Sì, abbiamo di che preoccuparci per l’ambiente. La crisi climatica con i suoi effetti ci spinge verso uno stato di allarme permanente, ma quest’ultimo anno non ci ha regalato solo dati e notizie inquietanti. Così abbiamo scelto di ripercorrere i dodici mesi trascorsi guardando ad alcune tra soluzioni e buone pratiche avvenute, decise o messe in atto in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Per poter guardare al futuro con la speranza, l’ottimismo e la volontà di risolvere i problemi e le conseguenze che derivano dalle azioni dell’uomo e, a volte, dall’inazione.
Aiuti ai Paesi vulnerabili: la svolta di Cop27
Un fondo finanziario a sostegno dei Paesi vulnerabili ai cambiamenti climatici e una riduzione del 35% della deforestazione da parte di un gruppo di Paesi che comprende Giappone, Pakistan, Regno Unito e altri. Sono alcuni degli obiettivi stabiliti dalla Cop27, la Conferenza delle parti sul clima a Sharm el-Sheikh, in Egitto, cui hanno partecipato 197 Paesi. È considerato una svolta, dopo trent’anni di discussione, il via libera dato a un fondo per il Loss and damage, i soldi a cui attingere per rimediare ai danni e alle perdite causate dal clima nei Paesi in via di sviluppo e più vulnerabili agli eventi meteorologici estremi.
Delude invece gli ambientalisti il mancato segnale sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Perché, anche se nel documento finale di Cop27 vengono citate per la prima volta le fonti rinnovabili, sono però ancora affiancate alle “energie a basse emissioni”, lasciando così la porta socchiusa ad una sopravvivenza più a lungo termine dei combustibili fossili. Così come ne esce indebolto anche l’impegno a non sforare gli 1,5 gradi di innalzamento della temperatura rispetto all’era pre-industriale.
Il ritorno di Lula e l’Amazzonia
La rielezione del presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, che ha sconfitto Jair Bolsonaro al ballottaggio lo scorso 30 ottobre, segna un cambio di passo per la protezione della foresta amazzonica. Tra i leader più acclamati alla Cop27 in Egitto, Lula ha annunciato “Fermeremo la deforestazione dell’Amazzonia, che negli anni di Bolsonaro è cresciuta del 73%. E puniremo severamente tutte le attività illegali, da quelle agricole a quelle minerarie, che mettono a rischio la foresta pluviale”. Al fianco della presidente brasiliana Marina Silva, già ministra dell’Ambiente e da sempre impegnata per difendere i diritti delle popolazioni indigene della foresta pluviale. Le comunità rurali giocano un ruolo fondamentale per preservare il futuro delle terre sfruttate per decenni tra attività illegali, tra miniere e disboscamento. Il Brasile si è impegnato a raggiungere la deforestazione zero entro il 2030.
Proteggiamo la biodiversità
La Cop15 di Montreal, presieduta dalla Cina, si è conclusa con un accordo storico per proteggere il 30% della biodiversità del Pianeta entro il 2030 e per sostenere con 30 miliardi di dollari in aiuti annuali la conservazione nei Paesi in via di sviluppo. Nel dettaglio l’intesa tra i Paesi partecipanti prevede:
- La biodiversità da salvare
- Proteggere il 30% del Pianeta entro il 2030
- Aiuti internazionali per 30 miliardi di dollari
- Ripristino del 30% dei terreni degradati
- Riduzione dei pesticidi
- Revisione delle strategie nazionali
- Condivisione dei profitti su farmaci e cosmetici
La “scoperta” delle Comunità energetiche rinnovabili
L’anno della crisi energetica, aggravata dalla guerra tra Ucraina e Russia, è stato anche l’anno che ci ha aperto gli occhi sulle Comunità energetiche rinnovabili. Non perché non esistessero prima, anzi. Alcune in Italia sono il frutto di progetti avviati da anni, come Magliano Alpi, in Piemonte; altre sono invece il punto di approdo di battaglie più recenti e sono cresciute fino a raggiungere i 5mila utenti, come la comunità del Pilastro, a Bologna.
