di Nicholas David Altea
Per il progetto musicale The Smile era iniziato tutto con un primo live per sostenere il festival di Glastonbury fermo per pandemia: Thom Yorke e il sodale Jonny Greenwood che ai più fanno pensare subito ai Radiohead, hanno tirato in mezzo Tom Skinner, batterista dei Sons of Kemet, una della band inglesi più interessanti sul fronte britannico del jazz contaminato dall’afrobeat e non solo. Il semplice desiderio di scrivere durante le chiusure li ha portati a nuova musica. Cosa poteva venirne fuori? Qualcosa ce lo hanno fatto percepire: qualche live in sala prove trasmesso su Instagram e due singoli lanciati: You Will Never Work in Television Again e The Smoke.
Al trio non bastava, però, e appena c’è stata l’occasione hanno suonato nel loro primo vero concerto, anzi tre concerti al Magazine di Londra trasmessi in diretta streaming con orari diversi per soddisfare tutti i fan tra il 29 e il 30 gennaio. Un’esperienza necessaria per capire effettivamente di cosa è composta la grana sonora del progetto. Il live stream – che qualche problema di sincronizzazione l’ha avuto – ovviamente non può nemmeno lontanamente riportare a quello che è un evento dal vivo ma ci ha permesso di delinearne le coordinate geografico-sonore dei tre su quel palco, racchiusi in una gabbia, o meglio, in una voliera circolare fatta di neon. Intanto, già solo sentire il brusio delle persone in sala è una piacevole emozione, che cresce quando la voce di Cillian Murphy, protagonista di Peaky Blinders, recita la poesia di William Blake, The Smile, e i tre entrano andando al loro posto. Il set inizia col singolo Panavision dove la voce di Thom, mentre suona il piano, ci riporta a dei Radiohead essenziali, a un momento di Yorke attorno al periodo attorno a Hail To the Thief ma più umani e caldi, in parte molto affine alle produzioni soliste di Yorke per il disco The Eraser 2006) ma con l’esclusione della parte sintetica di quel suono. Subentra anche la passione per i suoni più vicini all’afrobeat e al funk africano dello stesso Greenwood dove gli intrecci di chitarra diventano sincopati e psicotici e in The Smoke trovano spazi adatti per il loro sviluppo.
Waving a White Flag è sofferente e circolare, We Don’t Know What Tomorrow Brings ha il tiro ritmato con Greenwood al basso che corre veloce. The Opposite si gira su se stessa, mentre l’ottima Thin Thing è realmente il brano che cambia ritmo al concerto. E alle pelli l’apporto di Tom Skinner è perfetto nell’amalgama del suono, nell’imprevedibilità ritmica e nel legare i due Radiohead. C’è spazio anche per una cover dei Radiohead, Skirting on the Surface, singolo mai pubblicato ma scritto da Thom Yorke in origine per il progetto Atoms For Peace e cantato per la prima volta nel corso di un concerto a Dallas all’American Airlines Center nel 2012.
È presente nella composizioni più forma canzone e meno sperimentazioni elettroniche: si va più all’essenzialità che è il mood principale che si era presagito ad esempio dal singolo – decisamente post punk – You Will Never Work in Television Again. Forse questi sono brani che i Radiohead di oggi non comporrebbero, o chissà, potrebbe essere buona linfa a sua volta per il gruppo fermo all’ultimo disco A Moon Shaped Pool del 2016. Per il disco non dovrebbe mancare molto, ma intanto dopo lo streaming sono uscite le date del tour europeo che toccherà anche l’Italia: 14 luglio al Fabrique di Milano, 15 luglio a Ferrara Sotto Le Stelle, 17 luglio a allo sferisterio di Macerata, il 18 luglio al Roma Summer Fest alla Cavea Auditorium Parco Della Musica e il 20 luglio al Teatro Antico di Taormina. Il sorriso adesso lo facciamo noi nell’attesa di concerti, quelli veri e dal vivo.
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www.wired.it
2022-02-01 15:30:00