di Angela Watercutter
Su Twitter esiste un’infinità di sottogruppi popolati da specifiche comunità o gruppi di utenti interessati a un particolare argomento. La piattaforma è animata dai cosiddetti Gay Twitter, Black Twitter, Trans Twitter e Twitter femminista, solo per citare alcuni esempi.
Da quando la settimana scorsa Elon Musk ha rilevato il social network per 44 miliardi di dollari, gli utenti osservano l’accordo con circospezione e si chiedono se la gestione della piattaforma da parte dell’imprenditore possa danneggiare queste comunità. “Con Elon Musk alla guida [di Twitter, ndr], è l’inizio della fine per il #BlackTwitter“, ha scritto il Los Angeles Times. “Elon Musk una volta ha twittato che ‘i pronomi fanno schifo’. Cosa mai potrebbe andare storto quando diventerà il proprietario di Twitter?” ha chiesto Them, aggiungendo che l’arrivo di Musk potrebbe rappresentare un “incubo” per le persone Lgbtq+.
I limiti di una libertà di espressione incontrollata
Nel suo articolo sul Los Angeles Times, l’autrice Erika D. Smith cita come motivo di preoccupazione alcune cause intentate per pregiudizi etnici contro Tesla, la società di auto elettriche di cui Elon Musk è ideatore e amministratore delegato (cause che l’acquisizione di Twitter contribuisce a tenere fuori dal ciclo delle notizie). Più in generale, gli utenti di Twitter si chiedono se i discorsi di Musk sulla promozione della libertà di espressione sulla piattaforma comporteranno una maggiore permissività nella moderazione dei contenuti, che potrebbe portare a un aumento delle molestie e degli attacchi verso i gruppi più deboli e marginalizzati. Per Musk, libertà di espressione significa poter dire qualsiasi cosa venga consentita dalla legge, ma come sottolinea su Wired US Gilad Edelman “consentire di dire qualsiasi cosa sia legale significherebbe esporre Twitter al razzismo, all’antisemitismo, all’omofobia, all’incitamento alla violenza espliciti, e a cose peggiori ancora”. Nel caso non fosse questo il suo intento, prosegue Edelman, il progetto di Musk rappresenterebbe comunque una notizia terribile perché “significa che non ha dedicato tempo a riflettere in modo serio sulla libertà di espressione prima di tentare di acquistare Twitter in nome della libertà di espressione“.
Nell’idea di Musk, “Twitter funge di fatto da piazza pubblica“, e in quanto tale dovrebbe essere un luogo dove le persone possano esprimere la loro opinione. Questa metafora, tuttavia, non sembra essere perfettamente calzante. È vero che per persone come Musk Twitter è un luogo in cui discutere delle cose che ritengono importanti per l’umanità; spesso le persone con milioni di follower sono anche quelle convinte che ciò che hanno da dire sia la cosa più importante. Ma per il resto di Twitter – ovvero circa 229 milioni di utenti giornalieri – la piattaforma assomiglia più a una metropoli. Gli utenti hanno dei quartieri in cui passano la maggior parte del tempo; a volte escono per parlano con degli amici, in altre occasioni si limitano a osservare dalla propria finestra, altre ancora conversano con degli sconosciuti in un parco. Anche se nella maggior parte dei casi non sono quelle in grado di cambiare il mondo a cui Musk sembra essere interessato, queste conversazioni sono comunque vitali.
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Le conseguenze sulle comunità più vulnerabili
Secondo Musk una maggiore apertura di Twitter incoraggerà il dialogo tra persone che hanno punti di vista diversi e alimenterà una “democrazia funzionante“. Ma se si pensa alla piattaforma come a una città, allora Musk si è essenzialmente comprato la carica di sindaco. I sindaci, però, vengono eletti, e Musk non lo è stato. Si è nominato capo di Twitter, e nonostante professi la speranza che anche i suoi “peggiori critici” rimangano sulla piattaforma, “perché questo è ciò che significa libertà di espressione“, sembra non capire che ricevere minacce di morte nelle menzioni è probabilmente molto più spaventoso quando non si è l’uomo più ricco del mondo. Nonostante Musk non abbia ancora assunto il controllo di Twitter, troll di estrema destra e neonazisti che erano stati sospesi dalla piattaforma stanno già cercando di creare nuovi account. Gab, Parler, Truth Social, e altri siti di social media che hanno un’ampia definizione di libertà di espressione sono già “inondati di estremismo, razzismo, misoginia, violenza e terrorismo“, come ha raccontato a Wired UK Joe Mulhall, direttore della ricerca del gruppo Hope Not Hate. Questo potrebbe avere ripercussioni dirette sui “quartieri” di Twitter che sono già i più vulnerabili. Nessuno vuole uscire senza cuffie quando sa che per strada si imbatterà in qualcuno pronto a lanciargli contro improperi di ogni tipo. Le persone che lo fanno sono di solito quelle per le quali questi improperi non esistono.
È possibile che siano anche quelle che ignorano le molestie e l’incitamento all’odio, o che sono disposte a farsi largo tra questi comportamenti pur di continuare a partecipare. Anche se è difficile sostenere che Twitter non rappresenti già oggi un ambiente tossico, tutti hanno un limite; se i membri di una determinata comunità iniziano ad abbandonare la piattaforma a tassi ancora più alti, ci saranno meno persone a guardarsi le spalle a vicenda. Forse Twitter non ha mai meritato di ospitare il loro punto di vista. È un dato di fatto che la piattaforma sia uno strumento estremamente pregiato per gli utenti che fanno parte di un’élite, come aziende, personaggi del mondo dello spettacolo, giornalisti e politici. La questione però non riguarda loro. Con ogni probabilità, questi utenti se la caveranno. Ma per chi ha meno di mille follower ed è in cerca di una comunità sul social network, o tenta di costruirsene una, le cose stanno diversamente. Anche se saranno in grado di continuare a dire quello che vogliono, potrebbe essere più facile zittirle a forza di insulti.
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www.wired.it
2022-05-02 17:00:00