Quel che ha fatto la differenza negli scorsi mesi è l’attenzione che il mondo intero sta rivolgendo alla costituzione di gruppi di autoconsumo come risposta a una domanda crescente di elettricità e per l’abbandono dei combustibili fossili inquinanti. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia gli investimenti globali, il 2022 è stato l’anno d’oro per l’effcienza energetica: gli investimenti sono aumentati del 16% rispetto al 2021. Dagli Usa all’Europa (dove se ne contano 7mila), le CER ora vengono studiate, ampliate, concretizzate da cittadini e associazioni che chiedono ai governi di ridurre la burocrazia e avviare normativa e incentivi atti a sostenere lo sviluppo delle sostenibili. Il governo italiano ci lavora da mesi (prima con il ministro Roberto Cingolani, poi con il ministro Pichetto Fratin) ed è a un passo dal varare il decreto. I buoni esempi non mancano e le comunità stanno crescendo su tutto il territorio: noi siamo andati a visitarne alcune tra quelle (una trentina) mappate da Legambiente, per tracciare un percorso da Nord a Sud.
Auto senza benzina né diesel
L’obiettivo sembra lontano, ma si intravede il traguardo: dal 2035 in Europa non si potranno più vendere automobili con motore a benzina e diesel. Lo ha stabilito Bruxelles puntando a una riduzione del 100% delle emissioni di gas serra con il passaggio al motore elettrico. Di fatto è stato il primo accordo del pacchetto “Fit for 55”, che adegua tutta la legislazione comunitaria pertinente al nuovo obiettivo della riduzione delle emissioni nell’Ue del 55% entro il 2030.
Le università per il clima
Almeno tre università britanniche hanno chiuso le porte a Big Oil. Lo stop al recruiting delle compagnie petrolifere è scattato negli atenei di Bedfordshire, University of the Arts London e Wrexham Glyndwr University, come esito di una campagna condotta dagli studenti contro l’uso delle fonti energetiche fossili, reputate tra i principali responsabili del riscaldamento globale. L’attenzione all’ambiente ha spinto anche l’università di Barcellona a cambiare le regole: dal 2024 tutti gli studenti dell’ateno spagnolo dovranno seguire un corso obbligatorio sulla crisi climatica. La decisione dopo una settimana di occupazione da parte degli studenti e a fronte delle richieste degli attivisti di End Fossil Barcelona.
Vita da tartaruga
La tartaruga più vecchia del mondo ha compiuto 90 anni. Jonathan, la tartaruga gigante delle Seychelles si stima sia nata nel 1832 e continua a fare ciò che ha sempre fatto: mangiare, dormire e accoppiarsi. I suoi custodi raccontano che è diventato cieco, privo di olfatto, ma ha ancora l’udito e una discreta dose di energia. È sopravvissuto alla Guerra civile americana, alle regine Vittoria ed Elisabetta II, alla caduta del muro di Berlino e dell’Unione Sovietica, si è lasciato indietro due guerre mondiali. Un traguardo impossibile per un essere umano ma rassicurante, considerando che si tratta di una specie animale a rischio di estinzione per colpa dell’uomo.
Non è tutto. Un’altra buona notizia è arrivata dalle Galapagos. Grazie alle analisi del DNA, la “fantastica tartaruga gigante” trovata nel paradiso di Darwin nel 2019, dopo oltre un secolo che si credeva estinta, e battezzata Fernanda è un esemplare della specie scoperta da Rollo Beck nel 1906.
Packaging: anche McDonald’s ricicla
A novembre le immagini del packaging riciclabile di McDonald’s sono diventate virali sui social network, soprattutto in Francia, in nome del design retrò: bicchieri, porta-patatine e Happy Meal serviti in materiali riciclati in alcuni fast food europei come alternativa alla plastca usa-e-getta. Non sarà risolutivo per l’inquinamento globale, ma l’esperimento può essere considerato un passo importante verso una ristorazione più rispettosa dell’ambiente su vasta scala.
