Tornerà alla luce l’Uomo di Loizu, sepolto 11.700 anni fa

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AGI – È stato definito “eccezionale” il ritrovamento in Spagna di uno degli scheletri meglio conservati risalenti alla preistoria. “L’uomo di Loizu”, così ribattezzato, per la vicinanza del comune di Aintzioa-Loizu, riposa da circa 11.700 anni in una grotta nella valle dell’Erro, in Navarra, chiamata Errotalde I.

Si tratta di un maschio, morto in un’età compresa tra i 17 e i 21 anni, presumibilmente abitante della zona boscosa dei pre-pirenei, nel periodo compreso tra il Pleistocene e l’Olocene.

È stato individuato nel 2017 da un gruppo di speleologi ma, solo in questi giorni e dopo uno studio approfondito dell’ambiente, è stato dato il via libera al recupero dei resti. Lo scheletro si trova, infatti, in una posizione scomoda, a 200 metri dall’ingresso della grotta e per raggiungerlo si deve percorrere uno stretto e angusto sistema labirintico naturale.

Rito di sepoltura

Il corpo sembra essere stato deposto nella grotta intenzionalmente, avvolto in un sudario ricoperto da un sedimento rossastro, dopo un rito di sepoltura. E’ stato collocato in posizione distesa, a faccia in su e con le braccia sul ventre. Nel cranio è presente un foro.

“Questa scoperta è un’opportunità eccezionale per studiare come vivevano e morivano i nostri antenati”, ha dichiarato Maria Chivite, presidente della Giunta regionale, durante una conferenza stampa.

Secondo il professore di Preistoria dell’Università della Cantabria, Pablo Arias, è “un privilegio” poter affrontare la “sfida” di studiare “un reperto che è unico in Spagna e un caso molto raro in tutto il continente”, perché “ci sono pochissimi scheletri” appartenenti al periodo in questione, e ancora meno “in questo eccellente stato di conservazione”.

Informazioni genetiche

L’analisi dello scheletro potrebbe aiutare a comprendere meglio un’epoca storica importante. “L’uomo di Loizu” potrebbe fornire nuove informazioni dal punto di vista genetico, sulla sua mobilita’ e gli spostamenti fatti, sulle sue abitudini alimentari, sulle malattie di cui ha sofferto.

Le analisi saranno affidate a un team composto da 26 specialisti tra speleologi, archeologi, antropologi, geologi, restauratori e specialisti in grafica computerizzata, provenienti da diversi centri di ricerca dell’Unione europea.

Parallelamente, infine, si procederà all’esplorazione e all’analisi della topografia delle varie cavita’ e gallerie che stanno venendo alla luce nel complesso archeologico spagnolo e che potrebbero portare alla luce altri reperti. 

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