Lo spettro della grande R, della recessione, torna prepotentemente alla ribalta sul palcoscenico dell’economia americana. È stato sollevato apertamente, in Parlamento, dal chairman della Federal Reserve Jerome Powell.
Un rischio nutrito da inflazione e shock energetici in arrivo dalla guerra scatenata dalla Russia, da traumi da pandemia nelle catene di approvvigionamento e, adesso, da aggressive manovre della stessa Fed sui tassi d’interesse per domare il dramma del caro vita. E assieme alle nubi addensatesi in Europa, gli orizzonti improvvisamente più cupi della maggior potenza al mondo moltiplicano le preoccupazioni per l’intero outlook globale.
È con questo fardello che il presidente Joe Biden è partito alla volta del G7 in Germania nel fine settimana. Solo l’anno scorso Biden aveva annunciato ai partner che «l’America è tornata». Oggi il viaggio transatlantico trova la sua leadership sotto assedio, indebolita da incognite economiche e cali nel consenso domestico.
Fmi rivede al ribasso le stime di crescita degli Usa
L’ultimo monito arriva dall’Fmi che ha rivisto al ribasso le stime di crescita degli Usa (al 2,9% dal 3,7% per il 2022). Per l’Fmi la recessione dovrebbe essere evitata per poco a meno che «gli attuali venti contrari si rivelino più persistenti del previsto, o che l’economia venga colpita da un altro shock negativo, che trasformerebbe il rallentamento in una recessione di breve durata». I dati più recenti hanno ormai suonato i campanelli d’allarme. La produzione industriale in maggio è salita dello 0,2% ma quella manifatturiera è scesa dello 0,1 %.
Nel decisivo settore immobiliare, la costruzione di case monofamiliari è diminuita in maggio e così i permessi per nuove abitazioni. Le vendite al dettaglio, barometro di consumi che contano per due terzi del Pil, sono arretrati dello 0,3% tra declini della fiducia. Aumentano le difficoltà delle famiglie nel pagare debiti. Il mercato del lavoro per ora tiene. Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione viaggiano tuttavia ai massimi da cinque mesi. E gli annunci di licenziamenti di massa si susseguono, da Tesla a Coinbase e Netflix. L’inflazione, intanto, il mese scorso ha evidenziato picchi annuali dell’8,6 %.