Dopo l’aborto, l’ambiente. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha limitato i poteri dell’Epa (l’Agenzia per la protezione ambientale) per ridurre l’emissione di gas serra delle centrali elettriche secondo il Clean Air Act, schierandosi con gli Stati repubblicani e l’industria fossile.
Secondo la Corte Suprema, l’Epa non ha l’autorità per imporre degli standard di emissione alle centrali elettriche esistenti, che sarebbe invece in mano al Congresso. Il voto è stato di 6-3, secondo le linee «di partito».
La decisione rappresenta un duro colpo per i tentativi dell’amministrazione Biden di combattere il cambiamento climatico. Il caso era arrivato davanti alla Corte Suprema dopo la direttiva del 2015 con cui l’Epa imponeva alle centrali elettriche a carbone di ridurre la produzione o finanziare forme alternative di energia; direttiva mai applicata, perché subito portata in tribunale. Le centrali a combustibili fossili sono la seconda maggior fonte di inquinamento negli Stati Uniti, dopo i trasporti.
Gli Stati Uniti sono il secondo maggior produttore al mondo di gas serra, alle spalle della Cina. Le implicazioni della decisione della Corte Suprema potrebbero estendersi ben oltre le politiche ambientali e segnala un crescente scetticismo, dovuto alla netta maggioranza repubblicana all’interno della Corte, nei confronti del potere delle agenzie federali.
Il presidente Biden ha condannato la decisione, dicendo che mette a rischio «la capacità della nostra nazione di garantire la qualità dell’aria e combattere i cambiamenti climatici».