È partito dalla base di Cape Canaveral, in Florida, alle 0:11 ora italiana del 1 febbraio uno dei pezzi più pregiati dell’ingegneria spaziale italiana: il nuovo satellite Cosmo-SkyMed di seconda generazione. Un Falcon 9, razzo in parte riutilizzabile di SpaceX, ha portato in orbita il satellite, oltre 2200 chili di massa, che, per qualche tempo, si affiancherà agli altri 5 già operativi, che costituiscono una costellazione per l’osservazione della Terra con tecnologie radar, unica nel suo genere e, val la pena di dirlo, molto apprezzata anche a livello internazionale.
È finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, Asi, su fondi del Ministero dell’Università e Ricerca e del Ministero della Difesa, dato che è un satellite a uso duale, per usi civili e militari. Una modalità, questa, insolita specie per noi, ma che si è rivelata vincente per realizzare e gestire questa complessa operazione in cui l’industria italiana del settore ha dato veramente il meglio di sé, con le due joint venture di Leonardo, Thales Alenia Space e Telespazio, ma anche con il concorso di tante pmi che potenziano il settore spaziale nazionale.
Una partenza perfetta ma sofferta, al quinto tentativo: per tre giorni Il servizio metereologico avverso ha impedito la partenza e la quarta volta, quando tutto sembrava procedere al meglio, a soli 33 secondi dalla partenza è stato bloccato il conto alla rovescia. Incredibile a dirsi, ma una nave passeggeri per crociera è stata segnalata, all’ultimo momento, mentre viaggiava tranquillamente al largo della costa della Florida nella zona rossa, quella in cui, per prudenza, non deve esserci nulla e nessuno durante il lancio. Finalmente al quinto giorno, e quinto tentativo, tutto è andato al meglio e ora il complesso satellite può iniziare a lavorare.
Thales Alenia Space, joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%, ha in carico il programma COSMO-SkyMed di Seconda Generazione: progettazione e sviluppo dei satelliti e progettazione, integrazione e messa in servizio del sistema end-to-end, punto, quest’ultimo, che cura con Telespazio, a suo volta joint venture fra Leonardo 67% e Thales 33%, per quanto riguarda il fondamentale segmento di terra. Sarà dal Fucino, base storica di Telespazio, che verranno gestite le prime fasi del lancio fino alla messa in orbita.
A questo punto abbiamo attorno alla Terra 6 di questi satelliti, 4 di vecchia generazione, lanciati tra il 2007 e il 2010, e due, con questo, di nuova e più performante generazione: nel prossimo futuro i “vecchi” verranno deorbitati man mano che gli altri due di nuova generazione verranno inseriti in orbita. Una staffetta spaziale che ci permette di avere sempre il meglio a disposizione.