Il nuovo rapporto dell’ECRI (European Commission against Racism and Intolerance), pubblicato il 22 ottobre 2024, mette nuovamente sotto la lente d’ingrandimento le politiche italiane contro il razzismo, l’intolleranza e la discriminazione. Il documento contiene 15 raccomandazioni rivolte alle autorità italiane, delineando un percorso che l’Italia dovrebbe intraprendere per garantire una tutela più efficace dei diritti fondamentali e una piena inclusione sociale.

Un organismo indipendente per la parità e un rafforzamento dell’UNAR
Tra le priorità indicate dall’ECRI spicca la richiesta di istituire un organismo per la pari opportunità pienamente indipendente, elaborato in consultazione con le organizzazioni della società civile. Contestualmente, l’UNAR — attualmente collocato all’interno della Presidenza del Consiglio dei ministri — dovrebbe essere rafforzato nel suo ruolo di coordinamento delle politiche contro il razzismo.
L’ECRI ribadisce che, nella configurazione attuale, lo status giuridico dell’UNAR non garantisce quell’indipendenza necessaria agli organismi per la parità, come già segnalato nei precedenti rapporti.
Le raccomandazioni: dal piano d’azione nazionale alle campagne di sensibilizzazione
Il rapporto invita inoltre le autorità italiane a:
- adottare un piano d’azione nazionale contro il razzismo;
- avviare campagne di sensibilizzazione rivolte al grande pubblico per promuovere uguaglianza, diversità e dialogo interculturale e interreligioso;
- mettere in campo misure più efficaci contro l’incitamento all’odio.
Progressi: scuola, diritti LGBT+ e sostegno ai centri antidiscriminazione
Pur evidenziando molte criticità, l’ECRI riconosce all’Italia alcuni progressi rispetto all’ultimo rapporto del 2016:
- un sistema più avanzato di raccolta dati sul bullismo, anche quello motivato da etnia o orientamento sessuale;
- la creazione di corsi online per insegnanti dedicati alla prevenzione e al contrasto di comportamenti discriminatori;
- il riconoscimento delle unioni omosessuali;
- l’adozione di una strategia nazionale LGBT+ e il miglioramento dell’assistenza sanitaria per le persone transgender;
- l’introduzione di sistemi di sostegno finanziario ai centri contro la discriminazione basata su orientamento sessuale e identità di genere, compresi i centri di accoglienza per le vittime di violenza LGBTI.
Questi risultati dimostrano un avanzamento significativo, ma non sufficiente ad affrontare la complessità del problema.
LGBTI: tra discriminazioni e procedure ancora troppo complesse
Secondo il rapporto, le persone LGBTI in Italia continuano a subire discriminazioni diffuse nella vita quotidiana. In particolare, desta preoccupazione la procedura per il riconoscimento legale del cambio di genere, descritta come lunga, complessa ed eccessivamente medicalizzata.
Un clima pubblico sempre più divisivo
Uno dei passaggi più critici del rapporto riguarda l’impatto delle dichiarazioni pubbliche di alcuni rappresentanti politici. L’ECRI segnala con preoccupazione discorsi sempre più xenofobi, polarizzanti e antagonisti, rivolti in particolare contro:
- rifugiati e richiedenti asilo,
- migranti e cittadini italiani con background migratorio,
- comunità Rom,
- persone LGBTI.
Secondo la Commissione, questo clima rischia di ostacolare ulteriormente i processi di integrazione e inclusione, alimentando tensioni sociali e stigmatizzazioni.
Non mancano poi preoccupazioni sulle ripetute critiche politiche verso singoli magistrati impegnati in casi di migrazione, giudicate eccessive e potenzialmente lesive dell’indipendenza della magistratura.
Forze dell’ordine: poca responsabilità per gli abusi a sfondo razzista
Un altro nodo irrisolto riguarda la condotta delle forze dell’ordine. L’ECRI denuncia che negli ultimi anni non siano stati fatti progressi significativi per garantire:
- una maggiore responsabilità nei casi di abusi a sfondo razzista o LGBTI-fobico da parte di agenti di Polizia, Carabinieri o altri corpi;
- la creazione di meccanismi di controllo indipendenti.
La Commissione propone l’istituzione urgente di un gruppo di lavoro che coinvolga UNAR, istituzioni competenti, magistratura e società civile, con l’obiettivo di sviluppare strumenti efficaci di monitoraggio e accountability, incluso un possibile organismo indipendente di controllo sull’operato della polizia.
Profilazione razziale: testimonianze preoccupanti
Durante la sua visita in Italia, l’ECRI ha raccolto numerose testimonianze relative a profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, in particolare ai danni della comunità Rom e delle persone di origine africana.
Per la Commissione, la profilazione razziale si verifica quando agenti di polizia utilizzano criteri come razza, colore della pelle, lingua, religione o origine etnica nelle operazioni di controllo senza una giustificazione oggettiva e ragionevole.
Di conseguenza, l’ECRI ha raccomandato un studio indipendente che analizzi l’estensione del fenomeno e identifichi soluzioni concrete per contrastarlo. La Commissione tornerà a valutare i progressi italiani già tra due anni.
Conclusioni
Il rapporto dell’ECRI offre un quadro complesso: da un lato riconosce progressi significativi nel campo dei diritti umani e della lotta alle discriminazioni; dall’altro evidenzia lacune profonde e strutturali che continuano a minare la piena tutela delle persone più vulnerabili.
Le raccomandazioni avanzate — dall’istituzione di un organismo indipendente per le pari opportunità ai meccanismi di monitoraggio della polizia — rappresentano una roadmap chiara. Resta ora alle istituzioni italiane il compito di tradurre queste indicazioni in politiche concrete, capaci di promuovere una società più equa, inclusiva e rispettosa delle diversità.















