di Alberto Grandi
Se siete appassionati di romanzi e di horror, qui troverete pane per i vostri denti. Ne abbiamo scelti dieci e non è stato facile. Si va dai titoli classici a quelli più recenti, dalle possessioni demoniache ai vampiri. Quello che accomuna queste storie è che sicuramente non le dimenticherete. Ecco quindi i romanzi horror che non possono mancare in una libreria
It, Stephen King
Il romanzo più famoso di Stephen King che riassume meglio i suoi temi: bene, male, amicizia e perdita dell’innocenza, il tutto concentrato a Derry, cittadina della provincia americana. Di It si è scritto molto e si sono viste due trasposizioni cinematografiche (che non rendono merito al romanzo). Cos’altro dire su quest’opera di oltre mille pagine che ha attirato un pubblico non necessariamente fatto di lettori appassionati? Che vale la pena leggerla solo per capire il perché di un simile successo. Nel farlo, scoprirete il talento di un autore che è stato a lungo sottovalutato. Unica pecca di questo romanzone enciclopedico: la lungaggine. Il re dell’horror – ammettiamolo – lo è anche del “brodo allungato” e certe pagine avrebbero potuto essere condensate più efficacemente. Ma forse anche in ciò sta la magia: perdersi nei suoi passaggi più futili, certi che, prima o poi, il brodo diventerà brivido.
La metamorfosi, Franz Kafka
Credo – e non solo io – che Kafka sia uno degli autori più importanti nel Novecento, ma credo anche che nel leggerlo si compia facilmente un errore fondamentale: insistere sulla valenza allegorica delle sue storie mettendo in secondo piano le trame grottesche e le atmosfere da incubo. Dietro il racconto lungo di Gregor Samsa, commesso viaggiatore che una mattina si sveglia trasformato in un orrido e gigantesco insetto, possiamo pure leggere la metafora della solitudine dell’uomo moderno, ma possiamo anche leggere la vicenda surreale di un tizio qualunque che, mutato in un enorme scarafaggio, si nasconde sotto il divano e si ciba degli avanzi in decomposizione che gli lascia la sorella. Insomma, possiamo abbandonare i voli interpretativi dell’intelletto per lasciarci catturare dalla spirale di una vicenda orribile, incredibile, grottesca.
Racconto d’autunno, Tommaso Landolfi
Landolfi e Buzzati: due grandi firme del fantastico italiano, che cos’ha il primo in più rispetto al secondo? Lo stile. La lingua di Landolfi è ottocentesca, ci riporta indietro nel tempo, a registri comunicativi propri del primo horror, registri che ben si abbinano a questa storia goticheggiante alla Poe in cui abbiamo un uomo che, in tempo i guerra, fugge tra i boschi dell’Appennino fino a imbattersi in una dimora misteriosa dove è appeso il ritratto di una donna affascinante, si aggirano dei cani spaventosi e un vecchio servitore. C’è poi un passaggio segreto e un rituale da compiere. L’autore gioca con i cliché del genere ma in un modo tutto suo. Forse Racconto d’autunno non mette i brividi, ma inquieta e affascina con la sua prosa classicheggiante.
L’incubo di Hill House, Shirley Jackson
“Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà”. Ecco un incipit che dice molto dell’opera che ci apprestiamo a leggere: una storia inquietante, fatta più di ombre che di mostri ed evocazione più che splatter. In breve: Eleanor è una donna fragile di nervi e infelice. Viene chiamata dal professor Montague, cacciatore di fantasmi, per un soggiorno sperimentale a Hill House, dimora forse infestata. Eleanor si ritrova così, insieme ad altre persone, ad aggirarsi per una dimora che sembra costruirsi da sé, scricchiolando, attraversata da spifferi improvvisi,le cui stanze hanno linee e prospettive che sfuggono la logica e suggeriscono una forza oscura e pensante dietro di esse. Il romanzo – che poco ha in comune con la serie tv di Netflix – si basa sul non detto, su un senso di irrealtà che contagia la protagonista (e il lettore) e diventa anticamera della follia.
L’esorcista, William Peter Blatty
Tredici milioni di copie vendute spinsero al Warrner a girare un film divenuto caposaldo del cinema horror. Ma il romanzo non è da meno. L’autore, William Peter Blatty, si ispirò a un fatto di cronaca che coinvolse un ragazzo del Maryland nel 1949. Romanzata, la vicenda narra di Regan McNail, dodicenne, figlia di un’attrice, che comincia ad avere atteggiamenti aggressivi. La madre, atea, solo dopo aver tentato la strada della psichiatria si rivolge a un prete, Damien Karras, la cui fede è in crisi. Il romanzo ha una prosa che avvince e scandaglia bene la psicologia dei personaggi, specie quella di padre Karras, ma il vero protagonista è il male. Un male, è proprio il caso di dire demoniaco, perché sfugge la logica, la scienza e il buon senso e spinge il lettore a interrogarsi circa la sua origine, il suo senso nel mondo. Forse più che un horror – l’autore non accettò mai tale definizione – L’esorcista è un thriller religioso. Certo, nel leggerlo, l’ansia di venire posseduti anche noi, da un momento all’altro, è inevitabile.
