Il ministro degli Esteri: «Reputo più affidabile Giorgia Meloni». Conte rifiuta il corteggiamento del Cavaliere: «Apprezzo il cambio di rotta ma non sarà lui il candidato del M5S»
«Io in questo momento temo molto di più che nel centrodestra ci sia una profonda spaccatura sul Quirinale, soprattutto ad opera di Matteo Salvini, che non so quanto possa essere affidabile. Di certo, io reputo più affidabile Giorgia Meloni». Al ministro Luigi Di Maio risponde, sullo stesso palco, il collega di governo, il leghista Giancarlo Giorgetti: «Questo è il momento del senso di responsabilità, meno dichiarazioni e più riflessioni».
Mancano pochi minuti alla conclusione del primo dibattito di Atreju 2021, la festa dell’identità della destra, organizzata da Fratelli d’Italia. In piazza Risorgimento, a poche centinaia di metri dalla cupola di San Pietro, sotto un tendone gremito di dirigenti di partito e sostenitori, si parla di lavoro e futuro. Sul palco i ministri parlottano tra loro per tutto il tempo. «Staranno fissando la prossima pizza da Michele», scherza un meloniano. Al loro fianco ci sono anche Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI, l’azzurro Antonio Tajani, la presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro Marina Calderone e il capo dell’Istat Gian Carlo Blangiardo; modera il direttore del Messaggero, Massimo Martinelli. La padrona di dimora Giorgia Meloni ascolta in piedi. Ed è proprio quando tutto sta volgendo al termine che si inizia a parlare di Quirinale. Di Maio è il più diretto: «In questo momento temo molto di più che nel centrodestra ci sia una profonda spaccatura sul Colle, soprattutto ad opera di Matteo Salvini. Avere a cuore la nostra patria significa eleggere un presidente della Repubblica per l’interesse della nostra Nazione, non per giochi su se andare a votare nel 2022 o 2023». Molti in sala sorridono. Giorgetti invece sembra provare imbarazzo. Anche perché di lì a qualche secondo arriva la domanda: «Ministro, è più affidabile Meloni o Salvini?». Il numero due del Carroccio si difende: «Direttore, questa non era prevista». E allora Giorgetti la prende larga: «Questo governo di cui faccio parte, con questa maggioranza sicuramente anomala, nasce e risponde a una situazione eccezionale. Non è normale dialettica politica che la Lega stia al governo insieme al Pd. Ha senso un governo di questo tipo in una situazione di emergenza se può governare e prendere decisioni. Se guardando avanti ci si aspetta un anno di campagna elettorale in cui ciascuno fa campagna per le proprie bandiere, diventa difficile governare e governare anche l’emergenza». Il leghista, dunque, lancia un avviso a tutte le forze di maggioranza: «O c’è una presa di coscienza delle circostanze eccezionali, oppure mi sembra un po’ semplicistico ridurre tutto il dibattito politico su chi va al Quirinale, chi fa il presidente del Consiglio».
Tajani sul dossier Colle, che vedrebbe in corsa il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, si esprime così: «Per affrontare l’emergenza coronavirus serve Draghi a Palazzo Chigi». E il dirigente di FdI Lollobrigida auspica «un presidente della Repubblica arbitro con la speranza che dal 2023 non ci siano più governi che dividano la coalizione». Insomma, il centrodestra non appare esattamente unito e compatto. Non a caso Tajani minimizza: «Il grande merito del centrodestra in questi ultimi anni è stato quello di avere avuto la capacità sempre e comunque di fare sintesi». Nell’attesa, Silvio Berlusconi continua a corteggiare i pentastellati. Lo fa con un’intervista a
M
ilano Finanza
in occasione dei 35 anni del quotidiano: «Hanno dato voce a un disagio reale che merita rispetto e risposte». E se Di Maio definisce «significativa» la mano tesa dal Cavaliere, Giuseppe Conte rifiuta il corteggiamento: «Apprezzo il cambio di rotta ma non sarà lui il candidato del M5S».
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6 dicembre 2021 (modifica il 6 dicembre 2021 | 22:54)
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Giuseppe Alberto Falci , 2021-12-06 21:54:33
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