Le università telematiche sono “un modello sbagliato”. L’affondo è arrivato nei giorni scorsi dal rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari. Una sua battaglia da quando è stato eletto a guidare il mega ateneo, quella della difesa di una didattica di qualità da garantire nelle aule, che arriva nei giorni della bagarre in Parlamento sull’entrata in vigore dei requisiti per l’accreditamento delle università telematiche, 11 in Italia, una rete che copre l’11,5% degli iscritti nel sistema accademico italiano. La ministra forzista Anna Maria Bernini ha stoppato quattro giorni fa l’emendamento nel Milleproroghe, presentato dalla Lega (primo firmatario Edoardo Ziello) in Commissione bilancio alla Camera, che chiedeva un rinvio di un anno per uniformarsi ai criteri qualitativi in particolare sul rapporto docenti/studenti. È il nodo dello scontro. Nient’affatto risolto.
L’ennesima frattura interna
La maggioranza adesso teme l’ennesima frattura interna, il Governo tiene il punto (per ora), ma la Lega è intenzionata a non cedere nonostante la bocciatura dell’emendamento. C’è la finestra del Senato per presentarlo, poco probabile per i tempi stretti. La proposta potrebbe essere di mediazione, voluta anche da una parte di FdI come dicono i bene informati: un ordine del giorno per istituire un tavolo tecnico (al Mur c’è già, si è insediato a marzo 2022) e dunque frenare l’applicazione dei requisiti nel rinnovo dell’accreditamento.
Un professore ogni 385 studenti
I rettori, tramite la Crui, e Anvur chiedono di aumentare la quota dei docenti a tempo indeterminato in rapporto agli iscritti. Secondo i dati del 2022, le università tradizionali hanno in media un professore ogni 28 studenti a fronte di uno ogni 385 delle online. Scrive l’Anvur in un suo Rapporto: “L’effetto combinato della riduzione dei requisiti di docenza richiesti per l’accreditamento dei corsi di studio, a fronte comunque di un aumento del numero dei docenti contestuale all’esplosione nel numero di iscritti, ha determinato il rilevante aumento del rapporto studenti/docenti, che è passato da 152,2 del 2012 a 384,8 del 2022 (un indicatore di circa tredici volte superiore rispetto alle università tradizionali)”.
Il diritto allo studio e la qualità della formazione superiore
Un punto dirimente, ne va del diritto allo studio e della qualità della formazione superiore. Una sfida, anche a fronte di iscritti in aumento nelle undici telematiche accreditate dal ministero dell’Università: in 10 anni sono passati da circa 44 mila a 224 mila. Tra l’altro è recente la bocciatura del Consiglio di Stato al ricorso di Uninettuno che aveva impugnato il Dm 1154/2021 con il quale il Mur ha provveduto all’aggiornamento triennale dei criteri di accreditamento periodico dei corsi di studio.
La Lega tira dritto
Se il blitz della Lega non è riuscito, la questione non è chiusa e l’emendamento, ribattezzato “Bandecchi”, dal nome del patron di Unicusano, torna in auge. Non a caso a nome dei rettori sono arrivate oggi le parole di Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università Bicocca a capo della Crui: “Le regole devono valere per tutti”, dice in un’intervista al Corriere. “I criteri elaborati dall’Anvur, l’agenzia di valutazione che accredita gli atenei, servono a mantenere la qualità del nostro sistema universitario e ad adeguarci agli standard europei. Non è pensabile che valgano soltanto per alcuni”.
Molari: “Le telematiche non sono una valida alternativa”
Il rettore di Bologna aveva ribadito alla presentazione dei dati sugli immatricolati e alla vigilia della battaglia parlamentare: “Di fronte alle giuste domande che la società ci rivolge, in troppi danno risposte sbagliate a partire da chi crede che le università telematiche possano costituire una valida alternativa e che un rapporto docenti-studenti di uno a 385 sia sufficiente per garantire una formazione credibile”. Insomma, il fronte dei Magnifici è compatto. Secondo Giovanni Molari il sistema universitario dovrebbe unire “alla quantità una comprovata qualità”. Sua la battaglia anche sui Tolc, i test di accesso alle lauree, in presenza. “Più si diffondono modelli sbagliati come quello delle università telematiche”, continua, “più si punta alla semplice quantità anche attraverso meccanismi selettivi di dubbia tenuta, più affermeremo la nostra volontà di distinguerci per far sì che le nostre laureate e i nostri laureati siano una garanzia per il mondo del lavoro privato e pubblico e per tutta la nostra società”.
Opposizioni all’attacco: “Conflitti di interesse”
Le opposizioni vanno all’attacco, Pd e M5S paventano conflitti di interesse. E gli interessi in gioco sono tanti anche solo perché si tratta di un mercato importante e in crescita. E che ha legami con il mondo politico. Lo stesso Francesco Polidori, inventore dell’università telematica e-Campus, e patron della Link Campus University di Roma, è stato deputato di Forza Italia. E se si guarda – è un dato di cronaca – alle donazioni ricevute dal partito di Salvini, compaiono i nomi di più di una università telematica, da Orienta campus Srl a Orizzonte docenti Srl a E-Campus.
“Lobbing poderosa del centro destra”
“Bene la decisione della ministra Bernini, ma la nostra battaglia proseguirà per arrivare a una rigorosa regolamentazione delle università telematiche” dichiara Alfredo D’Attorre, responsabile Università nella segreteria nazionale del Pd. “C’è una pressione molto forte che continua, un’attività di lobbing poderosa che trova orecchie molto attente nel centro destra. La nostra posizione è fermissima, ho apprezzato la presidente Iannantuoni che si è pronunciata in modo netto, e mi auguro non ci siano arretramenti, noi pensiamo che si debba andare avanti su una regolamentazione più organica e rigorosa, l’Anvur dovrebbe stabilire parametri più stingenti a tutela di qualità didattica e ricerca che si fa nelle università telematiche e della serietà degli esami. In diverse realtà ci troviamo di fronte ad esamifici che propongono percorsi facili alla laurea”.
“I finanziamenti elettorali”
I deputati M5S in commissione Cultura Antonio Caso e Anna Laura Orrico plaudono alla risposta di Bernini. Ma aggiungono: “peccato che la ministra sia finita sotto il fuoco amico di Fratelli d’Italia e Lega che avevano minacciato di votarlo ugualmente. L’emendamento “Bandecchi” è stato ritirato ma lo si vorrebbe presentare sotto forma di ordine del giorno. Chissà come mai tanto interesse per salvaguardare gli interessi delle Università online. Sicuramente nulla c’entrano i finanziamenti alle campagne elettorali ricevute da alcuni partiti e politici di maggioranza proprio dalle università online”.
“Il favoritismo in termini economici”
“Ci auguriamo che questo argomento sia definitivamente accantonato”, confidano i Dem Simona Bonafè, Debora Serracchiani, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro, Andrea Orlando e Matteo Mauri, “e che nella maggioranza non vi siano nuove tentazioni a presentare una norma che, come denunciato dalla Conferenza dei rettori, dall’Anvur e dell’Anac, favorisce le università telematiche in termini economici, impoverisce la qualità dei percorsi accademici e crea problemi in termini di legalità”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-02-13 07:30:32 ,bologna.repubblica.it