Il regista dei film su Thor della Marvel e del nuovo Star Wars sogna da tempo di firmare la sua personale versione del capolavoro cyberpunk giapponese, da 20 anni in un limbo produttivo
Taika Waititi, nel cast dell’ultimo lavoro con Ryan Reynolds –attualmente in sala – Free Guy, ha molti progetti in cantiere: per esempio, ha appena concluso le riprese del terzo capitolo delle avventure del Dio (o meglio, “Zio”) del Tuono, Thor: Love and Thunder (“Sarà una storia d’amore con tutti i crismi”, ha dichiarato); sta realizzando il suo Star Wars (“Lo sento molto mio”) e il live-action di Akira. Il regista neozelandese, lanciato dal mockumentary What We Do in the Shadows, ha rivelato a Wired Uk che cova da anni l’ambizione di dirigere una sua versione del capolavoro di fantascienza cyberpunk di Katsuhiro Ōtomo, manga realizzato tra il 1982 e il 1988 e trasposto in anime dallo stesso Ōtomo nel 1988.
Waititi ha in programma anche il seguito cinematografico di What We Do in the Shadows, il remake animato del super camp Flash Gordon e due adattamenti a cartoni tratti dai racconti per ragazzi di Roald Dahl (il papà di Willy Wonka). Tuttavia, è proprio Akira il progetto che gli sta più a cuore. Come James Cameron ha lottato strenuamente per portare alla luce il live-action ispirato al manga di culto cyberpunk Battle Angel Alita, Waititi ha spiegato: “Ci sto ancora provando, non voglio rinunciare!”. L’idea è proprio di fare una trasposizione della sconvolgente distopia di Ōtomo incentrata sul potentissimo esper (il mangaka è un fan di Philip K. Dick, che nel 1982 era tornato alla ribalta grazie a Blade Runner e che ha scritto spesso di individui con poterei telepatici e telecinetici) Kaneda e sulla società folle e corrotta di un’ipotetica Neo-Tokyo.
I diritti di questa pietra miliare dell’animazione giapponese sono stati acquisiti da Warner Bros nei primi anni del 2000; molti sono gli sceneggiatori e i registi che si sono avvicendati nel tentativo di dare vita a una trasposizione degna dell’opera, possibilmente – commentiamo noi – lontano dagli errori che hanno portato alla realizzazione del deludente e fotocopiato Ghost in the Shell, rifacimento dell’opera seminale di Masamune Shirow con Scarlett Johansson.
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www.wired.it
Lorenza Negri
2021-08-12 08:44:55