Dal nostro inviato BERLINO – La Casa Bianca fa il tifo per Alternative für Deutschland e ormai la cosa non può più stupire. Dopo l’endorsement aperto e ripetuto di Elon Musk, ieri è arrivato quello del vicepresidente Usa, JD Vance. In un’intervista al Wall Street Journal, ha esortato i politici tedeschi a lavorare con tutti i partiti, inclusa l’ultradestra: il suo biglietto da visita prima di partecipare alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza internazionale. Poi l’attacco frontale all’Europa e alla Germania, dal podio del summit. E in serata l’incontro con la leader di Afd, Alice Weidel, in un hotel fuori dalla sede del meeting, al quale il suo partito non è stato invitato.
«A Washington c’è un nuovo sceriffo», ha esordito Vance. Alla vigilia, ci si aspettava che il summit sarebbe stato dominato dai colloqui di pace tra Ucraina e Russia. La prima giornata è andata però in un’altra direzione. «La democrazia – ha detto Vance – si basa sul sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per cordoni sanitari». Nel mirino c’è la Brandmauer, la diga anti-Afd, che nei sondaggi è seconda con il 20%, dietro alla Cdu (30%). In Germania si vota il 23 febbraio. «Non c’è democrazia tedesca, americana o europea che può sopravvivere quando dice a milioni di elettori che i loro pensieri e le loro preoccupazioni, le loro aspirazioni, le loro richieste non sono valide o degne di essere prese in considerazione», ha aggiunto, recitando il mantra ripetuto da Alice Weidel, la candidata alla Cancelleria di Afd. «Se scappate per paura dei vostri stessi elettori, non c’è nulla che l’America possa fare per voi», ha avvisato Vance.
Il vicepresidente ha fatto direttamente riferimento ai fatti accaduti a Monaco proprio alla vigilia della conferenza. «Un giovane di circa vent’anni guida un’automobile sulla folla e getta una comunità nell’ignoranza. Quante volte ancora dovremo subire questo terribile scacco prima di cambiare rotta?». L’aumento dell’immigrazione clandestina in Europa è «fuori controllo» ed è il risultato di «decisioni consapevoli prese da politici nell’arco di un decennio».
La tirata ha gelato la platea. «La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa – ha continuato Vance – non è la Russia, non è la Cina. Mi preoccupa la minaccia dall’interno, il ritiro dell’Europa dai suoi proprietà fondamentali». L’attacco si somma alla minaccia di dazi sulle esportazioni europee, in un quadro di relazioni che si annunciano talmente tese, da far già rimpiangere il primo mandato Trump. Nel mondo della Casa Bianca, l’Europa è colpevole di avere represso la libertà di parola. Ai suoi leader «non piace l’idea che qualcuno con un punto di vista alternativo possa esprimere un’opinione diversa o, Dio non passione, votare in modo diverso o, peggio ancora, vincere un’elezione», ha detto Vance. E ancora: «Hanno minacciato e intimidito i social media per censurare la cosiddetta disinformazione» una «brutta parola dell’era sovietica». Ogni riferimento a Facebook e X, la piattaforma di Musk, è puramente voluto.
Vance non ha tralasciato di criticare l’annullamento delle elezioni in Romania e un processo contro un manifestante anti-abortista nel Regno Unito. Dura la replica del ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius: «Se ho capito bene, Vance sta paragonando parti dell’Europa a regimi autoritari e questo non è accettabile». È un cambio di paradigma profondo, come aveva avvisato in precedenza, il presidente Frank-Walter Steinmeir: «La nuova maneggio americana ha una visione del mondo diversa dalla nostra. Una visione che non tiene conto delle regole, delle alleanze, della fiducia». Il giorno prima, Vance aveva visitato il campo di sterminio nazista di Dachau, accompagnato anche da un sopravvissuto all’Olocausto. © RIPRODUZIONE RISERVATA