VENEZIA – I terreni dei Pili, di proprietà del sindaco attraverso la società “Porta di Venezia” dal 2018 convogliata in un blind trust; l’edificio comunale Palazzo Poerio Papadopoli venduto per 10 milioni e 800 mila euro; l’acquisto di un altro edificio storico, Palazzo Donà delle Rose, in campo Santa Maria Formosa. Nei due filoni dell’inchiesta della procura di Venezia, che martedì scorso hanno portato all’arresto per corruzione dell’assessore alla Mobilità, Renato Boraso (ieri si è dimesso e oggi non ha risposto all’interrogatorio) e che vedono indagato anche il sindaco Luigi Brugnaro e i suoi due più stretti collaboratori dello staff, c’è un trait d’union. Il suo nome è mr Kwong. Per la precisione Chiat Kwong Ching, imprenditore di Singapore che ha acquistato i due palazzi e che era interessato anche all’acquisto dei 41ettari dei Pili, un vasto terreno a ridosso di Venezia, sul quale aveva intenzione di sviluppare un maxi-progetto immobiliare.
Nei giorni scorsi i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Venezia hanno perquisito l’abitazione e gli uffici di Luis Lotti, plenipotenziario di mr Kwong in Italia, acquisendo atti e documenti contabili proprio per ricostruire i rapporti tra il magnate e lo staff di Brugnaro sul progetto dei Pili. Sia Lotti che Kwong risultano indagati nell’ambito dell’inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini.
Nel mirino del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza c’è la consulenza da 73 mila euro versata, attraverso la società Falc, alla Stella Consulting, società immobiliare dell’assessore Renato Boraso e della moglie. Una consulenza fittizia, secondo le indagini, dietro la quale si nasconde il prezzo della corruzione pagata a Boraso che si sarebbe attivato per far scendere il prezzo di Palazzo Poerio Papadopoli, acquistato da Kwong nel 2019 attraverso la società “Fortune Oxley” per 10 milioni e 800 mila euro, a fronte di una stima iniziale di 14 milioni di euro. Una riduzione del prezzo, secondo la difesa di Boraso, semplicemente legata al fatto che due precedenti bandi di gara per la vendita del palazzo, ex sede dei vigili urbani, erano andati deserti.
Per ciò che riguarda l’area di Pili era, in particolare, Derek Donadini, vice capo di gabinetto del sindaco e amministratore di fatto di Porta di Venezia fino al 2018, a tenere i rapporti per lo sviluppo dell’area dei Pili. Uno dei suoi interlocutori era Claudio Vanin, il grande accusatore che con il suo esposto dell’ottobre del 2021, ha fatto partire l’inchiesta della procura veneziana. Vanin, direttore generale della Sama Global, era stato incaricato di coordinare la progettazione dell’area e teneva i rapporti con lo staff del sindaco. Anche la casa e gli uffici di Donadini sono stati oggetto di perquisizione da parte dei finanzieri alla ricerca di, come si legge nell’atto di perquisizione, “documenti, scritture contabili, documentazione bancaria, bozze progettuali e appunti”.
Secondo la procura pure Donadini, Brugnaro e Ceron, si sarebbero attivati per far scendere il prezzo del palazzo, il cui acquisto avrebbe dovuto facilitare la chiusura delle trattative per la vendita del terreno dei Pili, a un prezzo di 150 milioni, a fronte di una promessa del sindaco e dei suoi due collaboratori – sempre secondo la procura – di raddoppiare i volumi edificatori. Brugnaro, nei giorni scorsi, è intervento spiegando che “l’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e varianti urbanistiche è totalmente infondata, come ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente e pubblicamente più volte”. Per Simone Zancani, avvocato difensore di Lotti, sull’area dei Pili era stato fatto semplicemente un preliminare di fattibilità, ma “non c’è stata alcuna trattativa” e la consulenza di 73 mila euro è una questione che riguarda Vanin e Boraso.
Oggi intanto la prima uscita istituzionale del sindaco che, parlando in Consiglio metropolitano, ha detto: “Da parte mia so di avere la coscienza pulitissima e lo dimostrerò nelle sedi opportune anche perché ci sono persone indagate, ci sono altri fatti che io personalmente non conosco e credo che non si possa dire molto altro per rispetto della magistratura e degli indagati. Farò la mia Via Crucis”. Questa sera, alle 20, sarà insieme al patriarca Francesco Moraglia all’inaugurazione del ponte votivo tra le Zattere e l’isola della Giudecca per la festa del Redentore.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-07-19 12:22:39 ,www.repubblica.it