Petro ha tuttavia risposto per le rime alla rappresaglia di Trump, evocando dazi contro dazi: “Sono stato informato che intendi imporre dazi del 50% sul frutto del nostro lavoro che arriva negli Stati Uniti. Farò lo stesso”, ha scritto su X. Anche se i rischi non sono pochi per Bogotà: gli Usa sono il principale mercato per l’export del Paese latinoamericano, pari al 28% del totale. Una guerra commerciale rischia quindi gravi danni per i 16,2 miliardi di dollari di beni in gioco, per un terzo petrolio. Gli Usa da parte loro esportano 17,7 miliardi di beni nel Paese, da mais a componenti per aerei.
Lo scontro è iniziato domenica mattina, quando Il Presidente colombiano ha improvvisamente tolto la necessaria autorizzazione diplomatica all’arrivo di almeno due aerei militari C-17 già in volo con circa 160 migranti espulsi, costringendoli a rientrare alla base a San Diego. Velivoli militari richiedono nulla osta politici al contrario di voli civili. “Gli Stati Uniti non possono trattare i migranti colombiani come criminali. Ho cancellato il permesso agli aerei americani con i migranti ad entrare nel nostro territorio”. Ancora: “Riceveremo i nostri concittadini su aerei commerciali, senza che siano trattati da criminali”. In seguito, davanti alla minacce di Trump, ha alzato i toni: “Non ti piace la nostra libertà – Benissimo. Io non stringo la mano a schiavisti bianchi. Non ci dominerai”.
Bogotà non è isolata nel tentare una levata di scudi. Proteste si stanno levando da altre nazioni dell’America Latina per la violazione dei diritti umani dei migranti. Il Brasile ha denunciato nelle ultime ore il “trattamento degradante” di suoi cittadini, che sono arrivati in ferri e con lacci ai piedi. Il Messico la scorsa settimana aveva già respinto un velivolo militare Usa a sua volta pieno di migranti.
Trump ha proclamato di voler espellere milioni di clandestini, in gran parte latinoamericani, al più presto, anche se molti dubitano che un simile numero si possibile per costi, logistica e impatto sull’economia americana, dove i clandestini lavorano e appaiono insostituibili nell’agricoltura, nelle costruzioni e nei servizi. I migranti oltretutto commettono molti meno reati dei cittadini americani in proporzione, hanno rivitalizzato intere comunità e pagano le tasse anche senza ricevere benefici. Ma Trump ha fatto scattare molteplici ordini esecutivi che possono portare comunque ad espulsioni di massa, non solo di migranti responsabili di reati ma di ogni clandestino che cada in mano alle autorità. Ha mobilitato le forze armate, al confine e per i velivoli da trasporto, e autorizzato fermi anche in scuole chiese. Retate da parte di agenti armati dell’immigrazione sono iniziate in grandi città, da Chicago a Boston a Newark, seminando paura e con centinaia di arresti a volte, per errore, anche di cittadini americani.
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