di Vincenzo Tiani
Il 26 gennaio la Commissione europea ha presentato la sua proposta per una Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per la prossima decade. Questa volta si tratta di qualcosa di meno vincolante dal punto di vista giuridico ma di più ampio respiro e significato: una “dichiarazione solenne congiunta” delle tre istituzioni europee, che raccoglie i principi ispiratori cui istituzioni, Stati membri e imprese europee devono guardare nel settore digitale da qui in avanti.
La proposta nasce dalla presa di coscienza, accelerata anche dalla pandemia, che il digitale è parte centrale del nostro quotidiano ma che a fronte dei benefici che porta non può giustificare il rischio di lasciare qualcuno indietro. I principi esposti sono anche frutto del confronto con i cittadini e le imprese, avviato mediante una consultazione pubblica nel 2021, consultazione che ha visto un largo supporto per la Dichiarazione, spingendo la Commissione ad adottare più principi oltre a quelli proposti.
La Dichiarazione “non solo richiama i diritti più rilevanti nel contesto della trasformazione digitale, ma dovrebbe anche servire come punto di riferimento per le imprese e altri attori rilevanti quando sviluppano e impiegano nuove tecnologie”. Inoltre sarà uno strumento e una guida da usare anche nelle relazioni con i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali nelle discussioni sulla trasformazione digitale. Come ricordato da Politico, questa non è però l’unica iniziativa per cercare uno standard globale da cui partire, visto che gli Stati Uniti lanceranno il prossimo mese la loro iniziativa di alleanza per il futuro di internet.
I principi
La Dichiarazione enuncia sei macro principi, a volte declinati in sotto principi:
- Il primo prevede di mettere al centro della trasformazione digitale le persone. L’Unione deve lavorare per far sì che il progresso tecnologico avvantaggi tutti e i diritti siano rispettati tanto offline che online.
- Il secondo mette al centro l’importanza della solidarietà e dell’inclusione. È importante infatti che l’evoluzione tecnologica non lasci indietro le persone con disabilità, gli anziani e le persone più vulnerabili e indifese. Anche se non si parla espressamente di web tax, si dice che le imprese che beneficiano della trasformazione digitale dovranno restituire quel benessere con contributi adeguati a coprire i costi della cosa pubblica.
Per quanto riguarda l’accesso a internet, questo dovrà essere garantito a tutti, come fu auspicato dal presidente Sassoli nel 2018, e con esso anche il diritto alla net neutrality, ovvero ad una rete neutrale che non si trasformi in una autostrada a due corsie, una veloce per le grandi aziende e una lenta per tutti gli altri.
Tutti dovrebbero avere accesso alle risorse per una formazione base e avanzata nel settore digitale, anche in ottica di formazione continua e riqualificazione per chi è già nel mercato del lavoro e rischia di subire il cambiamento tecnologico invece di dominarlo.
Infine dovrebbe essere garantito il diritto alla disconnessione e gli Stati dovrebbero poter offrire i servizi pubblici principali anche online, mediante l’uso dell’identità elettronica certificata. - Il terzo principio, la libertà di scelta, pone l’accento sulla trasparenza degli algoritmi, sull’uso di dataset completi per l’addestramento dell’intelligenza artificiale, per limitare i bias, e sul rispetto dei diritti fondamentali delle persone, garantiti anche dalle piattaforme stesse.
- Il quarto punto mette al centro la partecipazione nello spazio pubblico digitale, intesa come tutela della libertà d’espressione online combattendo la disinformazione, rimozione dei contenuti illegali e trasparenza sulla proprietà dei media.
- Il quinto tocca la sicurezza online, sottolineando l’importanza di sistemi che garantiscano la privacy e la cybersicurezza e siano adeguati anche a un pubblico più giovane che possa godere dei vantaggi del digitale senza correre rischi durante la navigazione.
- Da ultimo, si promuove l’economia circolare dei prodotti digitali e si spinge per un uso della tecnologia che riduca al massimo gli sprechi e l’impatto ambientale.
I prossimi passi
Il testo, che troverà la sua forma definitiva con l’accordo congiunto di Commissione, Parlamento e Consiglio, non è, nei piani della Commissione, destinato a restare immutevole. Al contrario, complice il confronto con Stati, imprese e società civile e l’evoluzione tecnologica, potrebbe vedere nuovi principi aggiungersi nel tempo. La Commissione, infatti, prevede di indire annualmente un Eurobarometro con cui raccogliere le impressioni dei cittadini sul rispetto effettivo, da parte degli Stati Membri, dei principi proposti.
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www.wired.it
2022-01-29 06:00:00