La battaglia contro la plastica
Mentre la Spagna si impegna a ridurre la diffusione delle bottiglie di plastica imponendo ai ristoranti l’obbligo di servire le caraffe di acqua, la Germania punta a una norma per tagliare drasticamente la produzione del materiale inquinante. Il governo tedesco ha approvato una proposta di legge che chiede ai produttori di articoli in plastica monouso di pagare un’imposta annuale per aiutare i comuni a sostenere i costi della raccolta dei rifiuti abbandonati in strada. Un metodo pensato sia per rendere i produttori direttamente responsabili del littering, sia per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’usa-e-getta. La direttiva europea (varata nel luglio 2021) che vieta l’uso di plastica non riciclabile per gli imballaggi è entrata in vigore proprio quest’anno, mentre la plastic tax è stata rimandata.
Va però annoverata tra le buone notizie anche la misura presa da Amazon, il gigante americano dell’ecommerce, quest’anno per ridurre l’uso della plastica nei propri imballaggi: ora al posto dei cuscini d’aria troviamo il cartone, che è riciclabile e inquina meno.
E in Italia a maggio è stata approvata la legge Salvamare, che permette ai pescatori che recuperano plastica in mare con le reti di scaricarla in porto, dove le autorità portuali devono riceverla in apposite isole ecologiche e avviarla al riciclo. Fino ad oggi, i pescatori erano costretti a ributtare in mare la plastica pescata, per non essere denunciati penalmente per trasporto illegale di rifiuti. La norma vale anche per i laghi e i fiumi.
Il Belgio tassa i voli a corto raggio
Il governo belga segue l’esempio della Francia per “frenare” le emissioni prodotte dall’aviazione civile. Mentre l’Eliseo ha deciso di vietare tutte le tratte che si possono coprire con un viaggio in treno non superiore alle 2 ore e mezza, in Belgio da aprile scatterà una tassa sugli aerei più vecchi e rumorosi, voli a corto raggio e jet privati. La tassa aumenterà per tutti i voli con destinazione minore di 500 km e diventerà di circa 10 euro a passeggero rispetto ai 2-3 euro per le tratte più lunghe. A fronte di un probabile aumento dei costi dei voli, i passeggeri saranno così costretti a scegliere alternative più green come i treni.
Il gol green del Galatasaray
Il Galatasaray entra nel guinness dei primati ma per meriti ecologici. La storica società turca ha conseguito a marzo il primato mondiale di maggior produzione di energia dai pannelli solari di uno stadio. Grazie a un accordo con la società energetica turca Enerjisa, sul tetto del Türk Telekom Stadium sono stati impiantati 10mila pannelli solari su una superficie di 40mila metri quadri, che nel mese di marzo hanno prodotto 4,2 megawatt sbalzando dal primo posto l’Estádio Nacional de Brasília Mané Garrincha. Il club, inoltre, acquista tutta l’energia prodotta dai pannelli da Enerjisa, ma poiché lo stadio utilizza il suo sistema di illuminazione solo per 150 ore durante 25 partite all’anno, ottiene più elettricità di quella di cui ha bisogno e il resto viene venduto al Comune, producendo ulteriori ricavi. Un gol non da poco.
Gli States a energia rinnovabile
Gl Stati Uniti sono sulla buona strada perché l’energia rinnovabile superi il carbone. Lo sostiene l’Energy Information Administration (EIA) prevedendo che entro la fine del 2022 più di un quinto di tutta l’elettricità in America arriverà da idroelettrico, eolico e solare, raggiungendo il 22%. E superando così il carbone (20%) e l’energia nucleare (19%). Si tratta di una crescita di 18 punti percentuali, 58 rispetto al 2019.
I satelliti europei per fiutare il metano
L’Onu ha annunciato un nuovo sistema satellitare per rilevare le emissioni di metano. Lanciato alla 27esima Conferenza delle Nazioni Unite sul climate change, si chiama Methane Alert and Response System (Mars), ed è una piattaforma informatica che fornisce dati destinati ai governi e alle imprese suggerendo i comportamenti più adeguati per la mitigazione delle emissioni.
