Mezzogiorno, 3 febbraio 2022 – 09:21
di Marco Demarco
Ma quale centro! E se in pentola, a bollire, ci fosse altro? Forse questo ci che, ognuno a proprio modo, stanno cercando di dirci Mara Carfagna e Luigi Di Maio, due politici con radici in Campania, che con loro improvviso attivismo nazionale stanno indirettamente evidenziando – tra l’altro – ci che questo giornale ha pi volte segnalato, ovvero che mentre altrove tutto si agita, qui tutto ristagna all’ombra dell’onnipotente De Luca e del recalcitrante Manfredi. Occhio a Carfagna e Di Maio, dunque. Entrambi ministri di Draghi. Entrambi attratti da lui pi che dai rispettivi apparati di partito. Ed entrambi mai sedotti, come si visto anche durante le votazioni presidenziali, da un astro rinascente come Casini. Vuol dire che sono destinati a convergere in un unico polo non centrista, ma di governo: un polo draghiano, appunto, in cui poter stare senza complessi di inferiorit tanto nei confronti del Pd quanto degli ex democristiani che ne sono rimasti fuori? C’ chi non lo esclude. Ad esempio, Stefano Caldoro che, ospite di Canale 9, addirittura ipotizza un nuovo bipolarismo, con i populisti tutti da una parte (Meloni, i Cinquestelle alla Di Battista, i leghisti vecchia maniera) e i governisti tutti dall’altra, ma senza pi primi della classe. Non un caso che Caldoro, un tempo distante da Carfagna, ne apprezzi ora l’intervista concessa al Corriere della Sera. Le ragioni? Mai un accenno al tema del centro che tanto appassiona Quagliariello, Brugnaro, Toti, Cesa, Lupi, Mastella e Renzi. Mai una concessione a una possibile leadership di Casini. E mai nulla pi di una ragionevolissima valutazione della reale e limitata capacit attrattiva di Forza Italia.
In compenso, nelle risposte di Carfagna c’ invece una totale identificazione con l’azione del governo. Alle elezioni – dice la ministra – cosa diremo al paese: votateci il nome dei risultati ottenuti al governo? O votateci perch ora di cambiare musica? Votateci perch abbiamo fronteggiato l’epidemia e aumentato il Pil del 6,5% o votateci per abolire la dittatura sanitaria e tecnocratica?. Il recinto questo. Punto. O si dentro o si fuori. Meloni si gi autoesclusa, Salvini decida, e cos gli altri, perch, ribadisce Carfagna, se si sta insieme non si possono avere tre linee diverse, e nemmeno due. Un ragionamento destinato a scompaginare le attuali coalizioni, e che sul piano locale, secondo Caldoro, porta ad esempio a tenere ai margini De Luca e a includere invece Manfredi, candidato del centrosinistra. Il che, tra parentesi, pone subito una questione collaterale: come la prender Catello Maresca, portato in Consiglio comunale di Napoli dal fu centrodestra?
Ma torniamo allo scenario nazionale. Grandi manovre, come si sa, sono in corso anche dalle parti dei Cinquestelle. cos da tempo. Ne parla anche Vincenzo Spadafora, ex ministro di Conte ma molto vicino a Di Maio, nel suo ultimo libro, Senza riserva , la cui tesi ci hanno votato perch eravamo contro tutto e tutti e ora non sanno pi chi siamo. Da qui l’ipotesi di un soggetto politico nuovo impegnato pi sulle riforme che sulla comunicazione, pi sul reale che sull’immaginario, pi sulla professionalit politica che sull’uno vale uno, pi sulle alleanze che sul mai con gli altri. Ora, per, dopo la riconferma di Mattarella, dopo la sconfitta dei king-maker rivelatisi in realt king-killer, tutto sembra prendere una piega non solo pi accentuata, ma anche pi irregolare. E ci che lo testimonia in modo lampante la fotografia apparsa ieri su tutti i giornali, quella di Di Maio seduto al ristorante in compagnia di Elisabetta Belloni. Perch la responsabile dei servizi segreti, gi indicata da Conte e Salvini come futuro capo dello Stato, e poi archiviata tra i morti illustri, ha avvertito il bisogno di farsi ritrarre in amichevole conversazione con il ministro? E perch la stessa Belloni, nota per la sua discrezione, ha trovato del tutto naturale, se non necessario, accennare pubblicamente alla lealt di quest’ultimo? Inoltre, se tale Di Maio, chi sono invece gli sleali? Il quadro, si ammetter, non dei pi tranquillizzanti, tanto pi se si aggiungono il t weetbombing di cui stato bersaglio l’ex capo politico dei Cinquestelle e il successivo ridimensionamento dell’accaduto da parte di agenzie di intelligence . Chi sta avvertendo chi? dunque cos allarmante lo smarcamento avviato da Di Maio rispetto alle posizioni degli esordi? Chi teme la nascita di un soggetto politico nuovo da aggiungere, presumibilmente, a quelli gi dentro il recinto di Draghi? Troppe domande, certo. Ma inevitabile porle quando sono troppi anche gli equilibri che cominciano a saltare.
3 febbraio 2022 | 09:21
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