Il termine inglese drag queen identifica oggi le persone che si esibiscono in canti, imitazioni, cabaret e balli, indossando trucco e abiti tipicamente riconducibili a un codice estetico femminile, con l’obiettivo di estremizzare ed esaltare proprio il concetto di femminilità.
L’etimologia del termine è piuttosto dibattuta, anche se si crede sia stato utilizzato la prima volta nella seconda metà dell’800 e possa essere un acronimo di ”Dressed Resembling A Girl”, vestito come una ragazza, usato per descrivere il travestitismo teatrale maschile. Più facile intuire l’origine della parola “queen”, legata alla finta regalità inscenata dalle persone che fanno drag e collegata ai termini “quean” o “qwene”, che in anglosassone significavano semplicemente “donna”, usati nel ‘900 per riferirsi nello specifico a donne promiscue e a uomini gay.
Il legame con il mondo teatrale non è casuale: per secoli le donne non sono potute salire sul palco e le interpretazioni femminili venivano assegnate a uomini obbligati a estremizzare i caratteri dell’altro sesso anche attraverso il trucco, il parrucco e l’abbigliamento. Un’estremizzazione che è rimasta in continuità con gli spettacoli drag.
Le drag queen sono sempre state, tradizionalmente, uomini cisgender: a lungo, in Italiano e inglese, non è esistita una vera distinzione tra persone transgender e persone travestite. Chi non si riconosceva nella propria identità di genere, fino alla prima metà del ‘900, aveva come unica possibilità quella di “vestirsi da donna”, in assenza di pratiche mediche per la rassegnazione del sesso.
Guardando ai tempi più remoti, il limite tra il mero travestitismo e quella che oggi è definita disforia di genere – ovvero il mancato riconoscimento nel genere assegnato alla nascita – per alcuni personaggi risulta piuttosto labile. Chissà cosa sarebbe stata la vita di molte persone più o meno celebri se fosse stata data loro la possibilità della transizione e rassegnazione di genere come invece accade oggi in molti paesi, dove invece travestirsi e “fare drag” è unicamente considerato uno spettacolo.
Per questo, nel ripercorrere le figure più importanti del movimento drag, non si vuole mancare di rispetto a nessuno, ma neppure utilizzare terminologie scorrette e, appunto, anacronistiche rispetto ai tempi.
Leggi tutto su www.wired.it
di Daniele Biaggi www.wired.it 2023-06-27 04:30:00 ,