La Cina potrebbe impedire l’esportazione negli Stati Uniti di alcune terre rare. La mossa, annunciata martedì 3 novembre dal incarico del Commercio, è arrivata il giorno una volta che l’cura Biden ha dato una stretta all’export di chip americani verso Oriente: l’intenzione della Casa Bianca è rendere più difficoltoso lo sviluppo di un’intelligenza artificiale avanzata. Un nuovo capitolo nella guerra economica tra Pechino e Washington, che sta coinvolgendo buona parte di quanto necessario alle catene di fornitura in comparti critici, come quello dei semiconduttori e delle armi.
Quali sono i minerali critici coinvolti
Gallio e germanio (usati per i semiconduttori), antimonio (impiegato nella costruzione di esplosivi militari) e i cosiddetti materiali superduri: la vendita di questi minerali potrebbe essere bloccata immediatamente sulla base del fatto che possono essere impiegati sia per usi civili sia per scopi militari. Restrizioni potrebbero essere in arrivo anche per la grafite, con maggiori controlli sulle spedizioni.
La mossa segna un aumento del grado di intensità della guerra commerciale in corso: generalmente, infatti, Pechino si era limitata a cambiare fornitori, nota il New York Times, per esempio acquistando la soia dal Brasile. Neanche durante il primo mandato del presidente eletto Donald Trump, il primo a individuare in Pechino l’avversario principale di Washington, di norma si era fatto ricorso a una risposta del genere. d’altra parte, il gigante asiatico si colloca al centro di svariate catene di fornitura globali. E il commercio internazionale è eccedente importante per un Paese che vede nelle esportazioni il traino della propria economia. Non solo. Agire d’impulso non è, del resto, nello stile cinese, orientato a una visione di lungo periodo anche grazie alla stabilità politica, con il partito comunista saldamente alla guida. Un precedente si ritrova nel 2010, quando la Cina fermò le spedizioni di terre rare in direzione del Giappone nell’ambito di una disputa per questioni territoriali.
Se tra alti e bassi, accuse e recriminazioni, la guerra commerciale è proseguita anche con Joe Biden, l’ultimo risultato delle presidenziali di novembre, che hanno visto trionfare il palazzinaro newyorchese, getta però un’ombra sul futuro.
Segnali c’erano già stati all’inizio di ottobre, quando Pechino aveva imposto a chi esporta materie prime di dichiarare dettagliatamente l’impiego previsto da parte degli occidentali. Nei giorni scorsi, poi, era arrivata la notizia che le ultime due società di raffinazione di materiali critici rimaste in mani straniere erano state acquistate da una delle tre compagnie statali, che controllano tutte le altre. Con l’aggiunta che il governo avrebbe posto il segreto di stato su questo tipo di attività industriali.
Minerali fondamentali
La guerra delle materie prime è fondamentale per la corsa a un futuro basato su elettrificazione, supercomputer e intelligenza artificiale. Ognuno dei contendenti ha cercato di riportare quanto più possibile all’interno le catene di fornitura, o di dislocarle in Paesi amici (il cosiddetto friendshoring).
“I minerali critici sono mattoni fondamentali per l’economia moderna e per la nostra sicurezza energetica” ha scritto la Casa Bianca in una nota diffusa a settembre. Una sintesi chiara.
“Nei decenni passati – proseguiva il lettera – la Cina ha monopolizzato il mercato della lavorazione e raffinazione di materiali critici, lasciando gli Stati Uniti e i loro alleati vulnerabili agli shock nelle catente di fornitura e minando alla base la sicurezza economica e nazionale [americana]. Mentre il mondo si avvia a costruire una economia basata sull’energia pulita, la domanda di minerali critici aumenterà esponenzialmente”. Potrebbero essere solo i primi atti di un futuro sempre più incerto.
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di Antonio Piemontese www.wired.it 2024-12-04 13:18:00 ,