Francia (e non solo): il pacco arriva in bici
Le Poste in Francia scelgono di pedalare. Mentre a Londra (pronta ad allargare la zona a basse emissioni per decongestionare la City dal traffico) Amazon porta avanti il suo esperimento pilota per consegnare i pacchi a domicilio con un parco di mille cargo-bike, in 22 città francesi è il servizio postale a farlo. Lettere e colli vengono così recapitati in bicicletta, puntando a tagliare del 30% le emissioni legate al traffico cittadino entro il 2025.
L’Ue contro le emissioni: “Chi inquina, paga”
Una storica intesa sulle emissioni di gas serra quella raggiunta dall’Unione europea a dicembre. Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sui connotati del nuovo mercato della CO2 dei 27 Stati: l’Emissions Trading System (Ets). Il sistema che dal 2005 dà un prezzo alle emissioni di CO2 traducendo in pratica il principio “chi inquina paga”. L’Ets, che nasce oggi per essere il principale strumento dell’azione climatica Ue dei decenni a venire, sarà più grande e non interesserà più solo industria ed energia. Per la prima volta al mondo un mercato della CO2 coprirà i trasporti via mare. Ma anche quelli via gomma e il riscaldamento e, in futuro, gli inceneritori.
Seconda novità senza precedenti è la creazione di un Fondo sociale per il clima con oltre 86 miliardi di euro, di cui l’Ue e gli Stati disporranno per tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell’energia. Risorse fresche per interventi strutturali, ma una parte potrà essere usata per erogare veri e propri aiuti diretti alle famiglie.
Il terzo inedito è la carbon tax alle frontiere, che applicherà il prezzo della CO2 dell’Ue ai prodotti importati di alcuni settori, per consentire alle imprese europee di competere il più possibile ad armi pari con quelle di Paesi dove le politiche del clima sono meno stringenti, evitando delocalizzazione e perdita di posti di lavoro. Il passaggio tra un sistema e l’altro sarà molto graduale, dal 2026 al 2034. Entro il 2030, la grande industria e il settore energetico dovranno diminuire le proprie emissioni del 62% rispetto a quando il sistema ha iniziato a funzionare, dal 2005. Da quell’anno a oggi il taglio è stato di quasi il 43%, ma la velocità della riduzione dovrà aumentare.
Il mega impianto che cattura CO2
La cattura di CO2 fa passi avanti. Si chiama “Progetto Bison” quello gestito dalla società statunitense CarbonCapture Inc, che promette il più grande impianto di cattura diretta di anidride carbonica dall’aria del mondo. Il nuovo impianto nel Wyoming, fa sapere l’azienda, a regime sarà in grado di rimuovere ogni anno cinque milioni di tonnellate di CO2 dall’atmosfera immagazzinandole nel sottosuolo. Una quantità pari alle emissioni di un milione di veicoli a gas guidati per un anno. La tecnologia DAC (Direct Air Capture) è ancora agli inizi e anche se considerata da alcuni esperti fondamentale per la riduzione dei gas serra dall’atmosfera, comporta ancora costi alti e risultati da verificare. Attualmente, in tutto il mondo siamo in grado di catturare 40 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, circa lo 0,1% delle emissioni globali del 2019.
Patagonia sceglie di aiutare il Pianeta
Il marchio di abbigliamento outdoor Patagonia cambia rotta: la famosa società statunitense valutata circa 3 miliardi di dollari viene ceduta a un fondo ad hoc e a un’organizzazione no-profit. Così Yvon Chouinard, 83enne alpinista che possiede l’azienda con la moglie e i suoi due figli, ha scelto di mettere a dsposizione del Pianeta i profitti: i circa 100 milioni di dollari all’anno verranno utilizzati per combattere il cambiamento climatico e proteggere i terreni non sviluppati in tutto il mondo.
Hawaii: chiusa la centrale a carbone
Nelle isole Hawaii è stata chiusa il 1° settembre l’unica centrale elettrica a carbone, la AES, attiva dal 1992 a Oahu, la terza isola più grande dello stato. Nel 2020 il governo ha varato una legge che vieta l’uso di carbone per produrre elettricità entro il 2022. Obiettivo: usare solo l’energia rinnovabile entro il 2045. Gli oltre 40 dipendenti della centrale sono stati formati e ricollocati nel mercato dell’energia pulita. Anche se le isole dipendono ancora dal petrolio, l’abbandono del carbone è un nuovo passo della transizione verso l’uso di fonti di energia sostenibili.
