di Angela Watercutter
Si dice che la vita di un meme sia finita non appena le celebrità iniziano a sfruttarlo per sembrare al passo con le tendenze. È sicuramente un’esagerazione, e nessuno sa a chi sia attribuita la frase (a internet, in generale, probabilmente). Ma una regola non scritta vuole che quando una cosa fa il salto dalla cultura di internet a quella delle celebrità, quella cosa inizi la sua parabola discendente. Come ha sottolineato di recente Vulture, “i meccanismi tradizionali della celebrità stanno abbandonando le star”, che in tutta risposta si stanno buttando sulle tendenze virali per aumentare la loro influenza. Il che non sarebbe un problema, non fosse che a volte può dare la stessa sensazione di quando si guarda una persona annaspare in pubblico mentre cerca di cantare la vostra canzone preferita al karaoke, quella che a voi riesce sempre perfettamente.
In questo caso, parliamo di “That’s Not My Name“, il meme che negli ultimi tempi spopola su TikTok. La premessa è semplice: con in sottofondo il pezzo del 2008 dei Ting Ting, That’s Not My Name appunto (“non mi chiamo così”, letteralmente), gli utenti pubblicano immagini di se stessi (o altri) nei panni degli alter ego che gli hanno fatto incassare i loro soprannomi (lo confesso: ho scoperto il meme guardando video di persone che postavano su TikTok immagini dei loro gatti impegnati nelle attività senza senso che avevano portato i padroni ad affibbiargli i loro nomignoli. Il fatto che questi video abbiano dominato la mia pagina personale di TikTok per una settimana probabilmente dice più su di me che sul meme stesso). Quando però a interpretarlo sono state Drew Barrymore e Christina Aguilera, il meme è diventato un modo per sciorinare i ruoli ricoperti in carriera o la discografia musicale delle interessate. Divertente, ma forse un po’ distante dal proposito con cui era nata la tendenza (anche fa sempre sorridere ricordare Barrymore in Fenomeni paranormali incontrollabili).
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I personaggi famosi che si buttano sulle tendenze dei social media non sono una novità, né rappresentano una notizia. Succede da quella che sembra l’alba dei tempi, anche se probabilmente si trattava del 2012. A volte gli esiti sono geniali, a volte pessimi, ma quasi sempre non centrano il punto. Aggirano il ciclo della viralità. I migliori meme che coinvolgono le star sono quelli in cui non c’è il loro zampino. Per esempio, quando qualcuno posta una gif di reazione tratta da La rivincita delle bionde, e non quando Reese Witherspoon vi ricorda su TikTok che interpretava Elle Woods. Quando sono le celebrità a realizzare meme, è come se la simulazione avesse improvvisamente preso coscienza. È divertente, ma l’effetto non è dissimile dal guardare Encanto e chiedersi se tutti quei balletti sono stati inseriti nel film solo perché Disney sperava che diventassero virali.
Questo significa che il meme di That’s Not My Name sia spacciato? Difficile dirlo. È probabile che le persone si dedicheranno ad altri interessi e ad altre tendenze, perché c’è sempre qualcosa di nuovo che diventa virale. Questo però non vuol dire che non ci si possa riappropriare del meme. Una volta che le celebrità avranno incassato le loro milioni di visualizzazioni, il meme potrebbe tornare ai genitori orgogliosi e ai proprietari di gatti che lo avevano reso popolare. E, onestamente, sarebbe giusto così. Internet spesso abbandona troppo in fretta le cose che si sono spinte troppo in là, ma a volte un meme, anche se non fosse il caso di That’s Not My Name, meriterebbe di essere preservato anche dopo essere stato corrotto delle celebrità. Non farlo darebbe troppo potere a chi ne ha già abbastanza.
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www.wired.it
2022-02-07 16:27:47