Tra paure, fusioni e un futuro che sembra sempre più piccolo
A Hollywood la possibile vendita di Warner Bros. è vissuta come un terremoto. Non importa chi alla fine comprerà lo studio — Netflix, Paramount o un terzo giocatore — il clima è lo stesso ovunque: dal preoccupato al disperato. E, per chi lavora nel settore, la differenza tra Netflix e Paramount ormai conta poco.
Da settimane, gli ambienti del cinema parlano di caos e panico. Forse esagerano, ma non troppo: ogni categoria ha ottime ragioni per temere un’acquisizione di questa portata. Netflix aveva visto accettare la sua offerta, poi Paramount-Skydance è entrata a gamba tesa con una proposta aggressiva. Una guerra al rialzo che però, per Hollywood, significa solo una cosa: tagli.
Il timore più grande: meno concorrenza, meno lavoro
Se Paramount dovesse inglobare Warner, il rischio è evidente. I due gruppi sono simili, anche se Warner è molto più grande. Non ci sarebbe bisogno del doppio degli uffici stampa, del doppio dei marketing, del doppio dei legali. I tagli sarebbero inevitabili.
E poi c’è la questione storica: nessuna fusione, in passato, ha aumentato la produzione.
Si produce meno, punto.
Unendo Paramount e Warner, sparirebbe un concorrente interno. Un solo grande gruppo non ha alcun interesse a farsi concorrenza da solo.
Contesto ancora più cupo se guardiamo agli ultimi cinquant’anni: da otto grandi studios si è scesi a cinque (Disney, Universal, Warner, Sony/Columbia e Paramount). Una fusione ridurrebbe il numero a quattro.
Meno studios = meno film = meno lavoro.
Il nodo Netflix: la sala contro lo streaming
Paramount almeno crede ancora nel cinema tradizionale. Netflix no.
Per questo, l’ipotesi di Warner in mano alla piattaforma è vista come una minaccia diretta alle sale.
Cinema United parla di «una minaccia senza precedenti», temendo la sparizione di un quarto dei blockbuster da cui dipendono gli incassi dei cinema. Magari è un’ipotesi allarmistica, ma nessuno può davvero escluderla.
Hollywood, poi, non ha dimenticato lo sciopero di sceneggiatori e attori di due anni fa: un conflitto nato principalmente dal modello economico dello streaming, e soprattutto da Netflix, che ha imposto contratti poco remunerativi e ha prosciugato la classe media creativa.
Non è un caso che i sindacati oggi siano compatti contro l’acquisizione.
Il sospetto: Netflix potrebbe anche non voler comprare davvero
C’è un’ipotesi che circola negli ambienti più tecnici: Netflix potrebbe essere entrata nella partita solo per rallentare i rivali. Un anno di incertezza brucerebbe valore a Warner e penalizzerebbe Paramount.
Netflix pagherebbe sì una penale da 5 miliardi in caso di ritiro. Ma potrebbe considerarli un investimento strategico.
HBO Max e gli altri pezzi preziosi
Warner non è solo cinema: c’è HBO Max, che arriverà in Italia a gennaio.
HBO è sinonimo di qualità e cura, l’esatto contrario della logica dei volumi di Netflix. E l’idea che la piattaforma possa essere assorbita, snaturata o compressa dentro un unico catalogo fa storcere la bocca a molti.
Con Paramount non andrebbe molto meglio. Tra le ragioni della sua offerta c’è la possibilità di controllare CNN, rete odiatissima da Donald Trump. Un panorama mediatico ancora più politicizzato non è una prospettiva che Hollywood saluta con entusiasmo.
Comunque finisca, si produrrà meno
È una certezza: dal 2029, quando scadranno i contratti attuali, Warner produrrà meno film. I titoli “medi”, quelli da piccolo profitto ma grande valore culturale, rischiano di sparire. Come Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson: poco lucro, tanta qualità.
Eppure è anche questo cinema che tiene viva l’industria.
Nessuno crede in un cambiamento positivo
Da anni si parla di ripensare il rapporto tra sale e streaming, di rivedere i tempi di uscita e i modelli di sfruttamento. Ma nulla si è mosso. Se Netflix ottenesse un potere enorme su entrambi i mercati, potrebbe teoricamente migliorare l’intero sistema.
La verità? A Hollywood nessuno ci crede davvero.
Il futuro del cinema americano sembra farsi più stretto, un pezzo alla volta.
E la vendita di Warner Bros. è solo l’ultimo, enorme, passo verso un panorama con meno voci, meno rischi, meno libertà creativa.
Esattamente ciò che Hollywood teme di più.
















