse le truppe israeliane, che dicono di essere in procinto di entrare nella Striscia, cercheranno gli ostaggi rapiti da Hamas all’interno della fitta rete di tunnel. L’operazione potrebbe risultare molto complessa e causare un numero estremamente elevato di vittime da entrambe le parti.
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di Giovanni Esperti www.wired.it 2023-10-13 12:56:16 ,