Le montagne della follia,H. P. Lovecraft
A leggere oggi questo romanzo, scritto nel 1931, non si può non pensare a La cosa, film di John Carpenter, ispirato al racconto La cosa di un altro mondo, di John W. Campbell, e anche ad Alien e a tutte quelle storie di esplorazione dell’ignoto. Siamo al Polo Sud. Una spedizione di esploratori scopre una caverna dove sono congelati orribili mostri, apparentemente anfibi che, in un primo momento, si pensa abbiamo abitato la Terra milioni di anni fa. Di ritorno al campo base, gli esploratori trovano il resto della squadra e i cani orribilmente dissezionati. E… beh, non è il caso che aggiunga altro, dato che questo romanzo conta poco più di 120 pagine e ha una trama densa di avvenimenti sconvolgenti. L’opera condensa i temi dell’autore: l’orrore cosmico, la infinita piccolezza dell’uomo, dinanzi a creature e fenomeni giganteschi che, su una scala di grandezza lo fanno sentire un microbo, mostri, creature di un altro mondo eccetera.
Drive-in, Joe R. Lansdale
Molti conoscono Lansdale per il ciclo di thriller sul duo Hap e Leonard o per romanzi che parlano del Texas visto dagli occhi dei bambini e degli adolescenti come La sottile linea scura o In fondo alla palude, ma non c’è dubbio che questo grande autore abbia conosciuto il successo grazie alla trilogia del Drive-in. Avvertenza: la parola “capolavoro” vale solo per il libro primo e il secondo ovvero Il drive-in e Il giorno dei dinosauri pubblicati nel 1988 e nel 1989. Il terzo libro, del 2008 non si avvicina lontanamente alla ferocia dei precedenti. La storia è quella di un gruppo di amici che si reca all’Orbit, gigantesco drive-in in cui verranno proiettati film horror per tutta la notte. Durante il primo film – Ho fatto a pezzi la mamma – una cometa passa sopra il drive-in isolandolo dal resto del mondo e immergendolo in una strana oscurità. Da qui in poi, i fatti prendono una piega grottesca dove a umani mutati si mescolano dinosauri e così via. Allucinato, fuori controllo, portato avanti da una prosa densa di humor nero, questo romanzo si gode pienamente solo se si accetta di abbandonarsi all’assurdo.
Lasciami entrare, John Ajvide Lindqvist
A Blackeberg, periferia ovest di Stoccolma, viene ritrovato un cadavere dissanguato, appartiene a un ragazzo. Nel frattempo Oskar conosce Eli, una coetanea che si è appena trasferita nella zona. Ha il viso smunto, i capelli scuri e gli occhi grandi, ma emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e se ne va in giro per il quartiere di notte. Se amate i vampiri ma pensate sia già stato detto tutto di loro, leggete questo horror: ambientazioni nordiche, periferie urbane anonime, i protagonisti sono due bambini che si trovano nello squallore e nella solitudine. Ne esce una storia a metà tra la tenerezza dell’amicizia e l’orrore che sempre accompagna le vicende dei vampiri.
Io sono leggenda, Richard Matheson
A metà tra fantascienza e horror, questo romanzo parla di un uomo sempre più solo. Robert Neville teme di essere l’ultimo essere umano sano in una Los Angeles invasa dai suoi simili che un batterio ha mutato in vampiri e decessi viventi. Robert passa le giornate a difendersi dagli attacchi dei vampiri e a trovare una soluzione al flagello che ha colpito l’umanità. La storia parte dall’intenzione dell’autore di rovesciare le premesse di un classico horror: Dracula. Non si parla di un vampiro che si dibatte in un mondo di esseri umani, ma di un essere umano che si dibatte in un mondo di vampiri. Ne esce fuori una storia originale che ancora oggi affascina. Un romanzo che è anche una riflessione sull’istinto di sopravvivenza e il rapporto tra preda e predatore.
Frankenstein o il moderno Prometeo, Mary Shelley
Uno dei primi horror che contiene già le tematiche che avrebbero fatto e continuano a fare la fortuna del genere – lo sviluppo tecnologico senza controllo, la scienza che sconfina laddove non dovrebbe, il mostro – il romanzo di Mary Shelley parla di noi, delle nostre paure, del nostro desiderio di prendere il posto di Dio. A suo tempo venne letto anche in chiave politica: il fatto che la creatura non avesse nome, lo rendeva emblema della schiavitù dell’uomo moderno nel proletariato industriale. Può darsi che il lettore di oggi, avvicinandosi a questo classico, si stanchi un po’ delle lunghissime descrizioni paesaggistiche, ma anche quelle hanno un loro scopo: servono a riportare l’uomo alla sua giusta dimensione, dinanzi all’operato dell’unica vera divinità creatrice.
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2022-02-04 13:00:00