La fusione nucleare e le startup dell’energia atomica
Sullo scorcio del 2022 l’America annuncia la svolta: l’esperimento condotto nel Federal Lawrence Livermore National Laboratory, in California, per la fusione nucleare realizzata grazie al laser più grande al mondo ha prodotto intorno ai 3,15 megajoule di energia con i 2,05 megajoule forniti dai 192 fasci laser. Un risultato che segna il pogresso nel campo della fusione nucleare, anche se – avvisano gli esperti – bisognerà attendere una trentina di anni per avere energia su larga scala.
Nel frattempo crescono le aziende che investono nella ricerca per riprodurre l’energia del Sole. E in Italia si riapre il dibattito sul ritorno al nucleare, che per l’Associazione italiana nucleare è “l’unica via per la decarbonizzazione tramite un mix energetico con le rinnovabili che, da sole, non potrebbero garantire continuità rispetto alla richiesta di consumo.”
La resilienza della Grande barriera corallina
In Australia alcuni coralli hanno dato finalmente i primi segnali di ripresa degli ultimi 36 anni. La buona notizia arriva dall’Istituto di scienze marine che monitora lo stato di salute dell’ecosistema. La porzione settentrionale della Grande barriera corallina registra in media una copertura di coralli del 36% (nel 2017 raggiungeva soltanto il 13%) e la porzione centrale vanta una copertura del 33% (altro record rispetto al 14% del 2019). Attenzione, però: nella regione meridionale, invece, la copertura corallina media è scesa dal 38 al 34% e a lungo termine, avvisano i biologi, il riscaldamento globale rappresenta ancora la minaccia più seria per i coralli.
L’aumento delle temperature oceaniche, insieme all’acidificazione delle acque, è responsabile dello sbiancamento dei coralli. Non sempre lo sbiancamento conduce alla morte del corallo, ma può comunque avere delle ripercussioni molto gravi sulla sua capacità di crescere, riprodursi e difendersi dalle malattie.
La batteria che va a sabbia
I ricercatori finlandesi della società Polar Night Energy hanno sviluppato un sistema basato sulla sabbia da costruzione, capace di immagazzinare calore a circa 500°C e di mantenere la temperatura costante per molto tempo. La nuova batteria di sabbia è stata installata nella centrale elettrica di Vatajankoski che serve la rete di teleriscaldamento della città di Kankaanpää, nella Finlandia occidentale, a circa 300 chilometri da Helsinki. L’impianto all’avanguardia è riscaldato con fonti rinnovabili e può scaricare fino a 100kW di energia termica. Un’alternativa al litio per lo stoccaggio di energia e al gas russo.
Uk, re Carlo vieta il foie gras a corte. I dati su vendita e consumo
Il bisonte torna in Inghilterra
Dopo migliaia di anni i bisonti sono stati reintrodotti nel Regno Unito. Un nuovo esemplare nato nel West Blean and Thornden Woods, vicino a Canterbury ,fa segnare un successo al progetto di ripopolamento inziato con tre esemplari, nella speranza che – grazie anche alla loro riproduzione, – questa specie possa incoraggiare la biodiversità autoctona. I tre bisonti possono pascolare in un’area di campagna recintata nel Kent, nel sud del Paese, grande 200 ettari dove il Kent Wildlife Trust e Wildwood Trust vigila sulla loro salvaguardia.
Il bisonte non è l’unica specie a dare segnali positivi di resilienza. Secondo un report dell’European Wildlife Comeback anche orsi e lupi sono tra le 50 specie in crescita. Con loro anche tartarughe marine, lontre eurasiatiche, ghiottoni e persino megattere mostrano segnali di recupero rispetto al rischio di estinzione monitorato dallo Iucn.
La “palla di api” e altri animali: il bello della Natura
Una palla di api in lotta per una femmina, due balene che si accoppiano, l’orso dagli occhiali e la gorilla Ndakasi tra le braccia del ranger Bauma. Sono solo alcune delle foto premiate dal Wildlife Photographer Of The Year 2022, il più prestigioso concorso di fotografia naturalistica al mondo. A vincere la 58esima edizione è stata l’americana Karine Aigner per la sua foto intitolata “The big buzz”.
