Vitalizi, dopo l’ok al ricorso di Formigoni assegno confermato anche per Del Turco. M5s contrario

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Nessun accordo in Consiglio di presidenza del Senato sul caso del Turco. Ma il Cdp, dopo quasi due ore di discussione, ha preso atto che la decisione della Commissione Contenziosa di palazzo Madama, che ieri ha dato via libera al ricorso di Formigoni, è esecutiva “erga omnes”. Si tratta di una sentenza che annulla la delibera Grasso-Boldrini del 2015 sullo stop al trattamento previdenziale ai parlamentari condannati. A quanto si apprende, il taglio del vitalizio per Ottaviano Del Turco, l’ex leader del Psi gravemente malato, per ora non sarà perciò operativo, in virtù di quanto già stabilito per Formigoni. Contrari alla decisione i parlamentari del M5S, che hanno fatto sapere che chiederanno di impugnare la sentenza della Commissione Contenziosa, perché apre la strada all’annullamento di tutte le delibere del Senato, legate alla Grasso-Boldrini.

Il caso Del Turco

L’Ufficio di presidenza del Senato aveva revocato lo scorso anno il vitalizio all’ex ministro e presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco a causa della condanna definitiva a 3 anni e 11 mesi pronunciata dalla Corte di Cassazione nell’ottobre 2018 per «induzione indebita» a proposito delle vicende della Sanitopoli abruzzese che culminarono con il suo arresto nel luglio del 2008. La condanna della Cassazione aveva confermato la sentenza della Corte d’Appello di Perugia del 2017 nel processo d’appello-bis. Del Turco era invece stato prosciolto dalle accuse di associazione per delinquere, corruzione e falso.

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M5s sulle barricate

«I casi Formigoni e Del Turco sono entrambi collegati a scandali sanitari, al di là della sentenza della Contenziosa, è importante che la politica dia un segnale su questo, mi pare un momento in cui il tema della sanità meriti rispetto e attenzione, anche partendo da queste vicende» ha attaccato la senatrice del M5S, Laura Bottici, al termine del Consiglio di presidenza di Palazzo Madama. «Come Cinque Stelle – ha spiegato – sulla sentenza abbiamo chiesto al Senato di appellarsi, di ricorrere al Consiglio di Garanzia, chiedendo la sospensiva, non vorrei che partissero i rimborsi, una cosa che potrebbe mettere a rischio il bilancio del Senato stesso».

«Fondato» il ricorso di Formigoni

Vale per ora il precedente di Formigoni. Il suo ricorso è stato giudicato «fondato» dalla Commissione Contenziosa del Senato. L’organismo presieduto dall’ex sottosegretario alla Giustizia, l’azzurro Giacomo Caliendo, ha annullato infatti la cosiddetta delibera Grasso del 2015 che prevede la sospensione della pensione per i parlamentari in seguito a condanne definitive. Tra le norme citate «la Commissione – si legge nelle motivazioni depositate – deve richiamare l’attuale vigenza dell’articolo 18-bis, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, (relativo al c.d. Reddito di Cittadinanza), che ha previsto la sospensione dei trattamenti previdenziali solo e unicamente per i soggetti condannati a pena detentiva con sentenza passata in giudicato per gravi reati» come terrorismo e associazione di stampo mafioso.

Inoltre, la normativa del 2019 prevede anche la sospensione dei trattamenti previdenziali ai soggetti «condannati definitivamente a pena detentiva per ogni altro delitto per il quale sia stata erogata, in via definitiva, una pena non inferiore ai due anni di reclusione, ma solo nel caso in cui si siano volontariamente sottratti all’esecuzione della pena». Non è il caso di Formigoni che sconta ai domiciliari la sua pena definitiva di 5 anni e 10 mesi per corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele. Non solo. La commissione ricorda nelle motivazioni che il trattamento post mandato dei parlamentari «ha carattere previdenziale», tanto più dopo l’introduzione del «calcolo interamente contributivo»



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