La riforma dei campionati si ferma in Federcalcio. Prima, una riforma della sostenibilità del pallone malato con diagnosi di 5 miliardi di debiti. Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha accolto la richiesta di Giancarlo Abete, presidente della Lega Nazionale Dilettanti – ma condivisa da tutti i campionati, Serie A compresa – di rinviare l’assemblea straordinaria convocata inizialmente per l’11 marzo sulla modifica dello Statuto. “Tenuto conto della complessità del processo intrapreso e per favorire la condivisione su questa parte fondamentale del piano strategico, – si legge nella nota della Federcalcio – il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Giancarlo Abete, ribadendo la disponibilità all’eliminazione del cosiddetto ‘diritto d’intesa’, ha chiesto al presidente federale di rinviare l’assemblea già convocata per il prossimo 11 marzo. Sulla stessa metodologia di lavoro hanno concordato anche le altre componenti, pur mantenendo posizioni diverse in relazione al ‘diritto d’intesa’. Il presidente Gravina ha accolto la richiesta, sottolineando come debba essere comunque finalizzata all’approvazione del documento, senza la quale l’assemblea si dovrà svolgere”.
L’assemblea era una sorta di strumento di “minaccia” ai club (tutti, dalla Serie A alla C) perché era stata convocata per togliere il diritto di intesa (ossia il veto delle leghe sulle riforme). Il tavolo stavolta si è chiuso con una sorta di patto. Prima, la definizione di una riforma dei criteri economico-finanziari: il piano allo studio sarà presentato alle Leghe il 20 febbraio e sarà discusso dalle varie assemblee di lega. Poi dovrà essere votato in Consiglio federale (dove il presidente Gravina ha la maggioranza). L’idea in sostanza è di congelare la riforma dei campionati e riparlarne solo dopo aver fissato un programma di 5 anni per il risanamento, con obiettivo il 2029/30, dando priorità alle misure per la sostenibilità. Certo non è ciò che chiedevano Inter, Juve, Milan e Roma, che spingono per una riduzione a 18 squadre del massimo campionato. La questione calendari intasati è e resta prioritaria, ed è stata elemento di discussione, ma a oggi viene subordinata alla riforma economico-finanziaria. E in questo senso la Serie A ha chiesto che venga recepito qualcosa del proprio programma: ad esempio il salary cap. Un piano che le grandi non avevano votato e che però all’interno del tavolo di riforme non ha ottenuto un grande successo: tutt’altro.