L’altra faccia della Natura, quella più ilare, è stata immortalata dai fotografi selezionati per i Comedy Wildlife Photography Awards 2022, il concorso che premia il lato più spiritoso della fotografia naturalistica. Tra i 40 scatti finalisti un “cavallo alato”, un procione che saluta, un salmone che sembra finire nell’orecchio di un grizzly e una volpe che fa l’occhiolino. Ad aggiudicarsi il premio quest’anno è stata Jennifer Hadley con la foto intitolata “Not so cat-like reflexes” che ritrae un cucciolo di leone di 3 mesi che ruzzola giù da un albero. E basta guardarla per sorridere.
La foresta sottomarina più grande del mondo
I ricercatori dei istituti di biologia marina e di scienze degli oceani dell’Università Western Australia hanno infatti scoperto che la prateria di Posidonia australis di Shark Bay, nell’Australia occidentale, si è sviluppata a partire da un’unica pianta ibrida e si è poi estesa per più di 180 chilometri, diventando un organismo incredibilmente resistente e antico, tanto che si stima abbia almeno 4.500 anni. “La sua resistenza e capacità di adattamento sono sorprendenti”, spiegano nella ricerca che illustra l’eccezionale scoperta dell’enorme prateria, che rappresenta l’habitat di specie protette e minacciate come il cavalluccio marino, i piccoli pinguini, le tartarughe verdi, i pesci ago.
Il grattacielo svedese fatto solo di legno che combatte il cambiamento climatico
Il grattacielo svedese in legno
Nella città svedese di Skelleftea è stato costruito un grattacielo di legno, alto 70 metri, che si presenta come una soluzione alternativa ed ecologica alle normali tipologie di costruzione. Il grattacielo, che ha preso il nome di Sara Kulturhus (Sara Cultural Centre), è una struttura green che punta alle “emissioni negative”, mentre il tradizione comparto dell’edilizia pesa sulle emissioni globali per il 39%. Il legno usato per l’edificio è stato raccolto nelle foreste intorno alla città e nuovi alberi sono stati piantati.
Il compost dall’espresso
L’azienda svizzera Migros ha messo in commercio delle sfere completamente naturali e compostabili che contengono il caffè. Lo strato protettivo naturale, inodore e insapore, è a base di alghe e protegge il caffè dal contatto con l’aria, quindi dall’ossidazione: in questo modo l’aroma non si degrada nel tempo. Le palline di caffè esauste sono compostabili in giardino: in poche settimane si decompongono e diventano humus. Un piccolo passo avanti per l’industria alimentare che produce 120mila tonnellate di rifiuti legati al caffè.
Green&Blue per l’ambiente
Qualcosa per il Pianeta sentiamo di averlo fatto anche noi, anche se in piccolo. Ad agosto abbiamo rilanciato un appello sottoscritto da scienziati e studiosi per chiedere al governo di considerare la lotta alla crisi climatica una priorità. La lettera ha trovato il sostegno di oltre 200mila persone, che hanno partecipato alla petizione per ribadire l’urgenza. A fine settembre Green&Blue ha consegnato queste firme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e riteniamo che l’impegno preso dal Quirinale sia un modo per difendere questo patrimonio di idee e di lavoro che ci fa ben sperare.
Ciascuno di noi può fare la differenza. La conferma per noi è arrivata anche con il riconoscimento dei Best Event Award (BEA), la più importante rassegna in Italia e nel mondo dedicata alla community di eventi e live communication, che ha premiato il Festival di Green&Blue, svoltosi il 5 e 6 giugno a Milano, nella categoria “Miglior Evento Green/Sostenibile” (BEA Italia), e il secondo posto alla manifestazione internazionale BEA World nella medesima categoria. Un percorso che intendiamo proseguire.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-31 06:00:50 ,
www.repubblica.it
[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-31 06:00:50 ,
Il post dal titolo: 2022, le buone notizie per l’ambiente scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-31 06:00:50 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue