Ma gli investimenti esteri diretti, spiega il manager, hanno superato i cinquecento milioni di dollari solo nel primo trimestre del 2023. Proviamo un resoconto, parziale. Ci sono il gruppo siderurgico Arcelor Mittal (120 milioni di dollari nel 2022, 130 nel 2023), il colosso dell’alimentazione Nestlé (40,5 milioni di euro annunciati nella regione di Smolyhiv, sempre a est). E poi ancora la danese Carslberg (40 milioni di euro nel 2022 per aumentare dell’80% la produzione di birra in lattina nello stabilimento Kyiv Brewery), ma anche la farmaceutica Bayer (annunciati 60 milioni per l’espansione nella regione centrale di Zhytomyr della divisione agricoltura).
Vanno forte i materiali per l’edilizia, con Fixit, Kovalska group e Cersanit (le ultime due società, però, hanno solo annunciato le operazioni). Potrebbe aggiungersi, si lascia sfuggire il dirigente, anche un gigante della produzione di veicoli elettrici che, prima della guerra, stava lavorando a un investimento da un miliardo; l’invasione ha congelato tutto, ma la speranza è quella di riannodare i fili del discorso. La Tesla di Elon Musk? Tsivkach nega. Quello che è certo è che il patron di Starlink ha aiutato parecchio il Paese durante il conflitto.
La carta principale che Kyiv si giocherà è l’allineamento alla legislazione europea, in forte progresso, soprattutto ora che il legame con Bruxelles si è consolidato. Molti, però, non si fidano del sistema degli appalti. “Ma funziona bene, e anzi: chi verrà a produrre qui i materiali per la ricostruzione troverà una corsia preferenziale nelle procedure grazie alle leggi sulla localizzazione delle imprese”. Se alla fine della guerra ci sarà l’adesione a Nato o una qualche forma di obbligo internazionale di difesa del Paese in caso di aggressione, aggiunge Tsivkach, “ci sarà spazio per aumentare di dieci o venti volte gli investimenti” afferma il manager. “Abbiamo meccanismi di derisking messi in campo dallo Stato e dai nostri partner internazionali per assicurare i capitali: ci sono la Banca mondiale, la US development finance corporation. Non solo. Il governo di Varsavia (grande sostenitore di Kyiv, ndr) sta lavorando a una bozza di legge per garantire gli investimenti delle aziende polacche, così come quello tedesco; abbiamo parlato con le italiane Sace e Simest, e a giugno abbiamo organizzato un incontro a Roma con la vostra Confindustria”.
Lotta alla corruzione
L’Ucraina, secondo Tsivkach, è profondamente cambiato da quando l’ex presidente filorusso Viktor Yanukovich riuscì a far sparire 40 miliardi di dollari di fondi statali prima di fuggire. Nonostante tutto, nella classifica di Transparency International è in 116ma posizione su 180 Stati considerati. L’Italia è 41esima, la Russia 137esima. Spiega il manager: “Dobbiamo far sapere a tutti che l’Ucraina sta combattendo su due fronti: contro l’aggressione di un nemico esterno, e al contempo sul fronte interno, facendo pulizia dentro i confini. Non è lo stesso Paese del 2012, del 2013. Ci sono state tante inchieste giornalistiche che hanno portato alla luce reati poi perseguiti. Il presidente Zelensky ha avviato una politica per cui gli abusi vengono puniti subito, e le garantisco che neanche chi fa parte della maggioranza di governo è al sicuro: due settimane fa sono stati arrestati diversi parlamentari“. “Anche le privatizzazioni delle aziende statali, in cui si annidavano ampie sacche di corruzione, hanno migliorato la situazione – prosegue il manager -. Persino la digitalizzazione ha giocato un ruolo: eliminando un certo numero di burocrati, ha ridotto le possibilità di bustarelle”. Ma c’è un altro fattore, per Tsivach, forse il più importante: “Centinaia di migliaia di ucraini sono finiti al fronte e, dopo l’esperienza bellica, non hanno nessuna tolleranza per la corruzione. È un movimento sociale portato avanti non solo dal presidente o dalle autorità anticorruzione, ma dalla stessa società civile. Per questo funzionerà”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Antonio Piemontese www.wired.it 2023-08-29 05:00:00 ,