vive isolato e crede nella sua propaganda»- Corriere.it

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di Marco Imarisio

La giornalista-blogger che svela i segreti dell’lite: Il presidente russo un muro davanti a chi gli spiega i problemi della guerra. Le classi dominanti si dicevano certe che non sarebbe successo nulla

Stavo pensando di lasciare il giornalismo. Ai primi di febbraio ero partita con mio marito per una vacanza in Sri Lanka. Poi, scoppiata la guerra.
La vita cambia in fretta, quando accadono eventi enormi, che ti obbligano a rimettere tutto in discussione. Farida Rustamova era considerata una cronista emergente, per via delle sue fonti all’interno delle lite economiche o politiche che gravitano intorno a Vladimir Putin. Negli anni, ha lavorato per Bbc Russia, per il sito Meduza, e infine per Rain.tv, testate non pi raggiungibili o costrette a chiudere. A dicembre del 2021 ho mollato. Era gi chiaro quel che sarebbe successo. Avevo deciso di andare via e fare altro. Non mi sembrava ci fosse altra scelta. Lo spazio per il giornalismo indipendente non esisteva pi.

La notte del 24 febbraio l’ha fatta tornare sui suoi passi. Mi sono ritrovata all’estero, sulla strada per Mosca, con qualche maglietta nello zaino e nient’altro. Non potevo credere che la Russia stesse bombardando un Paese fratello. Avevo bisogno di canalizzare la mia angoscia. Sono una giornalista, mi sono detta, cos’altro posso fare se non il mio lavoro? Ed eccomi qui. Non riempio certo il vuoto enorme lasciato dalla vera informazione nel mio Paese. Ma in qualche modo, posso provare a rompere il silenzio. Ad appena un mese dall’apertura, il suo blog e la sua newsletter Faridaily sulla piattaforma di Substack, dove ha pubblicato in esclusiva anche documenti riservati sui negoziati tra Russia e Ucraina, sono diventati uno strumento irrinunciabile per chiunque voglia davvero capire quel che sta accadendo nei dintorni del Cremlino. Un’ultima cosa: Farida ha appena trent’anni.

Le sue fonti all’interno delle classi dominanti russe sapevano che sarebbe scoppiata la guerra?

Ci parlavo anche nei giorni precedenti quel 24 febbraio. E tutti si dicevano certi che non sarebbe successo nulla. Non erano preoccupati. Non se lo aspettavano. Questa stata l’operazione speciale di Putin, fatta e preparata in gran segreto. All’insaputa di quasi tutti.

E chi non sapeva, come ha reagito?

Molti hanno espresso il loro disaccordo, facendo in modo che arrivasse fino a Putin. Non vero che tutti hanno taciuto. Qualcuno, tra chi non era preparato alle conseguenze della guerra, cominciando dalla distruzione dell’economia, ha provato a farsi sentire.

Con quali risultati?

Zero. Non ascoltava, e ripeteva sempre le stesse cose, che la Russia non ha iniziato la guerra, che non c’era altra scelta, eccetera. Negli ultimi due anni ha vissuto in isolamento totale. E ora va anche peggio.

Pu fare un esempio?

Alexej Kudrin, che stato suo ministro delle Finanze dal 2000 al 2011 e soprattutto suo amico dai tempi di San Pietroburgo, lo ha contattato nei primi giorni del conflitto. Ha cercato di spiegargli che l’economia russa sarebbe ben presto scesa al livello dei primi anni Novanta, ovvero al disastro. Putin gli ha fatto capire di non comprendere il senso del suo messaggio, di non capire perch gli stesse dicendo quelle cose. Un muro.

Trentanove giorni dopo, sempre tutto uguale?

Quelle stesse persone che all’inizio si lamentavano, ora hanno accettato la situazione. Non possono fare altro. Bisogna capire che le lite russe hanno una et media molto elevata. Un mese dopo, molti hanno capito che le sanzioni impediranno loro di finire le loro vite in Occidente, come sognavano. Ora non possono pi farlo. Sono intrappolati a dimora, e sono rassegnati ad accettare questo destino.

Sta dicendo che Putin oggi ancora pi forte?

Guardiamo ai fatti. Nei primi giorni del conflitto si diceva che i grandi nomi della nomenklatura e dell’economia sarebbero fuggiti. Non si mosso nessuno. Anzi. Molti sono diventati solidali con Putin. Per sopravvivere, per non andare in galera. Non puoi essere sicuro della loro sincerit. Ma sono obbligati a restare. Putin li ha legati a s. Adesso, con le sanzioni, non hanno altro interlocutore che lo Stato, ovvero lui. Non c’ via di uscita.

Le sanzioni sono controproducenti?

Una parte di me pensa che noi russi ci meritiamo quel che sta accadendo. Potevamo scegliere in modo diverso, e non l’abbiamo mai fatto. Ma anche vero che patiamo le conseguenze di una guerra per la quale non siamo da accusare in quanto popolo. Quel che certo che l’intero Paese ormai chiuso in una gabbia, della quale solo Putin ha le chiavi. E questo vale per tutti quelli che ci sono rimasti chiusi dentro.

Ma lui, cosa pensa e dove vuole arrivare?

Molte persone mi hanno confermato il fatto che Putin crede alla sua stessa propaganda. Pensa quello che dice, per citare Angela Merkel. La mia opinione che, sempre da solo, stia cominciando a realizzare gli errori commessi. Chi lo chiama pazzo, sbaglia ancora una volta. In lui c’ ancora e c’ sempre stato un pensiero razionale.

2 aprile 2022 (modifica il 2 aprile 2022 | 23:13)



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Marco Imarisio , 2022-04-02 21:13:52
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